mercoledì 30 novembre 2011

Tutto Ok


La sera precedente mi ero ripromesso che di buonora, il mattino successivo, dovevo procurarmi i soldi che mi servivamo. Sarei andato in bicicletta, non potendo usare la macchina, tanto lo sportello Bancomat era a poco più di un chilometro. Fu così che svegliatomi di buon mattino, come ormai ero solito, dopo una breve lettura, mi ricordai di quanto mi ero programmato la sera prima.

In pochi minuti, ero pronto e ben imbacuccato. Così conciato, il freddo non mi avrebbe fatto paura. Rinchiusi la porta di casa con cura. Avevo superato ormai il timore di chiudermi fuori, che provavo quando vivevo nella casa precedente, dove ogni ogni volta che uscivo, chiusa la porta, ero preso dal timore di aver lasciato le chiavi dentro. Solo una volta, per fortuna era estate e le finestre erano aperte, sono dovuto rientrare dalla finestra. La casa nuova si chiude solo con le chiavi e, restare  fuori di casa, è praticamente impossibile.

Uscito, l’orologio della Carrozzeria , segnalava le 6.04 e di lì a pochi secondi comparve la temperatura : un grado sotto zero.
“Non fa nemmeno troppo freddo!”, pensai.
Poi, forse per evitare di dover scendere in garage, aprire la porta per prendere la bicicletta richiudendo tutto, mi incamminai lungo la provinciale, camminando contromano.
Accelerai il passo e di li a poco, dopo la curva a sinistra, mi ritrovai lungo il rettilineo che portava al paese. Era buio e solo in lontananza, in corrispondenza di una semicurva, si notava la luce dei lampioni.
Il freddo non pungeva e il camminare risultava piacevole. Da una delle poche case lungo la via, si fece avanti un cane, abbaiando. Aveva il cappotto. Era la prima volta che vedevo un cane con “l’abito da lavoro”. Di solito i cani indossano il cappotto quando escono con il padrone a passeggiare.

Quando arrivai in paese, l’orologio del campanile non faceva ancora le sei e mezza. Osservai da lontano se una delle pasticcerie fosse a quell’ora già aperta. Le insegne della prima,  la più vicina, erano accese e quando ci arrivai davanti vidi, da fuori, che già due clienti stavano discutendo con il barista.
Decisi che mi sarei fermato al ritorno, per quel mattino decisi di far colazione al bar, come non succedeva da un po’ di tempo.

Al bancomat “non c’era coda” e come al solito prelevai ciò che mi serviva, nemmeno una lira in più. Sono solito di questi tempi girare con pochi soldi in tasca, convinto del fatto che meno ne ho, meno sono le tentazioni di spenderlo.

Appena imboccata la strada del ritorno, dopo pochi metri mi capitò di affiancarmi ad una persona che stava avviandosi nella mia stessa via. Era di carnagione scura. quando lo vidi da vicino pensai potesse essere o indiano o pachistano. Poteva avere poco più di vent'anni.
Incrociando lo sguardo mi disse : “Buongiorno , come va ?”. Parlava un italiano stentato, di chi lo sta imparando da poco, incespicando tra vocaboli e regole.
Era vestito con un giubbotto arancione, simile a quelli usati da chi lavora lungo le strade, fosforescente, utile per farsi riconoscere da chi ti sfiora in macchina.
Rispondendo al saluto chiesi :
“ Già al lavoro a quest’ora ? Quando finisci ?”.
Mi incuriosiva cosa mai potesse fare quel ragazzo venuto da così lontano e quanto  potesse arridergli la vita qui da noi, rispetto a quella che aveva lasciato, vedendolo recarsi al lavoro con un passo già stanco a quell'ora del mattino.
Che ingrata la vita per molti che, provenendo da culture e situazioni drammatiche, arrivano nei nostri paesi e apprezzano condizioni di vita per noi inaccettabili.
Ricordando la Canzone “Born to run” c’è da chiedersi quanto sia ancora lunga la strada per molti emarginati prima che possano vivere in un mondo giusto, che certo non è la realizzazione del successo americano cantato nella canzone di Springsteen.

“Alle quattro e mezza”, rispose prontamente ripetendo la frase un paio di volte, forse temendo di non essere capito.

Per qualche istante fui tentato di invitarlo a far colazione o a bere un caffè. Lasciai stare, forse a causa dei soldi contati che tenevo in tasca. Il ragazzo si allontanò, con passo lento, lungo i portici, mentre io entrai in pasticceria.
La colazione non durò che qualche minuto, poi ripresi con passo spedito la strada di casa.
Il cielo stava rischiarando a est. Si intravvedevano strisce di nuvole che velavano appena le prime luci dell’alba. La strada invece rimaneva buia e rade erano le macchine che la percorrevano. Notai poco più avanti i riflessi del giubbetto del giovane. Di lì a poco lo avrei raggiunto. Ripassai davanti la cane con il  cappotto, che non mancò di abbaiare.

Alla curva prima di casa raggiunsi e superai il giovine che salutandomi nuovamente, con la mano fece un cenno a significare : “Tutto ok”, prima di andare nella direzione opposta alla mia.

“Tutto bene”, pensai, ricordando quante volte mi sono sentito abbandonato dal mondo per cose insignificanti che sembravano indispensabili alla mia sopravvivenza.

domenica 27 novembre 2011

Nordic .... che ?


