sabato 30 aprile 2011

Cesena - Inter 1 : 2

Pazzini entra al 14" del secondo tempo. L'inter è sotto di un goal da 3 minuti.
Stessa solfa di questi ultimi tempi. Gli svantaggi non sempre si riesce a recuperarli.
Ma grazie ai 5 minuti di recupero assegnati dall'arbitro.
 proprio in quegli ultimi istanti di gioco, il destino della partita si capovolge, Pazzini segna al 46" e al 50" e si vince 2 a 1.
Il Milan torna  a 5 punti, domani affronterà il Bologna con un pelo di ansia in più che spesso può giocare brutti scherzi.
L'inter di questi tempi è tornata pazza, imprevedibile come ai bei tempi, quando non si vinceva niente, al massimo la Coppa Italia.

venerdì 29 aprile 2011

Fuoco sulle Nuvole

Oggi uno dei Data Center, (o il datacenter?) di Aruba, uno dei più grandi fornitori di servizi di Information Tecnology : mail, server, cloud computing, ha subito un principio di incendio dovuto a un problema di surriscaldamento della batterie dei gruppi di continuità.
Tutti i servizi erogati dal Datacenter sono stati fermi per circa sei ore.

Anche sulle “nuvole“ ci possono essere dei problemi ma soprattutto non è poi vero la continuità di servizio tanto pubblicizzata trovi riscontro alla prova dei fatti.
Un guasto di questo tipo non avrebbe dovuto essere percepito dai clienti, convinti magari di aver comprato un servizio 24 X 7 X 365. Tutto doveva ripartire da un altro Datacenter, senza significative interruzioni del servizio e soprattutto senza la minima perdita di dati.
I dati, stando alle notizie, non sono andati persi, ma il servizio non è stato ripristinato altrove.
Cosa prevedevano i contratti di servizio concordati con i clienti ?

Sono stati rispettati i livelli di servizio previsti ? Come è possibile verificare quanto sia solido il servizio comprato e quanto sia aderente a ciò che i contratti prevedono ?
Tutto sembra maledettamente difficile da verificare, tanto che, sta prendendo piede la convinzione che per sopperire alla perdita di affari causata dalla mancanza di servizi IT sia più concreto affidarsi a una polizza assicurativa piuttosto che a tecnologie difficilmente verificabili.

Piccoli incendi possono far evaporare le nuvole.

martedì 26 aprile 2011

Chernobyl - 25 anni fa

Il 26 Aprile del 1986, il reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose durante, come è stato appurato in seguito, un collaudo o un esperimento.
L'esplosione comportò  un'emissione di radiazioni nell'atmosfera centinaia di volte superiore a quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Le conseguenze del disastro interessarono tutto il continente europeo e persistono ancora oggi.

Oggi venticinque anni dopo quella immane tragedia, siamo ancora qua a discutere sulla opportunità o meno di affidare al nucleare la risoluzione del problema energetico e sulla sicurezza delle centrali atomiche di qualunque generazione esse siano.
Stasera a Radio 1  qualcuno ha affermato che i morti accertati sono stati solo 52 e che nessuno potrà mai dimostrare che decine di migliaia di persone abbiano trovato la morte a causa di quelle radiazioni.

A volte bisogna attenersi ai dati ufficiali !!!

L'ultimo incidente provocato dal sisma e dallo tsunami dell'11 marzo alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, ha riaperto il dibattito anche in Italia alla vigilia di un Referendum.

Il governo Italiano ha, prima affermato che sulla materia andava fatto un cambio di rotta, poi, posticipando di un anno ogni decisione sul nucleare, per bocca del premier, ha affermato che la moratoria ha il solo scopo di rinviare la partita, "per impraticabilità del campo" o per semplice timore di perdere.

Grande è l'opinione che ha questo signore degli italiani, ma pure noi abbiamo oramai preso le misure !

lunedì 25 aprile 2011

IPOD Playlist

E ho guardato dentro un'emozione
e ci ho visto dentro tanto amore
che ho capito perché non si comanda al cuore.

E va bene così...
senza parole... senza parole...
E va bene così, senza parole
E va bene così, senza parole...
E va bene così... 





Vasco - Senza Parole

La mezza maratona

 Come in altre occasioni l'intenzione era di fare la solita corsa di poco più di 10 chilometri.
La scelta di Brugine, nel padovano garantiva la mancanza di salite.
Strada facendo, ma abbastanza presto ho deciso per il percorso più lungo di 21 km.
Trotterellando, e il tempo lo conferma, senza mai accelerazioni e mantenendo una corsa costante e lenta ho completato il percorso non senza fatica soprattutto negli ultimi km.
Il cuore, sempre controllato e tenuto alle frequenze consigliate non ha dato segni particolari.

