mercoledì 24 dicembre 2014

E' Natale

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.


E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.


E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.


E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.


E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.


E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.


Madre Teresa di Calcutta

venerdì 26 settembre 2014

IPOD Playlist

conosco le certezze dello specchio
e il fatto che da quelle non si scappa
e ogni giorno mi è più chiaro
che quelle rughe sono solo
i tentativi che non ho mai fatto
siamo chi siamo
siamo arrivati qui come eravamo
si sente una canzone da lontano
potresti fare solo un po’ più piano?

Siamo chi siamo - Luciano Ligabue 

venerdì 12 settembre 2014

Leggendo ...

Ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, quasi non fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, e solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato, capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende meglio conto di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c'è più.
 
Tiziano Terzani

mercoledì 27 agosto 2014

Voi siete li !

"Per favore, non vi muovete.... Siete perfette !"

"Un attimo ... mi allontano un po' che vi inquadro entrambe..."

" Ci sono quasi, metto a fuoco e poi scatto"

"Guardate da questa parte ... prego"

"Fatto !"

"Grazie"

Terra e Luna viste da sei milioni di miglia
 dalla sonda Juno in viaggio verso Giove


"

giovedì 21 agosto 2014

mercoledì 13 agosto 2014

IPOD Playlist

Volevo tenere per te,
la luna del pomeriggio.
Volevo tenerla per te,
perchè sola com'è solo il coraggio.
Volevo tenere per te,
la luce di quando fa giorno
e volevo che fosse per te
anche l'attesa che diventa ritorno...
E volevo tenere per te
la piu' vera di tutte le rose,
volevo tenerla per te,
come tutte le cose...
come tutte le cose.



Volevo per te - Giamaria Testa

sabato 9 agosto 2014

IPOD Playlist

Considerando che l'amore non ha prezzo...
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.

Tutto l'amore che ho - Jovanotti

mercoledì 4 giugno 2014

Il Piccolo Principe e la volpe

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... "
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... "
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... "
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?"
"È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami...
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... "
"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... "
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?" "Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... "
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... "
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... "
"È vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"È certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", ...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... "
"Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

Da "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint Exupery

domenica 9 marzo 2014

Leggendo ....

"Prima o poi arriva un tempo 
che parlare e stare muti è la stessa cosa.
E allora è meglio stare zitti"

Da ....  "Nuovo Cinema Paradiso"

martedì 25 febbraio 2014

Note


La scrivania appoggiata all'angolo, dove si trova il grande radiatore della stanza, appare sempre più ingombra. Vi trovano posto, ammassati uno sull'altro o appoggiati negli spazi sempre più esigui, fogli con annotazioni e schemi, corrispondenza in attesa di essere catalogata, libri letti e da leggere. Alcuni di questi sono talmente grossi che a vederli incutono un timore del tutto simile a quello che mi prendeva quando mi trovavo alla partenza della maratone. So che sono da leggere in vista dei prossimi esami, non sarà una passeggiata studiarci su , ma li guardo convinto che appena aperti mi prenderanno e appassioneranno come quelli in corso d'opera, che stanno sopra il comodino in camera.

Quest'ultimi, quasi tutti si accompagnano con una matita che funge da segnalibro. Strano modo di usare le matite! C'è chi le utilizza per evidenziare i pensieri e le parole più significative, mentre io mi limito a tener traccia di dove sono arrivato. Talvolta mi metto a sottolineare, ma l'ispirazione dura poco, di sicuro non determinata dal contenuto delle pagine.

Mi piace raccogliere le matite dentro ai barattoli vuoti del caffè d'orzo che bevo a colazione. Un tempo li buttavo ma da qualche tempo li colleziono, anche se sono tutti uguali, impilandoli a lato dello schermo del PC, sopra la scrivania.
Due sono destinati a contenere le matite, quelle gialle della Fila, che compro al supermercato di tanto in tanto, in confezioni da dodici. Le porto a casa e le metto nei barattoli. Ne avrò una cinquantina. Ho comprato anche una confezione di colori a pastello, lunghe matite colorate, finite pure loro in uno dei barattoli. Là vicino si trovano anche i barattoli con dentro i pennarelli, di varia misura e spessore e uno destinato a contenere gomma da cancellare, temperino e chiavette USB, quelle che quando servono non si trovano mai.

