lunedì 28 febbraio 2011

Yara e gli altri

A cosa servono le vite spezzate ?
Chi può farsi una ragione di tragedie come quella di Yara, tanto per citare l’ultima in ordine di tempo o di tutti quegli innocenti, molte volte bimbi in tenera età, stroncati senza nessuna colpa (e che colpa potrebbero avere ?), per volere o malvagità di altri.
Perché  vivere con queste prospettive o perché nascere viene da chiederci.
Che senso può avere una vita stroncata dopo pochi mesi o qualche anno ?
Nessun significato terreno può giustificare tutto ciò, così che bisogna volgere lo sguardo più in là verso l’ignoto o l’incomprensibile per trovare “qualcosa” che possa alleviare il senso di angoscia che ci prende.
Tutte queste persone più di passaggio di tutti gli altri, meriterebbero una seconda possibilità, una garanzia di un ritorno sulla terra, quasi un atto dovuto, dopo il primo passaggio andato a vuoto.

Ci sarà pure una stazione intermedia, prima del paradiso, come nel film “ Il paradiso può attendere” , dove qualcuno può dire la fatidica frase:

“Scusi , non trovo il suo nome nella lista ! Strano, ma ci deve essere stato un errore”.

Ma il problema non sta in chi ci aspetta in cielo ma in chi ci accoglie sulla terra, dove il bene e il male, si distribuiscono senza una logica di equità e, dove l’uomo contribuisce ad aumentare l’illogicità e il peso dell’ ingiustizia.
Perché noi uomini, creazione divina, come da sempre ci consideriamo, sembriamo così imperfetti da farmi dubitare sulla possibilità di essere parte di un disegno celeste ?

E se questo mondo ha come fine il bene, quanto ancora dovremo vivere nell’imperfezione delle nostre ingiustizie e malvagità ?
E’ molto difficile comprendere il senso della vita, breve quanto il lampo di una meteora, di un bimbo morto per colpa della guerra, confrontandola con la vita di persone come me, che, destinate a partire, sono state riportate sulla terra.

Molto non mi è ancora chiaro e molto mai chiaro sarà,  ma credo che  tutto deve avere un senso e per me è importante dare un senso a ciò che sto vivendo, ma ripeto,  i tanti meno fortunati meritano, pure loro, almeno un’altra possibilità.

A meno che, ciò che ci attende dopo, non sia migliore di questo passaggio terreno a cui tanto siamo aggrappati, ma il mistero della vita unito a quello della morte apre interrogativi troppo grandi per la mia mente.

domenica 27 febbraio 2011

Il Ristoro

 Terzo appuntamento con la corsa domenicale. Tribano, dalle parti di Monselice, mi è parsa la corsa più adatta, per la lunghezza : 12 chilometri e per la distanza da casa.
Durante queste ultime uscite e riprendendo confidenza con queste manifestazioni, con le quali più di dieci anni fa ero solito cimentarmi molto spesso, ho notato con soddisfazione l'enorme partecipazione che ancora hanno.


Migliaia di persone, forse sempre le stesse, che settimanalmente si spostano di paese in paese attraverso un calendario ormai consolidato.
La prima cosa che colpisce, arrivando nei paesi al mattino presto, è la difficoltà di parcheggio, di trovare un posto macchina, in luoghi che al massimo dispongono di qualche decina di posti disponibili.
Risolto più o meno avventurosamente il problema auto, la corsa oggi prevedeva la partenza in massa. Io, arrivato un po' in ritardo, sono partito cinque minuti dopo.
In solitaria, zigzagando, tra i podisti e soprattutto tra i camminatori, ho risalito il risalibile, prendendo come punti di riferimento, di volta in volta, atleti alla mia portata che via via apparivano all'orizzonte.
Trovata la velocità di crociera, tutto è andato per il meglio.
Il cuore, che anche oggi mi ha accompagnato, non ha sollevato alcuna obiezione, nessuna mancanza di ritmo percepibile.
Mi sa che pian piano sta ritornando in forma pure lui.

Il ristoro finale, dimostrava la decennale esperienza degli organizzatori.
In sequenza mi sono ristorato con :

Un paio di cicchetti alla mortadella,
Un panino al prosciutto
Una porzione di gnocchi al pomodoro
Doppia porzione di sfogliatine

Il tutto bevendo del The caldo e un po' di Vin Brulè.
I dati del computer mi dicono che ho consumato 917 calorie.
Chissà quante ne avrò poi recuperate al ristoro !

sabato 26 febbraio 2011

IPOD Playlist

Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore....



Chiamami Ancora Amore - Roberto Vecchioni

giovedì 24 febbraio 2011

Le tre I (Inter, Internet, Informatica)

 SoundHound (soundhound) è un App, scaricabile su Android per meno di tre Euro, che riesce a riconoscere ed individuare le canzoni ascoltandole o addirittura sentendole canticchiare anche in modo approssimativo.
Dopo averla comprata, durante un momento di depressione in mattinata, solo questa sera ho avuto modo di provarla e apprezzarne il buon funzionamento.

I metodi di ricerca sono tre : l'ascolto della canzone per conoscerne il titolo, la digitazione o pronuncia di un titolo per risalire alla musica per finire con la pronuncia e digitazione del nome di un'artista per risalire a informazioni, discografia e alle sue canzoni più famose.

La cosa che più diverte è la capacità di individuare le canzoni sentendone solo poche note.
I risultati appaiono immediatamente, con la possibilità di ascoltarne una versione presente su You Tube.

La cosa sembra infallibile se si utilizza la versione originale o una cover, mentre, tentando di canticchiarla, il risultato giusto si trova tra le varie possibilità proposte.
Io ho canticchiato “Il ragazzo della via Gluck”, l'unica canzone che ricordo bene a memoria e il risultato è stato buono.

Test invece fatti con musiche riprodotte da YouTube hanno dato esiti stupefacenti. Il risultato è apparso dopo pochi secondi con tanto di copertina e informazioni correlate.
L'applicazione ha poi toccato la perfezione quando è riuscita a individuare “Pazza Inter Amala”, l'inno dell'Inter, nella versione interpretata dai giocatori.

Quanto mi sarà utile in futuro ?

Il Tiranno e i Gelsomini

La rivolta libica, nasce come le rivolte Tunisine ed Egiziane, tra i giovani, tra coloro che più di tutti riescono a trasformare Internet e i nuovi mezzi di comunicazione, aggregazione e socializzazione, in crescita culturale e presa di coscienza dell'assoluto significato dei valori.

Prima che tutto questo fosse possibile, il significato delle parole “libertà e democrazia”, è stato modificato e, spesso stravolto, ribaltando il messaggio dei valori di cui erano portatrici.
Oggi tutto questo non sembra più possibile. Le parole democrazia e libertà difficilmente assumeranno, in futuro, significati condizionati dai poteri locali. Diventeranno valori planetari su cui il mondo intero, se tutto ciò continuerà, potrà vigilare.
La libera circolazione dell'informazione, capace di diffondersi verso tutti partendo da qualsiasi punto sta sbaragliando chi ha “a cuore” la gestione del potere.