Il totalizzatore sul web riporta 250 km percorsi in 24 uscite. I numeri cominciano a diventare significativi. Ora mi aspetto un “rallentamento del cuore” che potrebbe permettermi di aumentare la velocità di base senza andare fuori giri anche se ad oggi non vedo segnali in questo senso.

La rincorsa verso una ipotetica maratona è ancora lunga, molto più lunga di quanto pensassi.
Ma con pazienza penso che potrei riuscirci prima della vecchiaia.
Duplicando il tempo di oggi avrei percorso la maratona in meno di cinque ore.
L'operazione è un po' avventata ma da un senso all'impresa.


Otto Minuti per la vita

Dal 25 Aprile al 1 Maggio si svolge la campagna di sensibilizzazione verso il  progetto " Otto minuti per la vita" che ha l'obiettivo di diffondere le pratiche di soccorso e rianimazione per le persone colpite da arresto cardiaco.
La  raccolta fondi ha lo scopo di raccogliere fondi per l'acquisto di defribrillatori da donare a scuole e altri istituti pubblici.

Il link riporta al sito Otto minuti per la vita.



domenica 24 aprile 2011

Pranzo di Pasqua

 Il menù si presentava bene : due antipasti seguiti da due primi per poi proseguire con i tradionali piatti di carne.
Come ci si poteva aspettare il ristorante, in verita si trattava di una baita, era al completo : i tavoli erano tutti occupati e i camerieri si muovevano frenetici, quasi correndo.
Altre volte ero passato da quelle partti e la qualità del cibo e deel servizio erano sempre state all'altezza.
Arrivati sul tardi e un po' affamati, immediatamente ci siamo resi conto della eccezionalità del giorno sia per il servizio che per la qualità

Dopo un'attesa più lunga di quanto ci potessimo aspettare, che ci aveva già fatto consumare il pane che stava in tavola, arrivò il primo antipasto. Le pietanze si perdevano nel grande piatto.

Il declamato “Gamberetti alla Busera”, consisteva in soli due gamberetti ricoperti dalla famosa salsa, mentre l'altro assaggio altro non era che una parca fettina di non so che cosa.
Il piatto fu svuotato già prima che il cameriere avesse girato l'angolo.

“ Non si fanno certi scherzi !” pensai cercando di consolarmi con del pane pure lui vicino all'esaurimento. In meno di un minuto divorati una delle pagnotte che stavano in tavola.

L'altro antipasto, a colpo d'occhio sembrava già meglio. L'insalata che lo guarniva riempiva un po' di più il piatto, ma purtroppo l'unica fettina di Bresaola e il Vulevan con il formaggio, furono divorati in qualche secondo.
Insomma quelle misere pietanze avevano mortificato la nostra fame. Il pane, pure lui razionato, non ci aveva aiutato. L'inizio era stato molto dimesso.

Poi il pranzo è continuato un po' più normale, correggendo l'esordio cosi risicato e misero.

Di sicuro poteva andare meglio !

mercoledì 20 aprile 2011

Quando il cuore si ferma

Oggi ho letto su Repubblica l'articolo di Ilvo Diamanti, dove egli narra la sua esperienza con l'infarto.

“Quando il cuore si ferma “, è il titolo dell'articolo. Io incuriosito dal titolo ho letto con attenzione sia la narrazione dei fatti e il susseguirsi degli eventi sia le considerazioni e i pensieri che quest'esperienza aveva fatto nascere. Quando il cuore si ferma

L'infarto, cioè quando il cuore riparte, è una opportunità, un modo per ricominciare sapendo che niente potrà essere come prima ma, al tempo stesso tutto tornerà come prima, forse anche meglio di prima, impegnandosi a volersi più bene e a volere più bene a chi ci vuole bene.
E' vero non bisogna farsi prendere dalla paura o dalla paura della paura, il cuore ritornato a battere, continuerà a farlo autonomamente, come sempre. Ho vissuto i primi tempi dopo l'infarto e l'arresto cardiaco con la sensazione o il mandato di doverlo accudire come fosse un bambino. Poi con il passare del tempo i battiti sono diventati sempre più discreti e l'ansia e la paura di rivivere i momenti del dolore profondo o il capogiro unico avviso dell'arresto cardiaco, si sono affievolite e spente come il fuoco di una candela.
Oggi non vivo pensando che il mio cuore mi si possa ribellare, nonostante qualche eccesso e per me tutto è diventato come prima.
Ho dentro una voglia di vivere che ha bisogno dei battiti, anche se lenti di questo cuore che fermandosi ha voluto aiutarmi a rimettere a fuoco ciò che mi circonda.