Di questi tempi,  non so perché (o forse si), di correre non ci ho voglia.
Non è finito un amore, mi è solo passata la voglia di far fatica, soprattutto affrontando corse domenicali senza nemmeno uno straccio di allenamento.  Di sicuro sono certe condizioni esterne, che non riesco a governare, a  determinare questo mio comportamento, anche se cerco di considerare ciò che mi succede al netto di turbative provenienti da chissà dove. Non sempre ci riesco.
Così stamattina accettando l’invito per la solita corsa domenicale, ho cercato stimoli nuovi.
“Oggi provo il Nordic Walking”, mi sono detto. 
Così, rispolverati i bastoncini da trekking, li ho riposti con scarpe e maglietta nella borsa, deciso a intraprendere la nuova esperienza.
La decisione non era casuale. La motivazione era, in fondo in fondo, quella di non voler far fatica.
Così inventandomi la scusa del Nordic Walking, ho trovato il pretesto per portare con me i bastoncini per usarli come fossero delle stampelle, più che gli strumenti adatti al nuovo tipo di fitness.
Scelto il percorso più corto, sempre per la solita ragione, mi sono avventurato lungo sentieri pieni di saliscendi, usando i bastoncini come quando cammino in montagna, ma con un passo decisamente più svelto.
Mi sono divertito un sacco, faticando come e più se avessi corso, riproponendomi alla fine di ripetere l’esperienza.
Nel pomeriggio, leggendo su Internet la tecnica specifica del Nordic Walking mi sono reso conto che lo stile che avevo usato in mattinata niente aveva a che fare con quanto descritto.
A Barbisano, dalle parti di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso c’era una moltitudine di persone come poche altre volte avevo visto. Corsa bellissima, giornata ideale, unico neo : i problemi di parcheggio, come ormai succede ogni domenica, determinati dalla invasione dei podisti.

sabato 26 novembre 2011

Storiellina

C'era una volta un cinese che andava a prendere la sotterranea; il compagno bianco gli disse che avrebbero risparmiato venti minuti, con l'espresso, e così presero l'espresso.
Quando uscirono al Central Park, il cinese si sedette tranquillamente su una panchina.
L'altro lo guardò, sorpreso.
"Be', " gli spiegò il cinese, " visto che abbiamo risparmiato venti minuti, possiamo starcene seduti un po' qui a goderci il parco"

Brano tratto dal libro : "A che gioco giochiamo" di Eric Berne

Dati e non solo


Da circa mezzo secolo uno degli obiettivi degli informatici è stato quello di organizzare, ordinare nonché memorizzare i dati nella maniera più idonea per essere modificati ma soprattutto per essere consultati.
Le basi dati (Database) sono diventate sempre più complesse ma soprattutto sono cresciute in quantità,  occupando spazi di memorizzazione sempre più grandi.  Questi sono  comunemente identificati  con i dischi che equipaggiano gli elaboratori.  Le unità di misura con cui sono stati misurati i volumi dei dati nel corso degli anni si sono evolute conseguentemente alla crecita e, mentre all’inizio l’unità di misura era il Megabyte (1 Milione di caratteri), oggi è sempre più comune l’uso del Petabyte. (1000 Megabytes= Gigabyte, 1000 Gigabyte = 1 Terabyte, 1000 Terabyte = 1 Petabyte; per calcolare il numero di caratteri basta fare la moltiplicazione ).
Questi tipi di Banche Dati sono quelle che supportano tutti i processi automatizzati all’interno di banche , assicurazioni e aziende di ogni genere e dimensioni, pubbliche e private.
Tutti i dati sono organizzati in unità logiche tra loro congruenti, e la ricerca è facilitata da altre strutture chiamate Indici, dove sulla base di chiavi di ricerca predefinite, vengono memorizzati i puntatori alle singole unità logiche (record).
Una simile organizzazione dei dati ha permesso di gestire in maniera controllata la crescita e l’ attendibilità dei dati, cruciale in molti casi per ciascuno di noi, basti pensare che così vengono gestiti i nostri conti correnti o le nostre informazioni sanitarie.
Conseguentemente  con l’avvento dei personal computer e di tutti quegli strumenti ausiliari alla produttività individuale (Word Processor per i testi, fogli elettronici, elaboratori di immagini, ecc..), nonché negli ultimi dieci anni alla crescente digitalizzazione del mondo che ci circonda (video, foto, segnali di controllo), le informazioni sono via via cresciute in maniera del tutto diversa dal mondo dei Database, ordinati e indicizzati.
Quest’ultimi sono definiti Dati Strutturati mentre le rimanenti informazioni (documenti, foto, ecc), che come vedremo tanto "rimanenti" non sono, vengono definiti Dati non Strutturati.
Ben presto lo spazio occupato dai Dati non Strutturati ha superato di gran lunga quanto occupato dai dati memorizzati nei Database, tanto che si stima, oggi, i Dati non Strutturati siano circa l’85 % del totale dell’informazione mondiale relegando al solo 15% la stima per i Dati Strutturati.
Per gestire questa nuova tipologia di informazioni sono nate così nuove tecnologie (gestioni documentali) che avevano l’obiettivo di controllare la crescita vorticosa. Anche queste soluzioni, pur mantenendo ancor oggi la loro validità, si sono rivelate incapaci di arginare il fenomeno .  In effetti non è possibile trattare e organizzare  i documenti come fossero dei record di un normale database e quando è possibile ciò è applicabile solo per un sottoinsieme di essi.
Oggi tutti i Dati non Strutturati sono lasciati dove si trovano. Quando sono accendibili via Internet possono essere catalogati e oggetto di ricerche attraverso i vari motori di ricerca che ne facilitano l’accesso e la fruibilità.
Facebook, i blog, la posta elettronica, i siti web 2.0, sono dei formidabili generatori di informazioni non strutturate che i motori di ricerca ci aiutano a setacciare. Ma il setaccio sembra non bastare più. Cercare e trovare, pur essendo un servizio utilissimo, non soddisfa più le necessità odierne e future.
Tutte queste informazioni che spesso contengono frasi , parole, dialoghi, immagini, video che veicolano spesso sentimenti, comportamenti e stati d’animo di milioni di persone, sono diventati appetibilissimi e oggetto di analisi sempre più raffinate.
Per elaborare queste quantità enormi di dati sono nati nuovi software e si stanno affinando nuove tecnologie di elaborazione, memorizzazione e ricerca. Questa nuova tipologia di dati non a caso è chiamata BIG Data.
I risultati di queste analisi probabilmente impatteranno  anche sulla vita di ciascuno di noi in quanto, sempre più, tutto ciò ce facciamo sarà veicolato attraverso la rete: dai pagamenti fino alle nostre chiacchierate via Skype o Facebook.  Viviamo e vivremo come se qualcuno ci stesse continuamente seguendo, annotando tutto ciò che facciamo.
Orwell non aveva previsto tutto in "1984 ".
Che ne sarà dei Dati Strutturati ? Qualcuno dirà prima o poi, quando le nuove tecnologie di memorizzazione saranno consolidate :
“Perchè non mescolare dati strutturati e non, usando la stessa tecnologia ? “
Così i Database e tutte quelle tecnologie che per più di 50 anni hanno contribuito a fare dell’informatica quasi una scienza esatta saranno definitamente messi da parte.