Come potrà essere gestito il potere in futuro se sottoposto, in continuazione, al controllo di una commissione  planetaria ?
Nei prossimi anni, se qualcuno non porrà veti e limitazioni, tutto questo continuerà. Saranno messi in discussione le autorità dei giornali e delle fonti “ufficiali” continuamente vigilate in un mondo sempre più in presa diretta che della rete farà il proprio archivio storico.

Internet, Facebook, i Blogger stanno cambiando il corso della storia. Non mi riesce di pensare oggi, che, in un mondo di questo tipo, possa prevalere il male, perché sono convinto che la maggioranza delle persone porti in se lo stesso concetto di bene.

Così succede che un Blogger riesca ad accendere la miccia della rivolta contro la tirannia in Libia e che milioni di persone fondino su Internet la loro voglia di democrazia.
Ma il mondo, pur cambiando, sembra sempre uguale a se stesso e il male rimane comunque difficile da estirpare.
Il tiranno vedendosi minacciato, si aggrappa ai vecchi, quanto il mondo, metodi di gestione del potere usando la forza in maniera spropositata. I morti si contano a migliaia.
I mercenari, chissà , forse reclutati essi stessi via Internet, sparano sulla folla senza fare distinzioni sui bersagli.
Forse siamo vicino all'epilogo, ma questa rivolta partita emulando quella "dei Gelsomini" di Tunisia ed Egitto, si sta tramutando in una vera guerra civile.
Fino a quando i ribelli avranno la forza di scavare fosse comuni per seppellire i loro compagni caduti ?
Nessuno ancora sa come andrà a finire.

Parametri Macchina

Pressione Massima 109

Pressione Minima 66

Frequenza a riposo 52

Valori Notturni o, se vogliamo, molto mattinieri rilevati un po' per curiosità, forse per insonnia ma soprattutto memore di un giorno, quello appena andato costellato di molti giramenti di testa, quelli da pressione bassa.
Da tempo ciò non succedeva, dare la colpa al ritorno all'attività agonistica mi sembra prematuro e un po' azzardato.
Continuerò a controllare il livello del mondo ogni volta che mi alzerò dalla sedia. Nel caso si inclini o giri in maniera anormale cercherò di essere nella condizione di misurare la pressione.
Nei negozi ho visto dei misuratori di pressione “da polso”, molto piccoli e sicuramente portatili, che potrebbero essere utili nei momenti appena descritti.

Ricevo visite o telefonate di persone che, gentilmente, conoscendo la mia storia, mi chiedono notizie sul mio stato di salute.
In questo periodo, racconto, la salute è la cosa che meno mi da problemi, sul resto, la parte di vita un pò più scalcinata sto facendo buoni passi in avanti.
Tutto sommato mi sento bene.

mercoledì 23 febbraio 2011

Inter - Bayern 0 : 1

E adesso cosa si fa ? Si va a vincere a Monaco o ci si concentra sulla Coppa Italia ?

Si ritorna ad essere l'Inter d'altri tempi, secondo in campionato, fuori agli ottavi di Champions e con l'obiettivo della coppetta di consolazione.
Quest'anno può anche bastare, visto che non tutto è andato per il verso giusto.
Oggi Leonardo voleva vincere con i centrocampisti, ma quasi tutti mi sono sembrati stanchi e il solo Eto'ò pur facendo una buona partita mi è parso un pò troppo lontano dalla porta avversaria.
Le occasioni ci sono state, chiare e limpide e la bravura del loro portiere ha salvato la porta.

Una volta, quando il campo non era sufficentemente largo per permettere i corner, la regola di noi ragazzi era : ogni tre corner un goal.
Oggi i due pali del Bayern hanno giustificato quel goal al novantesimo, propiziato da un rimbalzo strano, che ha ingannato Julio Cesar.

Si riparte, nonostante il pessimismo, dal campionato pensando al miracolo di Monaco, magari con qualche attaccante in più e dei centrocampisti meno bolsi.

Ho ascoltato il primo tempo alla radio, correndo tra le stradine delle mie parti. Stasera faceva freddo e, partire dopo le otto per allenarsi è stata un'impresa. In ogni caso, anche se un pò affaticato come Snejider, sono ritornato a casa dopo quasi nove chilometri.

Ad ascoltare la partita per radio, sembra sempre di sentire raccontare una sfida tiratissima. Poi guardando il secondo tempo alla televisione i ritmi mi sono apparsi blandi e la partita, in realtà, si accendeva solo a sprazzi.
Tanto per mantenere viva la tradizione Ranocchia si è infortunato.

martedì 22 febbraio 2011

Ansia da affari

Strana vita deve essere quella di molti commerciali. Strana e stressante, condizionata da clienti da acquisire o non perdere e da budget da rispettare, spesso talmente impervi, da costringerli a lavorare al solo scopo di limitare i danni.
Ci sono quelli ansiosi che appena annusano la possibilità di concludere un affare, non ti mollano più, chiamando una o più volte al giorno, chiedendo previsioni sull’acquisto. Sono quelli che la pelle dell’orso l’hanno da tempo venduta sicuri del successo. In questi casi, a meno di non dover acquistare per estrema necessità, la voglia di fare l’orso va via in un attimo.
Altri invece, pur avendo venduto pure loro la pelle, sanno gestire l’ansia e l’attesa. Chiamano o scrivono con misura, rispettando i tempi necessari al cliente e, nel caso di mancata vendita mantengono un atteggiamento dignitoso, senza la pretesa di scalare ogni tipo di gerarchia pur di arrivare all’affare.

Succede che, comunicando al telefono la conferma di un ordine o la firma di un contratto, si trovi dall’altra parte del filo un eccesso di gratitudine.
Qualche volte ho pensato fosse un atteggiamento artificioso mentre, in altre occasioni ho avuto la netta sensazione di aver generato sollievo a una persona all’ultima spiaggia.

Oman



Ieri a tarda sera su  Rai Sport 2 trasmettevano una sintesi del giro ciclistico dell’Oman.
I ciclisti iniziano la stagione sempre più presto, spesso non la finiscono mai e durante il nostro inverno partecipano a corse dove è estate o dove il clima è mite.
L’Oman e la penisola Araba è una di queste mete.
Il reportage mostrava dei colori e dei paesaggi mozzafiato e sembrava strano vedere ciclisti correre nel deserto dove a guardare da lontano la strada si perdeva tra la sabbia.
 

