giovedì 31 marzo 2011

Parametri Macchina

Pressione Massima   127

Pressione minima        80

Frequenza cardiaca     49

Il cuore va piano, come sempre. Pressione così, così.
I giorni passati sono stati caratterizzati da frequenti momenti di pressione bassa, almeno credo che di pressione bassa si trattasse.
Il solo alzarmi dalla sedia mi dava sensazioni di "volo" indescrivibili. Lunghi secondi di quasi "ebrezza" dove ho cercato di apparire il più normale possibile.
Ma di certo quello che si vuol fare apparire non è sempre ciò che appare veramente. Il risultato non è quasi mai commisurato allo sforzo, tant'è che chi mi osserva con un pò di attenzione e di cura si accorge di queste mie difficoltà sottolineandole "per il mio bene".
Mi si sta dicendo che sono un malato che può fare una vita normale e, soprattutto, che non me lo devo dimenticare. Anche questa è una opportunità importante.

Tendo spesso a dimenticare le cose importanti, a trascurare le persone importanti , tutto ciò su cui devo impostare la mia vita da qui in avanti. Ho veramente dei problemi di vista.

martedì 29 marzo 2011

Il dentino

Mio figlio, ora che ha perso il suo primo dente da latte, aspetta con la stessa ansia di quando ero piccolo, ogni mattina, il soldino lasciato dalla formichina. 
La stesso mondo di sogni e personaggi fantastici che popolava la mia mente ora fa trepidare lui, quasi cinquant’anni dopo.  Io mettevo il dentino da latte in un angolo vicino alla camera dei miei genitori. Cercavo con cura il posto migliore, dove il muro presentava una crepa che nella mia fantasia poteva condurre alla casa della formichina. 
Per qualche mattina il soldino non mancava, non mi ricordo più il valore.

Lo raccoglievo e, normalmente, passava dall’angolo della casa della formica al salvadanaio. Oggi mio figlio fatica un po’ di più a trovare le crepe tra le mura di casa, dove sistemare il dentino, il progresso ha messo in difficoltà anche la formichina che , nonostante fatichi un po’ di più a trovare la strada verso il dentino, deposita puntuale le monete come cinquant’anni fa. 

“Chissa come farà a trascinare una moneta così grande, lei che è così piccola?”, si chiede il bimbo oggi, riformulando la stessa domanda di quando ero piccolo io. 
Poi la formica sparisce, per ritornare come un segugio infallibile, quando un nuovo dentino riappare sull’angolo davanti alla sua casina.

lunedì 28 marzo 2011

Corsa sotto controllo

Finalmente, dopo aver corso per più di un mese senza tenere sotto controllo il battito cardiaco, scosso da un attimo di buon senso, ho riparato il cardiofrequenzimetro e,  ieri,  alla ormai consueta corsa domenicale, ho potuto verificare sul campo come va il mio cuore.

Anche stavolta, i Colli Uganei sono stati  lo scenario prescelto. Ancora zona Baone. Insomma per 53 anni di Baone non ne sapevo nulla, nel giro di 15 giorni ci sono passato due volte.
Magari la prossima volta ci passo a 106 anni !
Solita corsa, 13 chilometri, su è giù per rampe nemmeno tanto dolci.
Controllando il battito ho notato che con una frequenza intorno ai 135 posso correre in piano abbastanza  spedito e più sarò allenato e più spedito potrò andare. Quando la strada sale invece lo sforzo aumenta parallelamente alla frequenza e, abbastanza velocemente i battiti arrivano a 145. Anche se la tentazione sarebbe quella di un tempo, cioè tenere duro, mettendomi invece, più giudiziosamente, al passo tutto rientra in pochi minuti pur mantenendo un passo veloce.
Me ne sono tornato a casa, anche stavolta con una bottiglia di vino. La mia cantina si riempie di bottiglie a una velocità maggiore di quanto io riesca a svuotarla.
Il ristoro valeva il viaggio. Si poteva gustare dal vino (bianco e rosso), il solito panino, dolci e un brodo di ottima qualità prodotto da un lesso pure a disposizione dei podisti.


Prossimamente, il 25 Aprile  è in programma la Due Rocche a Cornuda : 27 chilometri tra le colline dell'Asolano.
Roba da intenditori.

domenica 27 marzo 2011

Cinquecento Scalini

Cinquecento scalini a scendere, cinquecento per risalire. Questo era l'avvertimento in bella vista all'entrata della Grotta del Gigante , dalle parti di Trieste.