Ilvo Diamanti conclude con questa considerazione:
L'infarto è l'occasione per ri-cominciare. Se ne sei capace. Per guardarti dentro e intorno. Perché domani, certo, è un altro giorno. Ma anch'io, oggi, sono un altro. Diverso da prima. E non sarò più lo stesso.
È il motivo per cui ho scritto queste cose. Non me le sono tenute dentro, per pudore e con paura. Ho raccontato i fatti miei. Ho esibito me stesso. (Sfidando il fastidio di molti a cui, sicuramente, dei fatti miei non interessa molto). Ma l'ho fatto - anzitutto e soprattutto - per me. Per non dimenticare.
Per impedirmi di ritornare. Indietro.
Raccontare scrivere esperienze come queste, non penso possa essere di aiuto ai lettori o, quanto meno, sono pochi coloro in grado di raccogliere il messaggio che narrazioni di esperienze di questo tipo possono trasmettere.
I malanni sembrano sempre passare vicino, riguardare qualcun altro e, spesso si vive una sorta di onnipotenza, che ci fa credere invincibili, convinti che siano sempre i cuori degli altri a fermarsi.
Invece può capitare che sia il nostro cuore a fermarsi. E con esso la nostra vita bisognosa di essere riconsiderata e ripensata.
Il cambiamento non è repentino, una sorta di apparizione della Madonna o un fulmine a ciel sereno , ma un lento recupero, prima fisico poi personale tutto teso a riprendere gli spazi emotivi, sentimentali e sociali che prima ci appartenevano.
Spesso però, una volta concluso questo percorso ci si accorge che tutto ha un altro significato e le priorità di un tempo oggi sembrano barzellette.

L'importante è non dimenticare, per non ripetere gli errori di un tempo.

lunedì 18 aprile 2011

La categoria protetta

Oggi il mio capo, che forse conosce per sentito dire quello che mi è successo e il mio stato di salute, mi ha chiesto se conosco il mio grado di invalidità.

"Non lo so, tempo fa ci avevo pensato, ma poi ho lasciato perdere, non mi sento per niente invalido", ho risposto  tranquillo.

"Probabilmente penso che potrei vedermi assegnato al massimo il 50 %", ho aggiunto sparando una cifra di pura fantasia.

"Anzi", ha incalzato lui, " potresti farti assegnare alla categorie protette, troveresti lavoro senza problemi".
Poi continuò : "Potresti costarci molto meno "

Lasciato cadere il discorso, mi sono chiesto se le sue considerazioni fossero dettate dalla opportunità di poter meglio centrare gli obiettivi di risparmio richiesti dall'azienda, convertendomi in "categoria protetta".

Parlando di Inter

 Il finale della Maratona di Londra, vinta dal keniano Emmanuel Mutai con il tempo di 2 ore 4 minuti e 40 secondi è stato tra quelli che più mi hanno impressionato.
Il vincitore, dopo aver staccato progressivamente tutti gli avversari, ha continuato la sua corsa vittoriosa con leggerezza e potenza straordinarie. Una lunga volata verso il record della corsa, verso un ragguardevole gruzzolo di dollari, che i record hanno contribuito ad aumentare, senza il minimo cedimento o segno di stanchezza. Aveva percorso la gara ad una velocità media superiore ai 20 KM/h.

Lo scenario si era presentato pochi minuti prima con l'arrivo della prova femminile vinta da Mary Keitany in 2.19.19.
Stessa leggerezza, stessa padronanza della distanza. Oggi la maratona si corre in velocità, senza più la paura della distanza, con la consapevolezza del ritmo da impostare per tutto il percorso.
Le corse avventate, a cui si assisteva qualche anno fa, sono rare a vedersi come pure i crolli clamorosi. Si assiste il più delle volte a una corsa ad eliminazione determinata da allunghi o accelerazioni ben ponderate e studiate.

Il muro delle 2 ore non è poi così lontano.

Il ciclismo ha invece presentato un'altra Classica del Nord : L'Amstel Gold Race.
La corsa, unica classica che si corre in terra olandese, è stata dominata da Philippe Gilbert, vincitore già l'anno scorso.

Il pronostico è stato rispettato. Lui era il favorito e lui ha vinto, nonostante i ripetuti attacchi degli avversari. Nessuno lo poteva superare nella rampa che portava al traguardo di Valkenburg, in cima al Cauberg. Un ciclista fatto apposta per questa gara o una gara fatta apposta per un ciclista ?

Paradossalmente se la rampa finale fosse stata più lunga di 500 metri il favorito poteva cambiare.
Strano ciclismo quello di questi anni, dove i ciclisti programmano una intera stagione sull'esito di una corsa, per poi tornare emeriti sconosciuti per il resto dell'anno.