Rettilinei interminabili attraversavano il deserto tanto che, per chi li percorreva in bicicletta, penso fosse come correre verso l’infinito.
Poi, come in tutte le corse ciclistiche nascevano le fughe di chi voleva mettersi in luce o giocarsi la possibilità di una vittoria.
Difficile portare a termine una fuga quando il gruppo ti tiene d’occhio anche quando hai quattro minuti di vantaggio

lunedì 21 febbraio 2011

Motivazioni

Tutti quei disperati che mettono a repentaglio la loro vita cercando di approdare al mondo occidentale scappando dall’Africa a bordo di barche o scialuppe spesso inadeguate, rincorrono un loro sogno di benessere e giustizia sociale.

Fanno riflettere questi dati statistici :

Ciascuno di loro lavorando nel nostro paese o in uno qualsiasi dei paesi Europei mediamente incrementa il proprio reddito di ben 16 volte

L’indice di mortalità infantile nelle nazioni Europee è 15 volte inferiore a quello presente nei paesi dai quali questi “disperati” cercano di scappare.

Probabilmente con prospettive simili ciascuno di noi non esiterebbe a salire su qualsiasi tipo di imbarcazione.

Ne ha parlato Gian Antonio Stella a Prima Pagina si Radio Tre oggi, 21 Febbraio 2011

domenica 20 febbraio 2011

Quattordici (quasi)

La rincorsa alla corsa continua. Stamattina sono partito con i soliti propositi : non strafare, ma strada facendo ho cambiato programmi.
Dopo i 7 chilometri di domenica scorsa stamattina avevo l'opportunità di ripetermi sulla stessa distanza. Ormai le lunghezze dei percorsi delle non competitive sono standard e così, pure questa mattina, potevo riprovarci sui 7 chilometri.

Appena partito, però, a causa della confusione generale, penso di aver perso di vista il percorso giusto e così mi sono ritrovato tra i runner, ma soprattutto nel percorso più lungo.
Quattordici chilometri non li percorrevo da tempi immemorabili e, soprattutto dopo i problemi di cuore mai non avevo provato simili distanze.
Con calma, raggiunta la velocità ottimale, mi sono trovato a correre tra argini e paesaggi lacustri per circa un'ora e mezza.


Tutto è andato meglio delle scorsa settimana. Nessuna fatica particolare, tranne nei primi chilometri, quando avevo preso un abbrivio troppo veloce. Regolata la velocità il resto del percorso è proseguito senza intoppi.

Il Grinta

Storia di una vendetta

Il Grinta, è un film diretto da Joel e Ethan Coen con Jeff Bridges, Matt Damon e Josh Brolin, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Charles Portis .
Storia di una vendetta, consumata con un prezzo altissimo di vite umane, per volere di una ragazzina che a tutti i costi voleva vendicare l'uccisione del padre.
Raggiunto lo scopo, ne rimane gravemente menomata, perdendo un braccio a seguito di un morso di un serpente, condizionando così, tutto il resto della sua vita.

L'immagine di una donna sola, rinsecchita, ancorata al passato, che il finale del film trasmette, fa riflettere sul significato delle vendette e sulla opportunità di consumarle a tutti i costi.

"Il tempo ci fugge via" è la frase di chiusura del film

sabato 19 febbraio 2011

Due Note

Sempre più spesso trovo conforto in chiesa. La preghiera è un modo per allontanarsi dal mondo senza dimenticarlo. Pregare per tutto e per niente, pregare e basta pensando a chi ci vuole bene e a chi di bene pensiamo ce ne voglia un po' di meno.

Stamattina ho ascoltato, uno strano racconto che, riguardava una persona che avevo rimosso e che non avrei voluto far riemergere. Chi me ne ha parlato conosce la mia storia e le mie emozioni ma, messe le scarpe grosse ha cominciato a marciarci sopra battendo il passo. Ho passato parte del pomeriggio a chiedermi il perché di tutto ciò, senza darmi che spiegazioni irragionevoli.

Correre su Google Map

 Il sole di questi giorni ha stanato molti, svegliandoli dal letargo di questo inverno un po “ne carne ne pesce”, partito con buone premesse che via via sono andate a svanire. In ogni caso in letargo eravamo in molti ad esserci e il richiamo della natura sta suonando la sveglia per molti.
Sto parlando dei podisti, quelli perennemente appesi al sogno di fare la maratona e al detto : “se mi mettessi d'impegno ce la farei”. Ma l'impegno è quasi sempre l'ultima delle cosa che manca a questi potenziali maratoneti.
Sta di fatto che le piste ciclabili, diventate luogo su cui metto saltuariamente il mio impegno podistico, si sono popolate in questi ultimi giorni di podisti di ogni genere e tipo.
I migliori sono quelli che il passo del podista ce l'hanno eccome. Questi si sono allenati al buio dell'inverno e, ora l'allungarsi dellle giornate li rende visibili. Corrono veloci e, per me, che un tempo appartenevo a quella categoria, ad ammirarli si aprono squarci di nostalgia, quando li incrocio aumento il passo, tanto per non sfigurare, saluto e poi freno.
Il limbo poi, degli aspiranti maratoneti è più che mai variegato. Ci sono quelli di discreto livello, fino ad arrivare a coloro che trascinandosi in una corsa che dire faticosa è poco, si muovono come se le gambe fossero lì per caso, in una sorta di dissociazione o mancato riconoscimento di una parte di loro stessi.
Io mi muovo in questo limbo, cercando via via motivazioni nuove che, a dir la verità, nonostante le raccomandazioni dei medici, stento a trovare.
Si tratta di meccanismi mentali spesso difficili, che finché associano la corsa alla fatica difficilmente si sciolgono.
Per ciò che mi riguarda, sto cercando di mantenere una certa costanza. Tre o quattro allenamenti settimanali dovrebbero bastare, con l'obiettivo di partecipare con una certa continuità alle corse non competitive che ogni domenica si svolgono nei paraggi.
Vediamo fino a dove arrivo. Fino ad oggi le sensazioni sono positive.
Poi cerco sempre di condire ciò che faccio con un po' di tecnologia e, così studiando le centinaia di applicazioni di Android che posso scaricare nel Tablet, mi sono accorto che, molte si occupano di tutto ciò che riguarda la misurazione dei parametri di corsa, distanza e posizione, con tanto di visualizzazione su web e Google Map.
Oggi per la prima volta ne ho provata una e, devo dire che i risultati sono stati abbastanza buoni.
Si riesce a vedere come si è svolto l'allenamento, le velocità e i tempi intermedi con dovizia di grafici. Una ottima alternativa ai GPS, ancora ingombranti che occupano i polsi di quasi la totalità dei runners.
Nel mio piccolo laboratorio manca ancora la misurazione della frequenza cardiaca, ma proseguendo nelle ricerche non escludo che una soluzione si trovi.
Oggi del cardio fequenzimetro ho messo solo la fascia, sperando di vedere i battiti sul cellulare ma, altro non è stato che uno squallido pretesto per disinteressarmi del mio cuore.