mercoledì 23 novembre 2011

IPOD Playlist

Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile
li ho messi via perchè a sbagliare
sono bravissimo da me.
Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.
Ho messo via un bel pò di cose
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via te



Ho messo via - Ligabue

martedì 22 novembre 2011

Il fuoriclasse


Quando una partita di calcio non va per il verso giusto, e la propria squadra sta perdendo, il più delle volte ci si affida ai miracoli che, in quanto miracoli, sono molto difficili se non impossibili da realizzarsi. Quando ancora le speranze non sono del tutto andate, si è soliti individuare chi, tra gli undici in campo, possa essere considerato il maggior responsabile della débâcle.
Talvolta, fatta la dovuta selezione, si ne invoca a gran voce la sostituzione pensando che il sostituto possa portare linfa e energie nuove, tali da raddrizzare il risultato.
La richiesta diventa spesso tanto più alta tanto più si ritiene che tra i giocatori in panchina ci sia un fuoriclasse o un potenziale talento.
Questo succede quando gli allenatori tendono a risparmiare campioni ormai sulla via del tramonto o quando, consci della capacità di un giovane, non vogliono rischiarlo nelle partite dove serve soprattutto l’esperienza.
In entrambe queste situazioni la tendenza è di utilizzare campioni o presunti tali solo nella parte finale delle partite.
Ma quando la situazione sembra ormai compromessa, ecco che giocare carte simili, rinfocola le speranze dei tifosi e il povero prescelto, nonostante tutte le sue doti, si sente gravato di una enorme responsabilità.
Anche in questo caso i miracoli sono restii ad avverarsi e, il più delle volte, la partita finisce male come già si era indirizzata, senza che i nuovi entrati possano incidere in qualche modo nel risultato.

Pensavo a questa metafora analizzando la situazione italiana, le aspettative che tutti noi abbiamo verso il nuovo governo e a quanta è stata la foga con cui abbiamo richiesto le dimissioni del governo precedente.
Gli italiani, con il governo Monti sono convinti di aver fatto entrare il fuoriclasse che tenevano inutilmente in panchina. Tutti stanno aspettando il gol risolutore che, pur senza farci vincere la partita, ci porti almeno al pareggio, salvandoci da una figuraccia agli occhi del mondo intero.
Nel frattempo, la sola entrata in campo, non sembra abbia portato nessun beneficio apparente. L’economia è sempre più in crisi e la situazione internazionale non mostra miglioramenti significativi, anzi, molti sono convinti che il peggio non sia ancora arrivato.

Ora aspettiamo impazienti le prime azioni concrete capaci di farci sognare.
Di certo, questa volta, noi non potremmo rimanere inermi spettatori, in attesa di un goal o dell’assist risolutore. Lo spettacolo sarà talmente eccezionale che, per assistervi dovremmo pagare, magari a malincuore, un supplemento al biglietto già pagato,

Speriamo che quanto vedremo valga veramente il prezzo del sovrapprezzo.