Coloro che preparano i grandi giri stanno a guardare nelle grandi classiche e viceversa. Altri invece preparano con meticolosità il finale di stagione quando, la mggior parte dei colleghi è già esausto per gli sforzi fatti.

È importante dosare le proprie forze, ma soprattutto capire quando è il momento giusto per giocare le proprie carte con buone possibilità di successo.

domenica 17 aprile 2011

Parametri Macchina - Versione Serale

 Stasera, senza nessun sintomo o allarme ho pensato di misurare la pressione.
Di solito alla sera non lo faccio mai, ma questa volta l'ho fatto, più che altro per curiosità.

Il misuratore è sempre là, sotto al comodino. Rimesso in moto, è partito con il solito rumore, un gorgoglio molto simile alle fusa di un gatto.
In pochi secondi il display aveva la sentenza : Pressione Massima 99, Minima 54.

“Forse sono messo male, forse stare su un fianco fa sbagliare la misurazione”, ho pensato credendo in un errore.

Dopo poco più di un minuto ho però riattivato la macchina per una nuova misurazione, aspettandomi dei valori più normali.
Questa volta mi sono messo nella posizione corretta.

Inutile, la nuova misurazione riportava gli stessi valori dell'altra o quasi : Massima a 95, Minima a 56.
Che pensare, cosa fare.
Meglio dormirci sopra.

La corsa fuori stagione

 La corsa di oggi si svolgeva in gran parte lungo la strada delle ciliege.
I ciliegi lungo la strada abbondavano e si scorgevano i piccoli frutti verdi in via di maturazione.
Se la corsa si fosse svolta tra un mese il panorama sarebbe stato completamente diverso e qualche assaggio magari ci scappava.
In ogni ogni modo la presentazione della corsa parlava di percorso collinare e tra le colline dietro a Marostica ho corso, affrontando con calma le ormai solite rampe e lanciandomi con un po' più di impetto lungo le discese.
Forse sono andato più veloce che in altre occasioni ma importante è stata la sensazione di benessere provata lungo il percorso.
L'arrivo in Piazza Castello, quella degli scacchi è stato tra i più riusciti degli ultimi tempi.

La partecipazione è stata imponente, migliaia di persone che ben presto hanno riempito i parcheggi a disposizione. Quindi ho trovato i soliti problemi di parcheggio all'arrivo, risolti con un po' di pazienza trovando un'area poco segnalata ma appositamente attrezzata per l'evento.

All'entrata un cartello raccomandava che la sosta non poteva durare più di 72 ore.
Mi sono chiesto chi si sarebbe preso cura di controllare e come dovevano essere i dischi orari da usare.


venerdì 15 aprile 2011

Piazza Castello

 Stamattina di buonora ero in Piazza Castello. Finita la colazione in albergo sono uscito a fare due passi. Costeggiato il Duomo, dopo essere passato sotto un grande porticato mi ritrovai nella piazza.
Dal 25 Aprile 1993 non ero più tornato in quei luoghi.

Rividi l'arrivo della maratona di quell'anno dal fondo, da dietro la linea del traguardo. Quel giorno faceva freddo, la pioggia mi aveva accompagnato sin dalla partenza di Avigliana. Tanto era il freddo che non sarei mai uscito dal pullman per partire.
Poi, come sapevo, tutto si risolse e il freddo sparì. Superato Rivoli, la discesa lungo Corso Francia fu un correre leggero, drogato dalla leggera discesa. Passai alla mezza maratona intorno a un'ora e ventotto minuti e sognai di battere il muro delle tre ore fino al parco del Valentino, quando, invece, la luce si spense e le energie si affievolirono.

Lungo i viali del parco rallentai progressivamente e senza mai fermarmi arrivai al ristoro del 40 chilometro dove mangiai avidamente frutta e qualche biscotto.
Gli ultimi due chilometri, non furono più veloci ma passarono. All'arrivo notai mio figlio che mi aspettava vicino alla mamma.
Finii la corsa in 3 ore e 4 minuti più una manciata di secondi.
Fu la mia seconda maratona.

Torino 14 Aprile

Il Ristorante si trova dalle parti di Piazza Emanuele Filiberto che, per certe caratteristiche dei locali che ospita,  ricorda molto alcuni angoli di Parigi.

Tra i piatti ottimo il bollito, accompagnato da salse varie, tra cui quello che noi veneti chiamiamo Cren.

Di seguito la lista dei vini :

Nebbiolo
Barbaresco
Moscato
Barolo Chinato
Grappa di Nero d'Avola.