Qualcuno direbbe “ prima o poi ci riuscirai”, ma sono fatto così.


mercoledì 16 febbraio 2011

Fiorentina - Inter 1 : 2

Partita importante e risultato importante. Ritorna nel mirino il Milan. Loro non possono permettersi passi falsi.
Sono convinto che l'Inter continuerà a crescere mente il Milan avrà parecchi alti e bassi che difficilmente gli garantiranno lo scudetto, anche se dovessero uscire dalla Champions.
Pazzini continua a segnare.

La zitella

 In informatica e non solo, la strategia degli annunci è usata spesso e volentieri.
Non sempre l'intento è quello di preparare migliaia o milioni di potenziali clienti a qualcosa di estremamente innovativo. L'obiettivo spesso è quello, soprattutto per quegli annunci molto anticiparti, di congelare il mercato mettendo in attesa i clienti ma, soprattutto, spiazzando i concorrenti.
In passato non sempre poi ciò che veniva annunciato corrispondeva a ciò che i clienti si ritrovavano a usare. Molto spesso per vedere la realizzazione di certi annunci si dovette aspettare anni e qualche volta aspettare invano.
IBM negli anni ottanta e novanta fu maestra in questo senso, anche se allora, aveva pressoché il monopolio di tutto ciò che riguardava i grandi sistemi.
Ci sono stato annunci e successive apparizioni sul mercato di tecnologie e software che hanno praticamente cambiato il corso dell'informatica.
Basti pensare all'uscita del primo PC da parte di IBM. Quegli standard dei primi anni Ottanta sono ancora all'interno dei pc di oggi.
Microsoft negli anni Novanta annunciando Windows, che tecnologicamente, a detta di molti, non era all'altezza di altri prodotti analoghi presenti sul mercato, riusci a bloccare per qualche anno l'evoluzione di quel tipo di software, in attesa delle versioni successive che, solo dopo qualche anno furono all'altezza dell'annuncio originale.

Infatti già da anni Apple faceva cose molto più valide tecnologicamente, ma i suoi sistemi erano confinati a un mercato di utilizzatori ristretto, generalmente grafici o creativi, considerati quasi una setta.
IBM proprio in alternativa a Windows, offriva in quel periodo OS/2, un sistema operativo tecnologicamente molto avanzato ma che non riusci a incontrare il favore dei clienti, ma soprattutto degli sviluppatori di software.
Non sempre le cose più innovative dal punto di vista tecnologico riuscirono in passato a emergere, come sarebbe stato giusto. Il marketing e soprattutto i roboanti annunci riuscirono a condizionare il mercato e di conseguenza l'evoluzione dell'informatica.
Esempi più recenti si possono trovare nel il mondo dei cellulari che, fino all'arrivo di IPhone di Apple, era in mano a Nokia e ad alte poche aziende che, pur presentando sempre nuovi modelli, sembravano centellinare l'innovazione tecnologia allo scopo di controllare il mercato, massimizzando gli investimenti fatti.
Apple ha scompaginato l'offerta, proponendo un balzo in avanti tecnologico che ha costretto tutti gli altri a rimettersi a correre e investire, per non restare esclusi dal mercato. IPhone di fatto non era un cellulare in tutto e per tutto, era “anche un cellulare”, ma da quel giorno il mondo della telefonia non è stato più lo stesso.
Una rivoluzione simile sta avvenendo nel modo dei tablet, stravolto dall'uscita di IPAD.
Apple con l'IPAD, ha lanciato un'idea oltre che un prodotto nuovo, proponendo qualcosa che ha incontrato il favore dei clienti, per la semplicità di utilizzo, l'immediatezza e le nuove prospettive che sta facendo intravvedere.
Gli altri, rimasti ancorati ai PC e ai Portatili, ora sono tutti là a rincorrere affannosamente l'idea di Steve Jobs di Apple.

Nei grossi centri di produzione software, dove invece si producono e sviluppano i grossi sistemi, si vive una situazione parallela di continua evoluzione software, fatta di annunci e nuove tecnologie.
Il web ha sconvolto il modo di far software, Java ha portato la possibilità di separare il software dalla piattaforma hardware. La virtualizzazione sta rivoluzionando le architetture dei sistemi e oggi non si fa altro che parlare di Cloud Computing

Ma per chi sviluppava software esiste da anni una chimera che si chiama SOA, Service Oriented Architecture, una tecnologia che da anni promette di rivoluzionare il modo di produrre software.
In poche parole l'obiettivo della Soa è quello di catalogare, selezionare i “servizi “ utili e usati nelle aziende, individuando i servizi più importanti quali : l'emissione ordine, la nuova assunzione, l'emissione fattura, la spedizione di un articolo, ecc., traducendoli in servizi software.
Si vorrebbe in questo modo, creare degli standard software riusabili da tutti coloro che all'interno delle varie applicazioni avessero la necessità di eseguire quelle specifiche funzioni.
Questo eliminerebbe lo spreco, fatto fino ad oggi, di riscrivere ogni volta cose già fatte da altri sprecando risorse e allungando i tempi di sviluppo.
Allo stesso tempo ciò permette di mascherare tutto ciò che sta dietro a questi servizi aziendali, quindi i sistemi software e di conseguenza le macchine che in questo modo potrebbero cambiare senza impattare sugli utilizzatori dei servizi

Questa tecnologia che sembra sempre li li per esplodere, ha bisogno di un grosso lavoro di preparazione e analisi, dovendo  selezionare i servizi attraverso l'analisi dei processi aziendali.
In questi anni le aziende, spesso prese dalla necessità di rimanere in un mercato sempre più schizofrenico e penalizzato dalla crisi, cambiano in continuazione e spesso, sono poco propense a dedicare del tempo a simili processi di analisi che spesso impattano nell'organizzazione.
Così la SOA, oggi, cerca scorciatoie per emergere, evitando progetti faraonici, ma, in ogni caso, sembra capitata in un momento sbagliato e appare come un treno che sta accumulando un ritardo sempre crescente.

La paragonavo in questi giorni a quelle ragazze che a vent'anni sono talmente belle e sempre in attesa di un principe azzurro che, mai sembra assere all'altezza della loro bellezza.
Poi con gli anni la bellezza sfiorisce, come pure le prospettive e molte di loro si trovano a rimanere “zitelle”, usando un termine desueto, che non vuole essere offensivo.

martedì 15 febbraio 2011

San Valentino..., il giorno dopo


Si passano ore a cercare di spiegare le ragioni di certe scelte, dei cambiamenti, i motivi di certi ripensamenti e dubbi.
Si tessono parole, ordinate come in un puzzle, che nelle nostre speranze dovrebbero formare un paesaggio chiarissimo.

E ancora ci si perde a girovagare tra i significati nascosti o presunti di parole, dette e non dette o, scrutando il volgere di un semplice sguardo.

Inutili sforzi, mai compresi o nemmeno ascoltati.

Tutto quasi sempre è molto semplice, l'importante è volerlo comprendere e accettare, all'inizio degli amori come nel loro epilogo.