lunedì 21 novembre 2011

La genesi


Non avevo mai lavorato con il freddo, ma quell’anno finito il militare, non avendo ancora un lavoro, mi adattai a lavorare come manovale nel cantiere di mio padre. Già da qualche anno ero solito passare in cantiere le vacanze estive, ma d’inverno le cose erano diverse. Non che fosse diverso il lavoro ma altre erano le condizioni. A fare i muratori d’inverno era quasi una fortuna. Bisognava avere il lavoro giusto al momento giusto. Spesso si concordava con il proprietario di tirare su una casa con il freddo perché finche non arrivava il gelo “ (la casa) , non aveva paura”. Questo era solito dire mio padre quando pensava di passare buona parte di un inverno a costruire una casa. In effetti i muri, il getto non ne soffrivano, se solo si aveva l’attenzione di fermare i lavori durante i giorni di vero gelo. In questo modo si salvaguardava la bontà del lavoro oltre che la salute dei muratori. Starsene al caldo durante i giorni di freddo era ancora più piacevole se il lavoro non mancava.
Ma le mattine fredde ma non impossibili, indossati i vestiti pesanti si apriva il cantiere, prendendo confidenza con gli arnesi gelati. Le mani ben presto dolevano per quanto erano intirizzite, e poco potevano i guanti se non ritardare e mitigare per un po’  l’avanzare del freddo.
Darsi da fare era il metodo migliore per scaldarsi più in fretta e, una volta raggiunto il tepore, non c’era arnese ghiacciato che impensierisse.
Io poco avvezzo a quelle situazioni, mal sopportavo quel freddo mattutino, come il dover lavare verso sera, quando si approssimava già l’imbrunire, tutti gli attrezzi con l’acqua quasi gelata.
In ogni caso non cercai mai di evitare il freddo adducendo scuse. Anche se stavo già cercando un lavoro, non credevo potesse arrivare tanto in fretta.
Quando mi telefonarono chiedendomi se ero interessato a un lavoro in un’azienda in provincia di Treviso, accettai con entusiasmo.
Chiesi quando avrei dovuto presentarmi ma mi fu risposto :
"Per noi va bene anche domani mattina”.
Dissi a mio padre che il giorno dopo non sarei andato al cantiere.
Così dal 21 Novembre 1978, cominciai a lavorare su ” quello che avevo studiato”, come diceva mio padre. Era il giorno della “Madonna della Salute”.

domenica 20 novembre 2011

Inter - Cagliari 2 : 1

Stavolta si vince non senza polemiche e nemmeno senza infortuni. Sneijder dovrà restare fermo per 20 giorni.
A guardare la classifica sembra non sia cambiato niente. Gli altri, non solo Juve e Milan, stanno tutti sopra e lontani.
Dire che non seguo molto l'Inter di questi tempi mi sembra un unitile svicolare per non parlare del periodo buio.
In effetti un pò lontano ci sto e non so se ci starei comunque con una classifica meno disgraziata.
Di certo parlare di calcio potendo sfottere Juventini e Milanisti sarebbe un altro parlare.
Possibilmente cerco di evitare gli sfottò, anche se in ogni caso sono occasioni per socializzare e discutere.

Non conosco la situazione in Coppa Campioni che, a naso, dovrebbe ricomparire la settimana prossima.

giovedì 17 novembre 2011

Velocità di.... vita


Quando ho iniziato a occuparmi di me stesso, pur in ritardo di almeno una trentina d’anni, pensavo che l’età, l’esperienza e il buon senso sarebbero stati miei preziosi alleati.
Mi ripromisi di non lasciarmi andare, curando la salute, l’aspetto  e la forma fisica. Quando riuscii a trovare una casa, il badare a me stesso passò anche attraverso il dovermi occupare di essa.
Insomma mi ritrovai a dover fare tutti i lavori che di norma una donna che lavora deve accollarsi.
Ben presto, non senza aiuti e utili consigli , nonché attraverso  vere e proprie lezioni, imparai a stirare, lavare e accudire alla pulizia della casa.
I primi tempi la spesa era quasi sempre sproporzionata rispetto a ciò che potevo consumare e, succedeva sovente, di dovermi disfare di cibi scaduti.
Con il tempo imparai a dosare le scorte. Per ciò che riguarda invece il lavare, sperimentai svariate marche di detersivi sperando di individuare quello che faceva il bucato più bianco. Non ne ho mai capito niente e ad oggi continuo a comprare senza una regola, a volte seguendo l’estro altre volte attirato dal costo. Il bucato, comunque, mi sembra sempre uguale.
Sul fronte pulizie, dopo un inizio volenteroso, mi arresi decidendo di farmi aiutare. Il fare le pulizie non mi ha appassionato anche se di tanto in tanto armeggio tra aspirapolvere e  spazzolone.
Mi occupo in ogni caso di mantenere rifornita la scorta dei detersivi necessari per le pulizie al pari di stracci di vario tipo e specializzazione. Anche in questo caso la scelta non ha un criterio se non quello di variare di volta in volta provando polveri e liquidi dalle formule miracolose.
Applico nella scelta dei detersivi, l’innovazione e la curiosità, stesso atteggiamento che assumo sul lavoro o quando, in pizzeria, scelgo le specialità non ancora assaggiate.
Sempre parlando di pulizie, ho sperimentato che il lavare i piatti è una attività estremamente rilassante. Cerco di non accumulare stoviglie e piatti da lavare. Così terminato il pranzo sgombero il lavello lavando e rimettendo tutto in ordine.  La sensazione finale è del tutto simile all’appagamento che si prova quando, terminato, un lavoro ci si riposa senza pensieri.
Infine rimaneva la cucina. Imparare a cucinare era forse il segnale più forte del mio volermi bene.
Forse non me ne volevo abbastanza se in questi anni mi sono sempre rifiutato di andare al di là della pasta condita con sughi preparati o oltre la bistecca ai ferri. Inoltre ho consumato quantità abnormi di verdura cruda.
Inizialmente ero convinto che l’importante fosse il mangiare. Di conseguenza non curavo la preparazione dei cibi, sia che ciò fosse facile oppure difficile. Anzi mi preoccupavo di preparare tutto nel più breve tempo possibile, il più delle volte assediato dall’appetito.
Mi affidai a minestre pronte in bustina e, sempre a garanzia della velocità, cominciai a usare le buste di verdura già pronte. Cena o pranzo erano pronti in pochi minuti  e in altrettanti minuti tutto era terminato.
Mangiavo con l’atteggiamento di chi, preso da chissà che impegni, avesse i minuti contati. In verità niente era così assillante da giustificare tutto ciò, se non la incapacità di sentirmi bene dov'ero, sempre alla ricerca di una quiete che non avrei trovato ovunque.
Persi pure il piacere di far colazione a casa, tra marmellate e yogurt, preferendo il cappuccino e brioche mangiati in piedi tra sconosciuti in  pasticceria. Non che ciò fosse denigrabile ma di certo, potendo scegliere, non doveva diventare la regola di ogni mattina.
Non mi accorgevo della inutilità di tanta frenesia in aspetti che, riguardando l’amor proprio, meritavano maggior considerazione e cura dei particolari.
L’inversione di tendenza iniziò dalla verdura. Mi accorsi, casualmente che era molto più gratificante curare con calma la scelta e la pulizia della verdura, invece che limitarsi a svuotare buste preconfezionate senza possibilità di scelta. Oltretutto fare le cose con calma mi permetteva di dare alla preparazione del pranzo o della cena una solennità antica che pensavo di aver dimenticato.
Il mangiare è forse la miglior occasione per volersi bene, ridursi a mangiare di corsa, come a dover prendere l’autobus al volo, mi sembrò come buttare uno dei piaceri della vita. Fu questo uno dei primi segni del rallentamento.