L'albergo è a pochi passi. La serata è piovigginosa e fresca.
Domani mattina alzandomi di buon'ora, ammesso che ci riesca, esco a fare due passi.

mercoledì 13 aprile 2011

Schalke 04 - Inter 2 : 1


Non era la serata giusta per scrivere una delle pagine più significative del calcio.
Gelsenkirchen non è la stessa cosa che Milano, Liverpool o Manchester.

Anche i luoghi hanno un senso per le pagine di storia.  Non si possono scrivere storie memorabili in posti dimenticati.
Vabbè, è andata peggio del previsto. In cuor mio speravo nel miracolo, che, però, come ogni miracolo che si rispetti si manifesta con parsimonia e senso della misura.
L'inter di questa annata bislacca se la dovrà cavare da solo.
Per noi Interisti è importante prendere coscienza della realtà.

Dipendenti "Efficienti"

Ai tempi della crescita economica i lavoratori erano risorse preziose per le aziende.
In seguito molti di loro sono diventati dei cassaintegrati
che con il peggiorare delle crisi e l'avvento della delocalizzazione, si sono trasformati in esuberi,
prima di essere messi in mobilità e diventare definitivamente delle....
"Efficienze".
Il senso delle parole dovrebbe essere dichiarato : "Specie protetta".

martedì 12 aprile 2011

Firenze - 10 Aprile

Santa Croce

Palazzo Vecchio

Giostra

Arcate dalle parti di Ponte Vecchio

lunedì 11 aprile 2011

Note di Lunedì

Oggi, forse per la prima volta, mi sono dimenticato del Comunicatore, del modem che comunica con l'ICD.
Non ci avevo proprio pensato, quasi fosse un lunedì di altri tempi.

Stasera al varcare la porta di casa, il bagliore di un lampeggio ha richiamato la mia attenzione. Il modem, anzi il "Comunicatore", mi chiamava a se, quasi a chiedermi dove fossi finito.
Solo in quel momento, realizzata la situazione, mi sono accucciato li vicino e, premuto il pulsante blu, ho attivato il trasferimento. Per un minuto non mi sono mosso, a placare l'ansia del Comunicatore, che in quel lasso di tempo ha raccolto i dati, forse un pò bislacchi di quest'ultima settimana, inviandoli via telefono.


La corsa di stasera mi è venuta facile, leggera come nei momenti di grazia. Correvo veloce e sbirciando la frequenza cardiaca, mi stupivo del fatto che non tendesse a salire, quasi che il cuore fosse vittima di un attacco di pigrizia. Anche qualche accelerazione non sembrava smuoverlo, frequenze entro il limiti, massimo 135 battiti/ minuto.
Sabato scorso percorrendo lo stesso percorso, concluso con un tempo superiore di 5 minuti, avevo notato frequenze nettamente più alte che, a volte avevano sfiorato i 150 battiti/minuto e, mi avevano obbligato a rallentare sensibilmente.
Quali le cause , quali le differenze ?
La temperatura di dieci gradi più alta di sabato a mezzogiorno e lo stato d'animo rilassato e tranquillo di stasera.
Ambiente esterno e ambiente interno. Attenti a quei due !


IPOD Playlist

Se c'è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c'è strada dentro al cuore degli altri
prima o poi si traccerà.



Mio fratello che guardi il mare - Ivano Fossati

Viaggi Interplanetari

Alla mostra dell'astronomia a Santa Maria di Sala, utilizzando l'ampio prato antistante a  Villa Farsetti, gli organizzatori avevano costruito un "modellino " del sistema solare che si estendeva su tutti i trecento metri di lunghezza del prato.

I pianeti c'erano proprio tutti, da Mercurio, molto vicino al sole e molto piccolo, fino a Plutone che era stato piazzato quasi a ridosso della provinciale che passa proprio li davanti. 
Il cartello che lo descriveva diceva : distanza dal sole 5900 milioni di chilometri.

Nel mezzo stavano tutti gli altri pianeti : da Giove con la sua macchia rossa a Saturno con i caratteristici anelli.
La Terra, ordinatamente al suo posto era rappresentata da una sfera azzurra.

Mio figlio affascinato da questo piccolo universo a portata di mano, ha cominciato a correre da un pianeta a un altro, fino a raggiungere Plutone, il più lontano, alla fine del prato.


Il viaggio di ritorno si è concluso in un paio di minuti, corsi in gara con altri bambini pure loro in viaggio tra gli spazi interplanetari.


sabato 9 aprile 2011

L'amore Sbagliato

 L'informatica si basa sulla tecnologia, anzi direi che si è sviluppata su una moltitudine di tecnologie che le hanno permesso di diventare talmente pervasiva da essere oramai indispensabile per la vita di tutti i giorni.