Basta un semplice bacio o il coraggio di prendersi per mano, per cancellare i dubbi e le inutili estenuanti congetture per un amore che inizia, mentre allo stesso modo un semplice “non ti voglio più bene” chiude la porta a qualsiasi ritorno.

Gesti e parole semplici ma che sgombrano il cuore nel bene e nel male in pochi istanti, come quando il vento, alzatosi d'improvviso riapre l'orizzonte spazzando via la nebbia.

Il mio San Valentino

Stamattina il mio modem doveva essersi svegliato presto , molto presto e, incapace di riaddormentarsi ha pensato bene di scaricare i dati dal mio Defibrillatore.

Da un po' di tempo l'operazione avveniva di sera, verso le venti e non c'erano stati, fino ad ora, inconvenienti. Stamattina il cambio di programma ha però creato qualche intoppo che ha impedito di completare lo scarico.

La luce di allarme alle 7 stava già lampeggiando e verificando il messaggio di errore mi sono reso conto che qualcosa non era andato per il verso giusto.
Accovacciatomi là vicino ho provveduto ad attivare manualmente lo scarico.
Sono rimasto là, immobile e, dopo qualche minuto tutto si è concluso normalmente.
Data del prossimo appuntamento il 21 febbraio.

Stasera invece, dopo la buona esperienza di ieri alla corsa di Noventa, sono ritornato a correre. 
Anche stavolta, il cardio-frequenzimetro è rimasto a casa e, correndo a sensazione, mi sono lanciato nella solita pista ciclabile. Tutto bene, battiti regolari, fiatone sotto controllo nonostante il ritmo discreto.

Domani giorno di riposo. Rimetterò le scarpe da running mercoledì prossimo. L'obiettivo è superare i 10 chilometri domenica prossima.

lunedì 14 febbraio 2011

Il mio San Valentino

 Ho trascorso negli ultimi dieci il giorno di San Valentino, convinto che questa festa fosse un affare per i fioristi e per i commercianti in genere.
Snobbarlo significava per me una sorta di liberazione dal consumismo e, rivendicavo il fatto di poter decidere quando e come festeggiare con la persona amata. Ma non era stato sempre così. Durante i primi anni di matrimonio non dimenticavo di festeggiare la ricorrenza con dei fiori o con un regalo.
Poi ha preso il sopravvento lo snobismo, ma soprattutto la superficialità e la poca attenzione che hanno contribuito al deterioramento del rapporto di coppia.

Poi si riparte da zero e tutti i simboli, le ricorrenze, anche quelle che potevano sembrare insignificanti, diventano pietre miliari, momenti di pausa, quasi a interrompere lo scorrere del tempo.
Tutto assume un significato nuovo, mai assaporato nemmeno un tempo quando si era più giovani.
Se lo raccontassi, oggi, molti stenterebbero a credermi.
Forse qualcuno potrebbe pensare di non avere più l'età per certe cose e, che tutte queste ricorrenze altro non siano che destinate ai giovani.
Invece no, più genericamente sono a uso e consumo di chi si ama, di qualunque l'età.
Quanta nostalgia questa sera, a passeggiare tra i viali bui, assaporando il piacere di poter ricevere o fare un regalo, dedicare un “con amore” scritto su un biglietto a cuoricini come fossi un quindicenne.
Grande il desiderio di poter uscire anche per pochi minuti, per sorseggiare un bicchiere di vino in mezzo a poche chiacchiere.
Poi, la realtà è diversa, ci si deve accontentare di una telefonata o al massimo di un breve incontro; qualche minuto, quasi rubato.

La sola cosa che conta è amare.

Graffiti

domenica 13 febbraio 2011

Juve - Inter 1 : 0

Non era facile.
La sconfitta ci può stare.

Altre volte le cose erano andate meglio.
Davanti fa pura più il Napoli che il Milan.

Quest'ultimo, non sò perchè, ma probabilmente perchè è il Milan, non lo vedo da scudetto.
Ritornano le coppe e si continuerà a giocare senza soste ogni tre giorni.
Ritorno a dire che l'Inter è quella che, a parte Eto'ò ha i giocatori meno logori.

Il burlone

 Arrivando a Noventa Padovana, il numero delle macchine parcheggiate, nonché il modo con cui erano per certi versi accatastate, ci fecero pensare che la corsa doveva essere tra le più gettonate dai podisti del padovano e veneziano.

Seguendo il malcostume dei ritardatari, parcheggiai su una pista ciclabile, preoccupandomi di lasciare libero uno spazio sufficiente a far passare una bicicletta. Decine di persone si stavano dirigendo verso la partenza. Mi cambiai in pochi minuti, gettando alla rifusa nel baule i vestiti e le scarpe.

Di gente ce n'era veramente molta. Di tutte le eta. I colori dominanti erano il blue, il nero e il rosso. Tutti appena regolarizzata l'iscrizione partivano senza preoccuparsi della partenza di massa, che penso non sia mai stata data.
Cosi feci anch'io, assieme a mio figlio. Ben presto lui accelerò e io cominciai a misurarmi con i podisti che mi circondavano e mi superavano in continuazione.
Pere alcuni tratti ho cercato di mantenere il passo dei più normali, ma il fiatone che mi prendeva mi consigliava di rallentare e cercare sfide più semplici.
Avendo volutamente lasciato nel cassetto il cardi frequenzimetro, ho corso a sensazione, basandomi sul fiatone. Appena diventava marcato, rallentavo e recuperavo,

Dopo un paio di km, i percorsi si dividevano e io, presa la direzione dei 7 chilometri, mi trovai in compagnia di tranquilli gruppi di persone che passeggiavano ben coperti, che mai si sarebbero sognati di fare un passo di corsa.
Le mi sfide, così, finirono ben presto, continuai ad andare con il mo passo contando un chilometro alla volta come facevo un tempo.
Il paesaggio non indiceva alla poesia. Il tempo era grigio e, solo per brevi tratti la strada costeggiava l'argine del brenta. Il resto del percorso si snodava tra vie costeggiate da case da cui spesso sbucavano, improvvisamente, cani che abbaiavano ai forestieri.

Alla fine i 7 chilometri, obiettivo di stamattina, li ho finiti in circa quaranta minuti. Ma avendo corso anche senza cronometro il tempo calcolato è del tutto approssimativo.

Il cuore, anche stamattina svegliato di soprassalto e messo al lavoro, ha incespicato, più di qualche volta. Io non mi sono mai impensierito, convinto che stesse scherzando.

giovedì 10 febbraio 2011

Il recinto

Continuando i miei esperimenti tecnologici, dopo aver attivato la visualizzazione della mia posizione  sul blog, ho voluto fare un passo in avanti attivando, sempre all’interno di Latitude di Google, la memorizzazione cronologica delle posizioni.
In pratica per mezzo del Tablet, che porto quasi sempre con me, attraverso il GPS, Latitude riesce a tracciare tutti miei movimenti.
Superati i problemi relativi alla privacy, che non sono più una mia preoccupazione da quando spedisco il mio elettrocardiogramma ogni lunedì all’ospedale, ho verificato con una certa sorpresa che Latitude traccia praticamente tutti i miei movimenti riportandoli diligentemente su una mappa.
A fianco della mappa sono riportati i dettagli, arricchiti da Data, Ora e Indirizzo.
Praticamente è come se fossi pedinato..