Quasi nello stesso periodo, abbandonai le bustine liofilizzate per minestre o risotti vari, preferendo i minestroni naturali e ripromettendomi di imparare a preparare un risotto.
Oggi ho ancora qualche sugo in dispensa, che userò per qualche pastasciutta di emergenza, ma sto imparando in fretta anche là.
Ora mi sto pian piano attrezzando nel campo della mia “ristorazione” e sempre più spesso mi cimento in pietanze nuove, con risultati spesso discutibili ma, non temendo il giudizio di alcuno, ci riprovo di là a qualche giorno.
Risotto di funghi e risotto con in fegatini saranno i prossimi esperimenti.

La frenata, senza programmazione alcuna, si accentuò quando, una mattina di non molto tempo fa, alzatomi più presto del solito, trovai naturale prepararmi la colazione con marmellate, yogurt e caffè.
La piacevolezza del sedere a tavola, ascoltando alla radio le notizie del mattino, mi parve un lusso se comparata allo stare in piedi con cappuccino e krapfen in  mano. Da quel giorno non mi hanno più visto in pasticceria, anche se di sicuro ci tornerò perché, di tanto in tanto, anche un dolce esagerato fa bene quanto pane e marmellata.

Così la frenata non è stata pilotata, ne forzata, ma effettuata consapevolmente come se fosse una necessità. E’ un segnale di benessere che aiuta a non lasciarsi andare.

L’amore ha bisogno di tempo e dedizione anche quando riguarda noi stessi.

Note



Ministri
La compagine di governo non potrebbe essere più autorevole e qualificata. Sarà interessante capire se gli eminenti professori e rettori abbiano la capacità di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che nei loro atenei trasmettono ogni giorno ai loro studenti. “Dalla teoria alla pratica”, è proprio il caso di dire.
Sarebbe curioso confrontare il CV di uno qualsiasi dei ministri del nuovo governo con i CV di Maurizio Gasparri o di Maria Stella Gelmini . Potremmo finalmente dimostrare, se non fosse già chiaro, come la via del potere o del “successo”  non sia sempre determinata da riconoscimenti e meriti dimostrabili.
Il mestiere di politico è davvero strano

Nuovo governo greco
Ieri il nuovo governo greco ha ricevuto un’ampia fiducia dal parlamento : 255 si contro i 38 no dell’opposizione.  Il nuovo esecutivo si avvale anche della partecipazione del Partito di estrema destra (LAOS) che, all’atto della sua fondazione sbandierava il fatto che tra i suoi sostenitori non fossero presenti ne ebrei, ne omosessuali. Ieri il suo leader ,Giorgio Karatzaferis, ha dovuto dichiarare che : l’olocausto è stato il peggior crimine che sia mai stato perpretato contro l’umanità.
Quando l’acqua arriva al ……

Spread
Mi chiedevo cosa significava “Spread”, il divario BTP-Bund che tanto ci sta assillando e stamattina di striscio il giornalista di Prima Pagina l’ha spiegato.
“Avere lo spread a 500 significa che il tasso di interesse pagato dai BTP Italiani è di cinque punti percentuale superiore a quello garantito dai Bund Tedeschi”. 

In pratica si tratta di una differenza tra due tassi di interesse.