Nulla di quei contenitori del caffè va buttato, nemmeno i coperchi in gomma, che ho scoperto essere degli ottimi livellatori e ammortizzatori su cui far poggiare la lavatrice. Da quando ne ho messo uno sotto uno dei quattro appoggi, la lavatrice è diventata silenziosa ma soprattutto non vaga per il bagno durante la centrifuga finale.
In caso di usura o rotture di uno di questi spessori, ne conservo una scorta sufficiente a tenere in bolla la lavatrice ancora per qualche anno.
Il restante spazio della scrivania è occupato dal computer, un vecchio Pentium non so cosa, comprato usato, ingrassato di un po' di memoria e arricchito da un certo numero di accessori e periferiche : Webcam. Scanner, altoparlanti e microfono. Se ci si accontenta della lentezza non manca niente.

Il tutto fa angolo, come già detto, con un termosifone: grande, alto, massiccio, capace di scaldare una stanza che fa da cucina, salotto ed entrata.
Mi piace accendere la lampada che sta sopra alla mensola posta poco sopra al termosifone.
Essa illumina con la sua luce soffusa giusto l'angolo del PC, puntando dritta sulla tastiera.

La luce si ferma là nei dintorni, mescolandosi verso il muro, con il chiarore del video. Il resto della stanza è buio. Mi sembra di essere su un palcoscenico, solo, senza altri riferimenti e il ticchettio sui tasti fa un rumore che mi ricorda le prime gocce d'acqua di un temporale estivo: grosse, pesanti, infrangersi sul tetto, sopra al salotto.
Passo il tempo in quell'angolo di luce, collegato al mondo attraverso un filo invisibile: Internet.
Sto sul Web ad osservare cosa succede nel mondo con lo stesso spirito con cui mio padre, d'inverno, passava le giornate, piovose, quelle in cui non lavorava, affacciato alla finestra che dava sulla strada.
Stava li ad osservare anche lui il mondo rappresentato da quella strada in cui passavano macchine, persone conosciute e non, dove arrivava il rumore di eventi inconsueti : un'ambulanza, uno scoppio lontano, il rumore di un trattore fuori stagione.

L'orizzonte del web sembra non avere fine mentre da dietro il vetro, spesso appannato dal vapore emanato dalla cucina economica che scaldava la cucina, cinquant'anni fa si poteva arrivare non oltre la riva che costeggiava la strada.
Le inquietudini di oggi non sono dissimili da quelle di allora. L'abbondanza di informazioni e notizie ci sta appiattendo le emozioni e abituando a tutto, nel bene e nel male.
E' come vivessimo costantemente all'interno di una discoteca, storditi dal volume assordante della musica che ci impedisce, appena usciti, di percepire un bisbiglio, un filo d'aria capace di far fremere le foglie e di modulare un sussurro all'orecchio della persona amata.

Quello che manca forse è il senso del silenzio, la sensazione del nulla, di uno zero e di una unità di misura con cui ricominciare a prendere confidenza con la vita.

sabato 22 febbraio 2014

IPOD Playlist

...
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.

Verranno a chiederci del nostro amore  - Fabrizio De Andre

venerdì 14 febbraio 2014

I Tarli

Qualche tempo fa, quando stavo al piano di sopra, ho convissuto per qualche mese, di norma durante l’autunno, con un rumore fastidioso e inquietante che usciva dalle travi in legno del soffitto.
Preso da altri pensieri, per qualche tempo non ho dato volutamente peso alla cosa.
“Sparirà prima o poi”, pensavo con il chiaro intento di rassicurami.
Per qualche tempo l’esercizio mentale riuscì, ma al tempo stesso il rumore non scomparve, anzi, aumentò di tono e volume come se si stesse, piano piano, avvicinando.
Cominciai a pensare che dei topi fossero alacremente al lavoro intenti a scavare un tunnel tra quelle travi massicce, alla ricerca di un ricovero protetto e caldo e quella maggiore sensazione di vicinanza fece nascere in me una certa inquietudine.
“Prima o poi bucano la trave e si mettono ad osservarmi dall'alto”.

In quei giorni, alle prese con queste considerazioni, consultai esperti di suoni e di soffitti.