Dopo due giorni di prova ho potuto osservare i primi risultati. In pratica, altro non sono che la sequenza di  luoghi che da più di venti anni attraverso per andare e tornare dal lavoro.

Guardando  la mappa e tutte le bandierine che indicavano il mio andirivieni, non mi sono sentito molto diverso da un animale che si muove costantemente all’interno di un recinto.
La ripetitività ossessiva dei movimenti mi ha fatto pensare a quella sorta di pazzia che spesso prende quelle povere bestie costrette in luoghi angusti.

mercoledì 9 febbraio 2011

Parametri Macchina

Pressione  Massima     118

Pressione  Minima         78

Frequenza Cardiaca       50

Parametri, (pochi), nella norma. A riposo vado veramente al minimo, anche a dispetto di una certa agitazione che sentivo appena sveglio. Forse solo una sensazione. La macchina, talvolta, può non essere influenzata dai tarli della mente o del cuore.
Con il prossimo carico di medicine chiederò al medico almeno un esame del sangue, tanto per passare una serata a contare le crocette dei valori fuori norma.
Gli scarichi del Lunedì, un tempo mattutini si sono spostati alla sera, ma procedono con regolarità, senza intoppi.
Il prossimo scarico è previsto per il giorno di San Valentino.
Ieri, raccontando questo  mio singolare rapporto con il modem e il mio defibrillatore, notavo in chi ascoltava una sorta di "brivido", quasi di fastidio.
Non vorrei essere considerato uno "appeso a un filo", mentre io vivo una vita normalissima e, realizzato questo, ho raccontato della mia intenzione e possibilità concreta di correre la maratona.
"Dal filo sottile che lega alla vita ... al filo di lana di un traguardo sportivo."

martedì 8 febbraio 2011

A volte ritornano !

 Sorpresa ! Stasera la nebbia, come da tempo non si vedeva.
Tutti a viaggiare a passo d'uomo come avesse nevicato. Tutti con gli occhi fissi a cercare i segni che delimitano la strada.
Quest'ultimi erano talmente sbiaditi, da risultare invisibili per lunghi tratti.
Era normale incrociare treni di auto che viaggiavano di conserva, diligentemente una dietro l'altra, dove il malcapitato che stava davanti si sobbarcava l'onere di fungere da segugio, di seguire la traccia spesso inesistente.

Viaggiare nella nebbia è come viaggiare nello spazio, confidando solo nella meta, senza la consapevolezza di dove si stia svolgendo il viaggio. Fuori tutto sembra uguale, grigio o nero, e l'attenzione è dedicata a seguire correttamente la rotta. Capita spesso di perdere l'orientamento e non capire più dove si stia viaggiando e, solo l'apparire improvviso di qualcosa di familiare ci rinfresca la direzione.
Domani, come diceva mio padre : “la troveremo attaccata agli alberi” e, se farà veramente freddo si tramuterà purtroppo, in una lastra di ghiaccio.
Insomma, un ritorno ai “bei tempi passati”, quando la nebbia era una cappa che copriva ogni cosa per giorni e giorni e, solo nelle ore più calde si alzava per ritornare più fitta all'approssimarsi della sera.
Fatto eccezionale o segno che “a volte ritornano” ?
Anche la neve sembrava fosse in via di estinzione ma, negli ultimi anni, ha ripreso a scendere abbondante anche in pianura.
Per la nebbia potrebbe essere finito il periodo dell'esilio e potremmo, nei prossimi anni, ritrovarla sempre più spesso a nascondere l'orizzonte del nostro viaggiare.

lunedì 7 febbraio 2011

Il modello giusto

Mio padre faceva l'impresario edile. Partito alla grande da giovane con un buon numero di dipendenti aveva pian piano ridotto l'impresa sino a raggiungere una dimensione, quattro persone, che andava d'accordo con le responsabilità che sentiva di potersi prendere.
Il suo lavoro era costruire case, mai si cimentò con costruzioni più grandi, mentre spesso si dedicò a lavori di manutenzione più o meno impegnativi.

In questa sua scelta sta tutto il suo mondo : la famiglia, il lavoro, l'impegno per la comunità in cui viveva.
Negli inverni di quegli anni, quando non lavorava per lunghi periodi, non ci ha mai trasmesso l'ansia con cui viveva la mancanza di lavoro. Le cose con la primavera si aggiustavano e recuperava serenità.

A rivederlo adesso, era un grande. Solo ora sto capendo il suo grande equilibrio di vita equamente diviso tra la conduzione di un'impresa, la famiglia e l'impegno sociale.

E' morto alla stessa maniera con cui stavo morendo io. Un infarto ai primi di dicembre, il blocco cardiaco otto giorni dopo, solamente con vent'anni di ritardo : a 72 anni.

Io figlio maggiore di tre, non sono riuscito a cogliere il suo modello di vita, oggi a guardarmi indietro mi rendo conto di quanto mi avrebbe aiutato, snobbandolo probabilmente per quella sorta di sufficienza con cui molte volte i figli guardano i padri.
Io che avevo studiato più di lui, non potevo che fare meglio.
Invece le cose sono andate diversamente.

Lui stravedeva per me e parlava a tutti del mio lavoro, della mia famiglia o delle mie maratone.
Io ho cominciato a stravedere per lui molti anni dopo la sua morte.

Non tutta la sua vita è stata vissuta a regola d'arte, come era solito scrivere nei preventivi che con la macchina da scrivere io, appena cresciuto, gli mettevo in bella copia.
Erano un po' tutti simili, scritti in un italiano semplice, con qualche errore di forma che io quasi mai correggevo per non modificare il senso delle frasi.

Insomma da giovane doveva essere stato un animo inquieto.
Pur lavorando sodo gli piaceva ballare e divertirsi. Naturalmente sposò mia madre a cui ballare non piaceva..
Da giovane fumava due pacchetti di sigarette al giorno e sempre in quegli anni ebbe un periodo in cui fu dedito al bere.
Io non mi ricordo delle sigarette, ricordo invece le liti in casa quando tornava ubriaco.

Poi improvvisamente, avrò avuto cinque o sei anni, smise con il vino da un giorno all'altro. Con il fumo aveva già chiuso. Da quel giorno mia madre non gli rammentò più le liti da ubriaco.
Per il resto della sua vita non assaggiò più vino o alcolici e obbligò tutti in famiglia a bere aranciata a pranzo e a cena.