Interrelazione


…. quanto sembra succedere al momento non rispecchia mai interamente ciò che succede veramente. Per l’ape mellifera è importante il miele; ma l’ape è anche il veicolo naturale dell’impollinazione dei fiori. L’interrelazione è un principio fondamentale della natura. Nulla è isolato, ogni avvenimento è legato ad altri. Le cose si evolvono continuamente a livelli diversi e spetta a noi individuare meglio che possiamo l’ordito e trama di tutto e seguire i nostri fili attraverso l’arazzo della vita con sincerità e decisione.

Brano tratto dal libro “Dovunque tu vada ci sei già” di Jon Kabat-Zinn

lunedì 14 novembre 2011

La fuga del senatore


Nel ciclismo spesso i finali sono facilmente prevedibili. Ciò accade quando i tracciati pur lunghi non presentano eccessive difficoltà. In questi tipi di gare non è rado che nascano, a volte sin dall’inizio, delle fughe a cui partecipano non più di una decina di corridori. Il più delle volte si tratta di corridori di seconda schiera, che sperano di trovare la giornata di gloria, attesa da molto tempo.
Di norma fughe di questo tipo vengono snobbate dal gruppo e non è rado che i fuggitivi riescano ad accumulare, in pochi chilometri, diversi minuti di vantaggio. Ma quando la gara sembra ormai segnata, ecco che il gruppo, risvegliato da chi punta concretamente alla vittoria, accelera improvvisamente e si riporta in breve tempo a poca distanza dai battistrada.
In questa situazione la corsa è segnata, i fuggitivi sono tenuti a distanza di sicurezza fino a  pochi chilometri dall'arrivo quando un’ulteriore accelerazione porta a ricompattare il gruppo e la vittoria è decisa da una volata generale.
Dopo l’entusiasmo di sabato sera quando, con le dimissioni del sig. B, mi sembrava di essere entrato in una nuova era, già da ieri, seguendo tutte le puntualizzazioni di leader politici, ho cominciato a percepire un certo pessimismo.
Il nuovo governo, non ancora nato, temo che rischi di fare la fine di quei ciclisti fuggitivi tenuti a tiro dal gruppo, per poi essere ripresi a pochi metri dal traguardo.
Il sig. B, più che dimettersi per il bene del paese, ha preferito fare un passo indietro con l’obiettivo di riorganizzare il suo partito che ormai si stava sbriciolando, per sferrare, quando lo riterrà opportuno, l’attacco decisivo. Se riuscirà a far ritornare a "casa", e di certo per ottenere ciò non lesinerà sforzi e risorse, i transfughi degli ultimi mesi, potrà decidere a suo piacimento le sorti del governo e la data delle elezioni.
L’esperienza della Bicamerale di qualche anno fa dovrebbe avere insegnato qualcosa !
Sono sempre più convinto che la strada verso l’Italia che vorrei sia ancora lunga e impervia.
Buona Fortuna Senatore Monti.

Le buone abitudini


La parte pigra di me, da un pò di tempo, aveva preso il sopravvento sulle buone abitudini della primavera passata.  Pian piano mi ero allontanato dalla pratica di quel po’ di attività sportiva tanto raccomandata dai medici.
Quest’estate con il caldo, preferivo le lunghe passeggiate, poi con l’arrivo del fresco, invece che riprendere il passo di corsa,  mi sono attenuto al minimo sindacale : facevo solo le corse non competitive domenicali, senza curare nessun tipo di allenamento infrasettimanale. Insomma, peggio non potevo fare concentrando tutti gli sforzi alla domenica mattina.
Ma il buon senso pazientemente ha lavorato in silenzio. Ho progressivamente notato chiari segni di affanno su rampe e scalinate, affrontate di corsa solamente qualche mese prima mentre, le corse domenicali sono diventate via via una sofferenza.

Era necessario cambiare marcia.  Stasera, quasi con noncuranza, mi sono ritrovato in tenuta da runner. Uscire e cominciare a correre mi è parso come andare in riva al mare a saggiare la temperatura dell’acqua prima di fare il bagno. In effetti qualcosa dovevo avere sbagliato. Il termometro della carrozzeria segnava 7 gradì, ma il mio abbigliamento era adatto a una temperatura di almeno 15 gradi.

“Non fa niente”, mi sono detto, “tra dieci minuti non sentirò più il freddo”.

Il freddo l’ho sentito per una buona mezz’ora e solo quando ho intrapreso la via del ritorno ho realizzato di essermi finalmente scaldato.

Sono tornato a casa più in fretta di quanto me ne fossi allontanato. Il caldo della casa mi ha ritemprato e messo un certo appetito.
Potevo in pochi minuti svuotare il frigorifero,  ma la situazione mi è ormai nota. E' bastato addentare un paio di carote per salvare l’incolumità della dispensa .

sabato 12 novembre 2011

Sabato sera


E’ un giorno particolare, tra poco cadrà il governo. Il momento tanto atteso è arrivato. Spero che questa Italia disperata riesca  a risalire la china mai stata tanto scoscesa.

Mi ritornano alla mente le ultime parole di “Viva L’Italia” di Francesco de Gregori :

Viva l’Italia…..
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

le parole di Francesco Saverio Borrelli pronunciate il 12 Gennaio 2002 :

« Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave. »
(Francesco Saverio Borrelli, 12 gennaio 2002)

La resistenza ha prodotto i frutti sperati, ma non deve considerarsi terminata. Non è oggi il  giorno per cantare vittoria ma il momento da cui ripartire per rinnovare la classe politica secondo i principi di una rinnovata coscienza civile.