Uno di questi, specializzato in tarli, riconobbe in quel rodere il suono inconfondibile di un tarlo.
MI rassicurò e si candidò per la necessaria disinfestazione. Fossero stati tarli!  Faticai a credergli, immaginandomi dei tarli grandi quanto un topo e appena se ne andò, alzai il telefono e consigliai la padrona di casa a ricercare altri specialisti.
Persi di vista la questione, pur passando parte delle serate in compagnia di quel rosicchio continuo.
Una mattina mentre uscivo per andare al lavoro incrociai un paio di persone che mi avvisarono di essere stati incaricati di derattizzare la zona e il tetto della casa.
Furono individuati e tagliati i rami degli alberi vicini che avevano permesso ai topi di salire sul tetto.
Da quel giorno i rumori sparirono senza più riapparire.

I tarli o i presunti tali si presentano talvolta in modo sommesso, quasi in punta di piedi e seppur ci infastidiscano, li consideriamo come quei dolori che si manifestano d’improvviso e in poco tempo scompaiono.

Ma altre volte non scompaiono ...

“Il cuore batte a un ritmo lento…”, disse sommessamente il cardiologo osservando l’elettrocardiogramma. Cinquanta era la mia frequenza cardiaca in quel momento, del tutto simile a quella che di tanto in tanto misuravo per controllo o per curiosità.
Considerai la constatazione con una certa soddisfazione. I farmaci beta-bloccanti, che ogni mattina prendo appena sveglio, hanno appunto il compito di rallentare il cuore, mi hanno detto, per non stancarlo e farlo così durare più a lungo.

Continuai la visita senza ansie particolari e il cardiologo mi propose di rivederci da lì a un anno. Tutto andava bene tranne che per quel paio di chili che avevo messo da parte durante le ultime feste.

“Se faccio attenzione, senza problemi ritorno presto in forma!”.

Questi erano i miei pensieri all'uscita dall'ospedale. La visita era stata breve e in pochi minuti potevo essere a casa per preparare la cena.
Giunto a destinazione, riposi la cartellina con dentro ricette e referti, sopra la scrivania e non ci pensai più.
Più tardi raccontando al telefono l’esito della visita mi riecheggiarono nella mente le parole pronunciate poche ore prima:

“Il cuore batte a un ritmo lento…” ma mentre la riportavo a chi stava al di là del filo, mi balenò un dubbio che mi fece trasalire:

“E se il cardiologo avesse voluto dire …. Il cuore batte a un ritmo sempre più lento”.

“Il sempre più lento”, scateno l’ansia e la paura di dover affrontare un progressivo, lento peggioramento, determinato dall’ inevitabile rallentamento del battito cardiaco.
Sempre più piano, sempre più lentamente … fino a quando….

Sul fino a quando mi rifiutai di fare ipotesi. Tentai di mettere a tacere quel tarlo che improvvisamente si era materializzato nella mia mente.
L’impresa non sembra facile anzi, non sono riuscito a dimenticare quella possibile interpretazione delle parole del medico.

Sono passate un paio di settimane e ancora di tanto in tanto il tarlo si fa risentire e nonostante l’ansia, non ho cercato di documentarmi né di richiamare il cardiologo per avere le rassicurazioni che cercavo.

domenica 9 febbraio 2014

IPOD Playlist


Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

Quella che non sei - Ligabue

venerdì 7 febbraio 2014

Sta tornando il sole...


se guardando a Ovest, scorgi il sereno spingere più in là le nuvole, facendo risplendere i monti innevati di una luce quasi dimenticata.

se ciò che devi fare tra un po’ non intralcia ciò che stai facendo ora

se passando casualmente tra i corridoi di una scuola ti torna la voglia di rimetterti a sui libri

se a furia di provare, riflettere e studiare, capisci tutto da solo qualcosa che all'inizio ti sembrava astruso

se ripartendo al verde di un semaforo, un guizzo nella mente ti dà la soluzione che cercavi

se chi ti sembrava indispensabile anche se irraggiungibile, ti appare ora, una persona tra le tante e quasi non ci pensi più

se ti scopri più forte dopo un momento difficile che sembrava annientarti

se ti viene naturale stare  ad ascoltare chi ti sta parlando

se non ti senti mai vecchio ma nemmeno un perenne adolescente

se ti senti preso per mano,  quando non ci speravi più

se non perdi la speranza di sentirti dire quello che vorresti sentirti dire

se tagliando il traguardo, chiudi gli occhi sfinito, sapendo di aver dato tutto