Negli anni ottanta i Sistemi Operativi erano considerati l'intelligenza dei grandi elaboratori, qualcosa di talmente complesso da essere esclusiva di pochissimi specialisti che per essere all'altezza dovevano studiare decine di manuali e avere dimestichezza con sigle e termini talmente strani da sembrare appartenere a un'altra lingua.

Difatti non era insolito sentire la fatidica frase :
“Ho ascoltato ma a dire la verità non ho capito niente”, e il riferimento era nella maggior parte dei casi alle parole e alle sigle che popolavano i discorsi di questi specialisti che a dirla tutta se la tiravano non poco.

Oggi di sistemi operativi si parla ogni qualvolta si ha a che fare con un cellulare. Chi tifa per IOS di Apple,chi invece è un fan di Android. Alla fine le funzioni basi sono rimaste le stesse ma la capacità elaborativa ora ha invaso quello che pochi anni fa chiamavamo telefono e stava sul mobiletto nell'entrata di casa.
Insomma oggi c'è una sorta di tifoseria che prende posizione pro o contro alcune tecnologie

Ritornando alla informatica e alle tecnologie, ho avuto spesso in questo periodo l'occasione di sentire la fatidica frase, assunta ormai come carattere negativo :

“Tu sei innamorato della tecnologia”

Essere innamorato di una tecnologia ha una serie di caratteristiche, “quasi umane”.

In tecnologia amore vuol dire :
“Non abbandonarla mai, perché è stata una sorta di primo amore” “
“Non comprenderne i limiti, usandola a sproposito”
“Affidarsi a lei anche quando non è il momento”
“Non capire quando è diventata vecchia e deve essere sostituita”
“Conoscerla talmente bene da comprenderne tutti i comportamenti”

L'amore per una tecnologia nel mondo del lavoro rende, come tutti gli innamorati, miopi e incapaci di definire le giuste strategie.
Spesso l'innamorato, cosciente di questo, cerca altre strade, ma alla fine torna sempre là.
In questo processo, travagliato e contorto le strategie durano giorni se non qualche volta ore e non si finisce mai di fare cose inutili.
Spesso abbandonare una tecnologia costa fatica, quasi dolore, ma come certi distacchi nella vita, porta ad affrontare al meglio il futuro


giovedì 7 aprile 2011

Alla ricerca del sonno perduto

Da qualche tempo la notte si è accorciata sempre più.
Il tirare tardi, indugiando sulla tastiera o leggendo qualcosa, non è più garanzia di un risveglio sul far del mattino.
Uno stato di agitazione mi sveglia, purtroppo, in piena notte, verso le due o intorno alle tre. Si tratta spesso di un risveglio accompagnato da un batticuore, forse conseguenza di un incubo appena vissuto ma già dimenticato.

Apro gli occhi timoroso, nessuna luce filtra dalle fessure delle imposte. E' ancora notte. L'orologio mi da l'ultima conferma.
Sconfortato mi giro dall'altra parte, come se il sonno fosse appena là vicino e per riprenderlo altro non bastasse che allungare la mano.
Il più delle volte è sul far del mattino che vengo colto dal sonno, mentre la sveglia si appresta a suonare e al nuovo giorno non manca che una manciata di minuti.

Qualche volta mi aiuto con delle gocce, ma l'effetto non cambia, al massimo guadagno una mezz'ora di sonno.

Tempo fa apprezzavo i risvegli all'alba perché mi permettevano di indugiare, sveglio a letto prima di alzarmi. Lo dicevo molto spesso quando mi capitava di parlane.
Pensando a quanto mi accade mi sono dato una spiegazione fantastica : probabilmente un genio della lampada deve avermi preso in parola e, cercando di strafare, ha pensato bene di superarsi, pur di farsi apprezzare, anticipando quanto possibile il mio risveglio.

Da parte mia, però, non mi sono permesso di sfregare nessuna lampada. Buonanotte Genio.

martedì 5 aprile 2011

Inter - Schalke 04 2 - 5

Poteva andare peggio ?
Ricordo solo un Inter Arsenal 0 : 5.

Quella sera ero al Meazza, incredulo davanti a ciò che stava succedendo.
Oggi lo Schalke non valeva l'Arsenal di qualche anno fa, ma dopo aver superato il Bayern la strada, contro questi tedeschi di mezza classifica, sembrava tornata in discesa.

Ora invece la strada è tutta in salita, sia per lo Scudetto che per la Champions, mentre siamo ancora pienamente in corsa per la Coppa Italia.

L'inter di questa sera è un Inter da "Zero Tituli"

Pi Pi Ti

 Ma il Padre Eterno sarebbe riuscito a sintetizzare la Genesi su sette, dico sette slides di Powerpoint ?
Sarebbe riuscito a evidenziare con i “Bullett Point” le cose più importanti ?