Sono uscito a respirare l’aria fresca, quasi fredda, di questo strano giorno. L’attesa di una telefonata, che probabilmente non arriverà, mi rende un po’ nervoso. Cerco di buttare questi pensieri, badando a me stesso, come da qualche tempo ho imparato a fare sempre meglio.

L’aria è fredda. Ora per controllare il termometro della carrozzeria devo uscire, mentre fino a qualche mese fa, durante l’inverno, era visibile dalla finestra della cucina. Per vederlo raggiungo il centro del parcheggio. Noto che la temperatura è di 4 gradi. Il freddo si sta facendo sentire. Il cielo però è terso e, alto e brillante, spicca Giove. Nei giorni scorsi andava quasi a braccetto con la Luna che invece, oggi se ne sta bassa a Nord-Est.

Dalla provinciale arrivano i rumori delle auto che hanno la fretta di chi sta tornando a casa dopo le ultime spese del sabato.  I centri commerciali che stanno a poche centinaia di metri si stanno svuotando.  Resto ad ascoltare quei suoni, guardo le luci  delle case vicine e intravvedo qualche ombra di ciclista nella pista ciclabile.

Rientrato in casa, apprezzo il tepore del salotto. Il telefono è rimasto muto. Ora penserò alla cena. Oggi per la prima volta mi sono preparato dei funghi. La mia carriera di cuoco procede a rilento nonostante i buoni propositi che più volte mi sono ripromesso di mantenere.

giovedì 10 novembre 2011

Passione

"Credendo appassionatamente in qualcosa che non esiste, noi la creiamo. 
Ciò che non esiste è ciò che non abbiamo desiderato abbastanza"

Nikos  Kazantzakis

Parametri Macchina


Sentirmi svegliare dalla sveglia è stato stamattina un sollievo.
“Finalmente sono riuscito a dormire un po’ di più !”, ho pensato sorpreso, appena aperti gli occhi.
Non so per quale motivo ma per svegliarmi mi avvalgo di ben due sveglie.
La prima è impostata alle 6.15, mentre la seconda suona puntuale alle 6.45.
Ogni mattina da molto tempo mi sveglio verso le cinque e, alle sei e un quarto vedo accendersi il display del BlackBerry che inizia a emettere una nenia talmente soave da assomigliare a una ninna nanna.
La ascolto per qualche secondo poi con circospezione e la precisione necessaria, ma difficile alle prime ore dell’alba, muovo il cursore nel punto di disattivazione.
Quando invece suona la seconda, di solito è quasi l’ora di alzarsi e  in questo caso mi allungo fino ad arrivare al Tablet per spegnerlo nel più breve tempo possibile. Diversamente dal BlackBerry la sveglia del Tablet  ha un piglio più deciso e un tono decisamente alto.  Non dura più di un paio di secondi .
Vista la situazione e miei risvegli molto mattinieri, non ho mai pensato di disattivarle entrambe. Disattivarne almeno una, la prima, sarebbe senza dubbio la cosa più sensata, sperando di ritornare ad andare d’accordo con il sonno un po’ alla volta.
Stamattina, di certo la sveglia non mi aveva spaventato. Dopo averla spenta e preso coscienza dei luoghi e del tempo, ho cominciato ad ascoltare i rumori di casa : il frigorifero e la caldaia che, quando è accesa manda un ronzio molto particolare.
Rimessomi sotto le coperte ho cominciato a percepire distintamente il battito del cuore.  Da tempo non mi crea problemi , svolge il suo lavoro diligentemente, senza contrattempi che potrebbero crearmi preoccupazioni.
“Sembra quasi di non averlo!”, dicono dalle mie parti, quando vogliono descrivere un bambino che gioca senza fare capricci. Potrei dire la stessa cosa del mio cuore.
Stamattina invece, la situazione sembrava diversa dagli altri giorni. Lo percepivo distintamente, batteva con più vigore del solito e anche la frequenza non era bassa come gli altri giorni.
A descriverla la situazione sembrava del tutto simile a  quando di buon mattino, tra sonno e dormiveglia, si sentono i vicini tutti indaffarati a far trambusto.
Ci si chiede cosa abbiano di così importante da fare con tutto quel rumore.  La stessa cosa ho pensato stamattina del mio cuore, chiedendomi  qual’era il motivo di così tanto battere.
Ho aspettato qualche minuto,  origliando immobile se quella immotivata agitazione, scemando, riportasse il mio cuore a quella presenza anonima a cui ormai ero abituato.
Poi, vedendo che nulla sembrava quietarsi,  mi sono allungato fino al comodino, dove è riposta la macchina per la misurazione della pressione.
In meno di un minuto i parametri macchina apparirono sul display.

Pressione massimo        109
Pressione Minima            69          
Frequenza                       54

Niente di anormale. Parametri  corretti. 

martedì 8 novembre 2011

7 Novembre

“Buongiorno signora,  avrei bisogno di ordinare una torta e delle paste per questa sera.”
“Quanto le serve ?”, mi chiese quasi in modo automatico la commessa. Richieste come la mia ne arrivavano a  decine in una settimana  e le cose da definire erano sempre le stesse.
Fatta la domanda, vedendomi intendo a far colazione con il solito cappuccino e una ciambella alla crema, la donna si volse altrove, verso gli altri clienti che già a quell’ora frequentavano il locale.