Si fece la patente, dopo essere stato bocciato più volte all'esame di teoria. La sua prima macchina fu una Seicento usata, targata Sondrio.

Per molti anni si impegnò a far crescere una comunità, Crea, una frazione che si era raccolta attorno a una chiesa costruita con il sacrificio di tutti. Collaborò con i preti pur non essendo un assiduo credente.
Fu presidente della squadra di calcio e membro del consiglio di quartiere.

Era interista. Solo su questo lo ho seguito, fin da piccolo, senza mai un tentennamento.

Ho un solo grande rimpianto : non averci parlato abbastanza.

Solito risveglio.

 Solito risveglio nel cuore della notte. Guardo l'ora nel cellulare, sono le quattro e trentasette.
“Orario infame”, penso tra me, già timoroso di non riuscire a riprendere sonno.
Succede spesso, mi sono ormai abituato alla situazione. Aspetto con calma il mattino. Aspetto con calma la sveglia delle 6 e 20.
Mi da soddisfazione tacitarla il prima possibile, come se si trattasse di una prova di riflessi.
Spesso ci metto un niente, altre volte, visto che uso la sveglia del tablet, bisticcio con il touch screen che continuo a toccare senza risultati.

Guardo l'ora sul cellulare e, contemporaneamente controllo l'arrivo di qualche sms.
“Non si sa mai”, mi dico, sognando l'eventualità di essere stato pensato da qualcuno (o da qualcuna).
Ricordavo oggi, quanto sia stato appeso, in questi due anni e passa a questi piccoli messaggi, quanta speranza abbia riposto in essi, come se da un momento all'altro potesse arrivare quello che avrebbe potuto illuminare la vita e le mie scelte.
Spesso si da troppa importanza a cose e persone marginali, ma è un errore che è facile commettere nella solitudine.

Intanto mi alzo, giro per casa, apro il frigo ma non mi fa voglia niente. 
In bagno accendo la lavatrice. La sera prima avevo dimenticato di lavare un tappeto. Lo metto dentro scegliendo un programma a caso. Non c'è quello per lavare i tappeti nel cuore della notte.
Attivo pure l'asciugatrice calcolando che per il mattino seguente lo ritroverò pure asciutto.
Un rumore in più a tenermi sveglio.

Così, preso il pc, controllo le notizie sul web. Di solito di notte succede quasi niente, anche perché, le redazioni dei giornali su internet, quasi sempre vanno a letto.
Forse basterebbe un libro, qualche pagina mi aiuterebbe a ritornare a dormire. Questa, ne sono convinto potrebbe essere la soluzione giusta, ma con il leggere, di questi tempi, non c'è feeling.

Non fossi solo, mi rannichieri vicino a lei, abbracciandola semza il timore di svegliarla.
Funzionerebbe meglio del libro, ne sono certo.
Funzionerebbe tutto meglio.

domenica 6 febbraio 2011

Inter - Roma 5 : 3

Continua la rincorsa

I violini e lo straniero

 Da un po' di tempo ascolto Radio 3. In particolare mi piace ascoltare, mentre mi reco al lavoro, Prima Pagina verso le 8 del mattino.
Con il tempo ho imparato ad apprezzare anche altri programmi : quelli dedicati ai libri e solo recentemente quelli dedicati alla musica classica.
Quindi mentre prima, appena si affacciavano le note di qualche brano di musica classica cambiavo canale preferendo il più delle volte Radio 2, oggi soprattutto quando il viaggio è lungo ho scoperto che la musica classica è un'ottima compagna di viaggio.

Così la mia autoradio è sempre più sintonizzato sulle frequenze di Radio 3.
Sabato con il volume abbastanza altro stavo manovrando nel parcheggio di uno dei supermercati che stanno nei pressi di casa mia.

La macchina nuova ha il vantaggio di avvisarmi con i sensori di parcheggio dell'approssimarsi di un ostacolo. I cicalii sono hanno delle note molto alte e, a seconda che l'ostacolo sia davanti o dietro i suoni di avvertimento si modulano di conseguenza.

Quindi manovravo, come faccio spesso, quasi senza voltarmi, fiducioso degli avvertimenti, mentre contemporaneamente la radio suonava un brano di musica di soli violini. Il volume era alto,forse talmente alto da farmi confondere i cicalii di avvertimento che arrivavano da dietro,con qualche nota di violino, tanto che ad un certo punto al macchina ha urtato contro un'altra intenta nella medesima manovra sul lato di fronte.

“Ma come”, pensai, “i sensori non hanno funzionato !”, mentre scendevo dalla macchina andando incontro al nemico dell'altra auto.
“Chi dei due aveva ragione ? “, mi chiedevo.

E mentre pensavo che avrei passato l'ora successiva sopra una constatazione amichevole, incrociai lo sguardo dell'altro malcapitato che si limitò a dire :

“Ma lei non guarda quando fa manovra ?”, e in effetti aveva centrato il problema.

Capii da quelle poche parole che si trattava di uno straniero. La sua macchina era abbastanza nuova. Il paraurti era leggermente strisciato, oserei dire sporcato.
Un qualsiasi italiano avrebbe richiesto il paraurti luccicante come prima.

Il signore, dopo averlo pulito un po', si rese conto del danno minimo.

“Non è successo niente”, disse e, salito in macchina completò la manovra andandosene.

Io rimasto un po' interdetto, ripresi la macchina e me ne andai, non prima di aver tirato un sospiro di sollievo.

D'ora in avanti farò più attenzione ai violini e ai cicalini, può essere rischioso confonderli.

venerdì 4 febbraio 2011

Fatta la legge trovato l'inganno

Fatta la legge trovato l'inganno”. E' questo uno dei proverbi più famosi ed è riferito a coloro che riescono, furbescamente, a eludere i doveri previsti dalle leggi.
Non sempre l'elusione può definirsi al di fuori della legge e quindi illegale.
C'è sempre un filo sottile che lega chi ha promulgato la legge a tutti coloro che la legge sono tenuti a rispettare.
L'interpretazione spesso apre spiragli, non previsti dal legislatore, che giocando sul significato delle cose scritte ma soprattutto su tutto ciò che non è scritto permette di circoscrivere gli effetti della legge se non addirittura di raggirarla senza per questo cadere nell'illegalità.
I giudici nei casi più controversi hanno il compito di interpretare la legge e la volontà del legislatore, con l'obiettivo principale di far rispettare in maniera giusta la legge.

Ma se si prova, per pura curiosità, a “rovesciare” il proverbio ci si ritrova davanti il seguente testo :

Scoperto l'inganno fatta la legge”.

Strano ma non mi sembra del tutto squinternato e privo di senso. Anzi a dirla tutta in questi anni i nostri legislatori si sono spesso prodigati a legiferare con l'intento di coprire o depenalizzare “inganni” o “cose al limite della legalità” di alcuni componenti del governo primo fra tutti, il nostro premier.