Avrebbe usufruito delle visualizzazioni animate per illustrare, passo passo, come sarebbe stata l'opera finale ?

Avrebbe usato fogli formato A4 o A0 ?

Esiste, da qualche parte , su qualche “cluod celeste” una presentazione fatta di non so quante slides che presenta il mondo fino al suo epilogo ?

Speriamo di no, come spero che qualcosa, qualcuno, prima o poi, abbia un colpo di genio capace di minare la tirannia del ppt e delle presentazioni di questo tipo.

Personalmente non ne posso più.

Ci sono le presentazione cosiddette “ Executive Summary”, caratterizzate da un'estrema sintesi. 
Poche slides, il numero minimo che possa in qualche maniera giustificare un prezzo o un obiettivo. Di solito sono destinate all'alta direzione che ormai è solita prendere le decisioni più importanti con una quantità di informazioni minima.
Agli antipodi ci sono le presentazioni tecniche, quelle che appena iniziano fanno sorgere subito la prima domanda per l'oratore :
“Scusi, ma quante slides ci sono ?

Spesso, chi ha una buona vista, può sbirciare il numero di slides tra i dati di Powerpoint, mentre la presentazione è in fase di avvio e, non è raro leggere numeri a tre cifre.
Numeri in grado di spaventare anche la platea più esigente e amante dei dettagli e degli approfondimenti.

Spesso le presentazioni si compongono di una parte “Ufficiale” fatta di un numero sensato di slides e da una parte “Non Ufficiale”, normalmente denominata “Backup”, una sorta di asso nella manica a disposizione dell'oratore.
Nel Backup trovano posto le slides venute male, che non si ha il coraggio di buttare e tutte quelle che potrebbero diventare utili a fornire informazioni di maggiore dettaglio nel caso qualcuno sfoderasse domande molto specifiche.

Poi ci sono i mantra, che arrivano come allegati via posta, da parte di amici e colleghi. Pure loro sono dei ppt e se aperti fanno partire Powerpoint. Hanno quasi sempre, una grafica simile ai libri per bambini : a volte ci sono fiori , altre volte cuccioli.
Dicono tutto e il contrario di tutto, ma altro non sono che il formato ppt delle catene di Sant'Antonio di qualche anno fa.

Prima dell'estinzione del ppt, non è escluso che potremmo pure ritrovarci ad ascoltare un'omelia coadiuvata da una presentazione Powerpoint.
Strano che qualche sacerdote non ci abbia ancora pensato !

Scordavo. Domani devo cominciare a fare una presentazione Powerpoint per una riunione già fissata per il prossimo Venerdì.

domenica 3 aprile 2011

Giro delle Fiandre

I commentatori lo hanno definito il più avvincente degli ultimi anni. Effettivamente rivedendo il film della corsa, il risultato è rimasto in bilico fino agli ultimi metri a conferma della analisi degli addetti ai lavori.

La corsa è stata caratterizzata da crolli che sembravano irreversibili ma anche da recuperi insperati. Tom Boonen e Cancellara si sono fatti la guerra pensando di poter disporre della gara a loro piacimento senza preoccuparsi degli avversari.
Gli avversari non erano comparse e alla fine ha vinto Nick Nuyens un belga che , personalmente, non avevo mai sentito.
Diciotto muri dovevano selezionare il gruppo, ma al traguardo è comunque arrivato un drappello di una decina di corridori che solo negli ultimi chilometri, dopo tutti i muri, si è in parte sfilacciato sotto i colpi dei frequenti scatti.

Un simile finale fa subito pensare a un livellamento di valori che poi, nel ciclismo ha sempre due valenze : tutti si dopano in maniera simile o , e sarebbe ora, il doping sta lasciando questo bellissimo sport. Sono per la seconda ipotesi, voglio essere ottimista.
Delle famose biciclette elettriche, non se ne è parlato, anche se il fenomeno è tutt'altro che finito, ma credo che trai muri delle Fiandre, tutti abbiano pedalato con le loro forze

I favoriti della vigilia hanno in parte sbagliato l'interpretazione della corsa (Boonen) o non erano nella forma necessaria per stravincere (Cancellara).

Degli Italiani il migliore Ballan ha dato prova di essere di nuovo ai livelli degli anni migliori e Domenica, alla Parigi Roubaix può essere uno dei favoriti, mentre Pozzato si è confermato una sorta di incompiuto che manca sempre nei finali quando c'è da lottare per la vittoria.

Domenica entrambi correranno sul Pavè, chissà che non ne esca una bella figura.