Non avevo fretta. Ero partito presto, un po’ per godermi la giornata speciale ma anche perché mi ero stancato di stare a letto, visto che già da qualche ora ero sveglio. Quando mi capita di svegliarmi all’alba non mi faccio più prendere dall’ansia. Aspetto il momento di  alzarmi leggendo o standomene tranquillo sotto le coperte.
Intanto guardavo la gente che entrava nel bar. Già da qualche tempo usavo passare di là al mattino per far colazione . Nei primi tempi combinavo la colazione con una visita alla chiesa di fronte.  
La chiesa a quell’ora era spesso vuota. Solo qualcuno talvolta era intento a far pulizia. 
In sottofondo della musica sacra rompeva il silenzio austero del sagrato.
Mi soffermavo davanti all’altare della madonna e di regola accendevo un lumino. Lo facevo anche quando ero sprovvisto di monete e tra le preghiere promettevo di saldare il debito il giorno successivo.
Speravo,  che quella candela accesa, potesse ardere fino a sera quasi a farmi compagnia per il resto della giornata, anche se ero cosciente  che dopo un paio d’ore si sarebbe consumata  e spenta.
Da qualche giorno invece, forse dal ritorno all’ora solare, trovo la porta della chiesa regolarmente chiusa. Mi ero convinto che fosse una regola trovarla aperta al mattino, ma evidentemente niente è immutabile.

Al termine della colazione, tornai a cercare la signora. Dopo un po' lei notò il mio sguardo insistente e, sbrigatasi di ciò che stava facendo, prese carta e penna e mi fece cenno di raggiungerla.
“Più o meno quante porzioni le servono ?”, mi chiese, riprendendo il discorso interrotto pochi minuti prima.
“Dieci”, risposi preoccupandomi di dare una quantità che giustificasse le dimensioni di una torta che potesse chiamarsi tale.
Subito individuai il tipo di dolce che faceva per me.
“Devo scrivere qualcosa ? …. E’ per un  Compleanno ?”
“Si”, dissi un pò imbarazzato,”...non serve però scrivere niente.... si tratta del mio compleanno”.
Era come se io mi stessi facendo gli auguri, ma di colpo trovai tutto ciò del tutto normale.
Pensare al meglio è sempre ben augurante.
La commessa, alzando leggermente il tono della voce, sottolineò dicendo :
“A maggior ragione !”.
Uscendo, mi chiesi perchè non avessi ordinato anche le 54 candeline.

La fine del letargo

Il Sig. B., cada oggi o cada tra qualche giorno, non è più il futuro dell'Italia.
Possiamo aspettare che tutto ciò che riguarda questo tramonto si compia. Non serve più nemmeno la pazienza e al Sig. B. nemmeno servono più i soldi a fare da collante nel suo governo e nella maggioranza che lo sostiene.
Pensare che tutti coloro che pian piano si stanno sfilando dal PDL, passando all'opposizione, siano animati dalla convinzione che bisogna cambiare per il bene del paese, sono convinto sia pura illusione.
Molti di loro cercano una zattera che li traghetti in salvo dal crollo che potrebbe interessare il partito di governo.
Ciò che ci aspetta, non è prevedibile, nemmeno dai più illuminati analisti politici, ma soprattutto non è scontato che si ricominci a risalire la china, dopo aver toccato il fondo.
Facili entusiasmi possono far abbassare la guardia, perdendo di vista chi con astuzia cercherà di occupare il vuoto di potere che inevitabilmente nei prossimi tempi verrà a crearsi.
Insomma "al peggio non cè mai fine".

Potranno emergere nuovi leader (Renzi), leader riconvertiti (Montenzemolo ) o menti grigie (Monti) capaci di far cambiar marcia al paese ma nulla potranno se non saranno capaci di far emergere la parte buona del paese.

La parte buona del paese è stata per molti anni in silenzio, disapprovando la secessione, pagando le tasse, difendendo le classi più deboli, chiedendo il rispetto di chi lavora, reclamando una corretta informazione e chiedendo a gran voce amministratori onesti a tutti i livelli.

Esiste l'Italia che crede in valori sani. Il letargo è finito! E' ora di uscire, la bella stagione sta finalmente arrivando.

mercoledì 2 novembre 2011

Berlin Berlin

"Scusi, mi può cortesemente dire se la camera è già pagata ?"
"Attenda un attimo che controllo ........Si è già pagata, non si preoccupi". Rispose la signorina del banco accettazione dell'albergo.

"Lei parte giovedì 3 Novembre, vero ?"
"Si. Parto giovedì mattina",

"Dovrà pagare solo gli extra, ad esempio tutto quello che consumerà da frigo bar che ha in camera".
"Grazie", dissi sicuro che non ne avrei avuto bisogno.

La camera, nonostante l'austerità dei corridoi, era accogliente e spaziosa. Sembrava rifatta da pochissimo.
Ieri sera, di ritorno dal ristorante e dopo aver nuovamente bisticciato con la cucina tedesca, mi sono addormentato nonostante una digestione difficile, solo un pò mitigata dalla lunga camminata fatta per tornare all'albergo.

Nel pieno della notte, risvegliato forse dai postumi della cena, incurante del costo, ho quindi deciso di affidare la digestione a una Coca Cola.
Immaginavo il frigo pieno di ogni ben di Dio, dalle noccioline fino al whisky, ma appena aperto, l'ho trovato desolatamente vuoto.
Gli extra erano al sicuro.