E mentre nella versione originale del proverbio si scorge quello spirito di sfida che possiamo ritrovare anche nelle gare tra ladri e carabinieri , nella versione rovesciata inquieta scorgere l'uso del potere a fini personali, nella più sfacciata indifferenza per il bene comune e per valori quali l'etica e la giustizia.

Stiamo andando un po' alla deriva. Ci serve una sterzata benefica, che certo non verrà da chi è oggi al potere, sarebbe chiedere un po' troppo.
Ci vuole semplicemente un colpo di fortuna. E' triste dirlo, ma è così.

giovedì 3 febbraio 2011

Bari - Inter 0 : 3

Ci ha pensato ancora Pazzini, che continua  a segnare dopo l'esordio.
Sneijder  e uno che non conosco tale Kharja completano le marcature.

Il terzo posto è raggiunto, con una partita ancora da recuperare.
Ci si sta avvicinando allo scontro diretto, un pò più in forma dei Milanisti.
Oggi è ricomparso Sneijder. Diciamo che la sua stagione comincia quà e visto che ancora nulla è perduto mi sembra un ottimo momento per ripartire.

Eto'o' dovrà rifiatare, dopo aver mantenuto a galla l'intero bastimento, Ora ci si aspetta i goal di Milito e una difesa più solida davanti a Julio Cesar ritornato finalmente tra i pali.

Alla prossima che non sò nemmeno quale sia.

Schiarita

Ogni tanto chiarirsi fra persone fa bene, nella vita e nel lavoro.
Stamattina sul lavoro, accettando di buon grado le critiche che mi sono state rivolte, mi sono sentito di dire cose che tenevo dentro fin da settembre.
Ora mi sento  meglio, succeda quel che succeda.
Delle scarse performance di cui sono stato accusato, non ho dato la colpa al mio cuore.
Lui è presidiato a sufficienza e funziona bene, oltre ogni più rosea previsione.
Il resto si può benissimo aggiustare.

L'allevamento di computer

 Mio nonno aveva un pollaio che, agli occhi dei galli e delle galline doveva sembrare una sorta reggia.
Occupava un ampio spazio dietro la casa, a fianco della stalla, dove all'ombra delle vigne, di un noce secolare e del “fassinaro”, viveva un buon numero di galli e galline, qualche anatra e talvolta alcune oche, quest'ultime mantenute più per il loro pregiato piumaggio che per la loro carne.
In un angolo c'era comunque spazio per l'acqua e per un contenitore dove veniva messo il granturco, della verdura e quanto fosse utile al sostentamento di quegli animali.
Le anitre avevano a disposizione anche una sorta di pozzanghera dove potevano sguazzare e bagnare le loro piume.

Il ricovero dove le galline andavano a dormire, era la cosa che più mi affascinava. Si trattava di una sorta di piccola baracca che stava a cinque o sei metri da terra, raggiungibile dalle galline attraverso una scala inclinata sulla quale salivano saltando di piolo in piolo.
Questo le metteva al sicuro dalle volpi, faine e altri predatori che nottetempo visitavano sicuramente il pollaio..
Tutto serviva al sostentamento della famiglia e nel corso dell'anno galli e galline passavano per la cucina di mia nonna per poi finire a rallegrare la tavola, specialmente nei dì di festa.
Mio nonno si preoccupava ogni giorno di raccogliere le uova che le galline deponevano qua e là. Con il tempo aveva imparato ad individuare i nuovi nascondigli e quando lo accompagnavo mi indicava i luoghi dove, con molta probabilità, potevo trovare le uova.
La primavera era la stagione più prolifica per le uova, tanto che una parte poteva anche, essere anche venduta.

Questi erano i pollai di quasi cinquant'anni fa. Il concetto di allevamento non si era ancora sviluppato e ognuno produceva per le proprie necessità.
Con gli anni, invece la vita per questi animali, si complicò non poco. Cominciarono a nascere i primi allevamenti e lo spazio destinato a ciascun animale si ridusse drasticamente. Un pollo si ritrovò a passare la sua vita in uno spazio angusto, ove gli era impossibile quasi muoversi.
Fu così che le cose cambiarono al punto tale che lo spazio che mio nonno dedicava alle sue trenta galline gli allevamenti lo usavano per contenerne qualche centinaio imprigionate in gabbie tutte uguali.

Che poi le galline di mio nonno fossero paragonabili alle galline di allevamento poteva sembrare una sorta di eresia. Diciamo che nella forma si assomigliavano ma nella sostanza, e nel gusto, grandi erano le differenze.

Quando ho cominciato a lavorare nell'informatica i computer di allora occupavano stanzoni enormi.
I primi due con cui ho avuto modo di lavorare occupavano circa 400 metri quadrati di un bunker mantenuto a temperatura costante da potenti sistemi di refrigerazione. Poi nello stesso spazio, dopo un paio d'anni fummo capaci di contenerne quattro.
Negli anni successivi, con l'avvento di quella macchine che oggi noi sentiamo identificare con il nome di server, il numero di questi sistemi che potevano essere contenuti negli stessi 400 metri quadrati aumentò notevolmente.

Nel primi anni 2000 queste macchine venivano installate in speciali armadi che potevano contenerne fino ad una decina. Quindi lo spazio necessario al corretto funzionamento di un computer si è nel corso degli anni via via ridotto.
Contrariamente alle galline che hanno visto diminuire il loro spazio a disposizione mantenendo le stesse dimensioni, i computer si sono via via rimpiccioliti giustificando così la ridotte richieste di spazio.
Negli ultimi anni però anche i computer hanno subito una sorta di trasformazione. Il software, quella serie di programmi che garantiva e garantisce il corretto funzionamento di quelle macchine si è via via separato dall'hardware, il ferro e l'elettronica che un tempo costituiva il computer. Oggi ci sono “programmi” che riescono a simulare o come si dice in gergo virtualizzare l'hardware. I software che un tempo dovevano essere ospitati all'interno di un computer oggi invece utilizzano solo una parte delle risorse di un computer più potente, capace di contenerne decine di altri simili.
Lo spazio che un tempo era necessario a un solo server oggi, con le nuovissime tecnologie, è in grado di ospitare decine se non centinaia di server.

Ecco, analogamente ai polli, stanno nascendo per i computer di oggi, pure loro lontani parenti di quelli di una volta, spazi paragonabili ad allevamenti dove sarà importante farne funzionare molti nel minor spazio possibile.

martedì 1 febbraio 2011

Indizio n. 1

Certi silenzi sono talmente eloquenti da convincermi di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Eppure mi sembrava di essere stato invitato

Qualche volta le cose le faccio con il cuore. Sembra strano ma è così.

Gli apprendisti stregoni, esistono eccome.  Prendono un po’ di intrugli vari, senza  ne conoscenza ne consapevolezza, mischiano il tutto e aspettano il botto. Se sono furbi mettono la qualcuno a controllare mentre loro già navigano verso un nuovo intruglio. Le aziende ne sono piene.