Le colonne d' Ercole

Ritornare alla corsa di Savazza è stato un ritorno al passato. Quando la corsi nel 1992 mi divertii moltissimo tanto da averne a tutt'oggi un buon ricordo. Quel giorno completai il percorso dei 20 Km in 1 ora e 32 minuti. Sono passati 19 anni e, oltre al passare del tempo, molte cose sono successe, così, quando stamattina mi sono ritrovato sulla linea di partenza ero dell'idea di non strafare e cimentarmi nel percorso medio di 12 km. La mia parte dotata di buon senso, facendo il suo dovere mi aveva consigliato al meglio.
.
Così, dandole l'ascolto che merita, sono partito con l'obiettivo di tenere sotto controllo il cuore , senza fare strappi “preservandomi” per un eventuale cambio di strategia nel caso, strada facendo, mi fossi sentito bene.
Insomma, senza dire niente alla mia coscienza, covavo il desiderio di andare oltre, tentando i 20 km.
Nei primi chilometri ho preso tutte le precauzioni del caso : mai corso in salita, mantenendo una velocità costante senza mai accelerare nemmeno in discesa.
Quando ci fu da decidere sul da farsi, al bivio che separava il percorso medio da quello lungo, senza indugi ho tirato dritto sul percorso lungo.

Ho corso con un livello di concentrazione massimo, nascondendo un po' di timore per quell'andare oltre. Pian piano sono, comunque arrivato senza troppa fatica.
Il responso finale del Gps ha misurato una distanza di 19 km. Il tempo non mi interessava. Ho capito che posso arrivare a correre una mezza maratona.






Il messaggio in bottiglia

 Questa settimana mi ha molto colpito la vicenda del messaggio in bottiglia che lanciato da un battello, 25 anni fa, da un bimbo danese in gita con il padre è stato ritrovato intatto su una spiaggia tedesca. Un giovane lo ha raccolto, aperto e, usando internet è riuscito a ricontattare quel bimbo di allora oggi quasi trentenne.
Il messaggio non portava con se nessuna richiesta di aiuto ma semplicemente i riferimenti di quel bimbo.
Chissà quanto quella bottiglia è stata in mare, trasportata dalle correnti fredde del mare del Nord, a volte avvicinandosi alla terra, altre volte ritornando in mare aperto.
Chissà però per quanto invece è rimasta sull'arenile di quella o di altre spiagge, deserte e fredde, dove per anni a visto passare persone, poco attente e mai incuriosite dalla sua presenza.
Poi qualcosa è scattato, una scintilla di curiosità e quel giovane ha voluto raccoglierla notandone il contenuto, dando il via alla storia che conosciamo.

Quante volte nella nostra vita ci imbattiamo in messaggi in bottiglia che spesso guardiamo senza interesse ?
Facevo un parallelo a quante sono le cose che rimangono silenti nella nostra vita e che poi improvvisamente, come se aprissimo la bottiglia, assumono un significato mai immaginato prima.

Un libro, che in passato non ci aveva colpito, riletto può assumere un'importanza nuova , stimolando nuove riflessioni sulla base del tempo passato e delle esperienze personali vissute.

Anche le canzoni e le opera d'arte in genere sono una sorta di messaggio in bottiglia. L'interprete o l'autore ne viene, il più delle volte, espropriato e la sua opera diventa di tutti coloro che la ammirano o la ascoltano. Anche in questo caso può succedere che il messaggio non venga subito raccolto, ma siano le vicissitudini della vita di chi ne viene a contatto, a creare la sensibilità necessaria.

Succede con i ricordi, con le frase ascoltate che improvvisamente ci ritornano alla mente aprendo un spiraglio di luce nella nostra vita come il sole dopo la tempesta. Anche loro sembravano perduti tra i flutti del tempo e dimenticati in qualche angolo lontano della memoria, ma non si capisce perché o cosa li possa riportare in primo piano diventando di olpo importanti.

Succede che alcune persone, che pensavamo insignificanti nella nostra vita, diventino di colpo uno un modello di riferimento, oppure improvvisamente uniche e importanti per il nostro futuro.
Spesso i genitori subiscono questo processo da parte dei figli che giungono a capirli solo quando la vita fa rivivere loro esperienze simili.

Queste e alte sono state le riflessioni che quel messaggio in bottiglia ha suscitato in me.
Non sono state considerazioni che volevano per qualche motivo riportarmi a considerare il passato.
In queste cose non esiste passato ne futuro, ma emozioni da vivere senza razionalità guardando ciò che ci circonda con una sensibilità viva, evitando di essere superficiali.

Con questi occhi nuovi potremmo scorgere messaggi nuovi e un futuro nuovo.