A corredo seguivano tutta una serie di divieti che proibivano di fare foto, video, o tenere accesi i cellulari. Tanta era lunga la lista che per un attimo ho temuto anche che comparisse il fatidico simbolo del cuore. Il dubbio è durato un attimo, mentre pensavo che i 500 scalini non mi avrebbero di sicuro messo in difficoltà
Mio figlio, incuriosito dalla nuova esperienza e, di sicuro un po' in ansia, mi ha accompagnato per tutti i mille scalini tenendomi per mano.
Mi sono chiesto chi dei due tenesse per mano l'altro, ma la sensazione per me, qualunque fosse il punto di vista è stata bellissima.

La grotta,peraltro già vista chissà quanto tempo fa, mi ha allontanato dal mondo, senza spiragli di luce o suoni che si intrufolavano senza permesso.
Un silenzio immutabile che ha accompagnato per milioni di anni il lento gocciolio dell'acqua e il formarsi delle stalattiti e stalagmiti.

Lungo la via del ritorno, forse gli scalini o non so cos'altro, hanno fatto sprofondare il bimbo in un sonno, lungo quanto il viaggio.

giovedì 24 marzo 2011

No Fly Zone

Da qualche giorno questa storia della “No fly zone” mi lasciava come un senso di amaro in bocca.
Ho di certo la memoria corta, ma quando oggi pomeriggio sono riuscito ad associare la “No fly zone” con l'ormai leggendaria guerra tecnologica tanto osannata già nel corso della guerra del Kuwait e ripresa ai tempi dell'invasione dell'Iraq, ho capito il motivo del senso di disagio.

Alla fine queste guerre puntate dal cielo e, l'ennesima esperienza Libica, sembra essere l'ultima conferma, si tramutano in un tragico gioco senza capo e purtroppo senza fine.
La guerre, ancora, le conducono e le concludono i soldati di terra, tutto il resto aiuta ma risulta determinante solo parzialmente.
Saddam Hussein fu estratto dal tombino dove si nascondeva da dei semplici marines che avevano avuto le giuste informazioni. Per Gheddafi sembra ripetersi la stessa storia.
Quindi penso che, volendo concludere la partita in fretta, si dovranno impegnare migliaia di uomini, conducendo l' invasioni con i metodi di sempre, vecchi di secoli.
Certi regimi non si eliminano stando davanti a una console.

mercoledì 23 marzo 2011

Farmville

Paolo, aveva sempre sognato di poter dedicare parte del suo tempo alla cura di un orto tutto suo.
Finché non riuscì a cambiare casa, dovette per anni accontentarsi di piccole colture fatte su cassetti che teneva in garage, preoccupandosi di illuminarle e innaffiarle al meglio.
Nonostante le difficoltà, in quegli orti bonsai riuscirono piccoli raccolti, modeste quantità di frutta e verdura, sufficienti a levarsi qualche volta la voglia di gustare qualcosa di veramente genuino.

Fu così così che, forte di quei piccoli successi, con caparbietà cercò una casa che fosse provvista del terreno sufficiente per allestire l'orto che tanto desiderava. Quando trovo ciò che faceva per lui, sbrigate le pratiche, fece di tutto per potersi trasferire, nel più breve tempo possibile. Pensava in grande e, già prima di andare ad abitare nella nuova casa, fantasticava su cosa poteva seminare e coltivare, e i suoi pensieri si spingevano fino a calcolare quanto avrebbe potuto ricavare dalla vendita dei suoi prodotti.

Finito il trasloco e tutto il trambusto che sempre accompagna un cambiamento, finalmente venne il giorno in cui, armato di tutti gli attrezzi necessari, e forse anche di qualcosa di più, cominciò a dissodare e preparare il terreno dove erano ancora presenti le coltivazioni del proprietario che lo aveva preceduto.

Lavorò sodo, ma probabilmente l'inesperienza e un po' di arroganza, gli fecero dimenticare quanto fosse necessario rivitalizzare il terreno con dell'ottimo fertilizzante. Pensava, convinto, che fatta la semina il raccolto altro non fosse che la naturale conseguenza e dimentico di quando curava l'orto bonsai, non si curò né di estirpare le erbacce e né di innaffiare periodicamente il tutto.

Dopo un po' si rese conto di quanto faticoso fosse quel lavoro e quanto difficile fosse fare degli ottimi raccolti, al riparo da parassiti e malattie che purtroppo spesso intaccavano le piante.

Deluso e smarrita la passione iniziale, Paolo abbandonò la cura della terra, ma per non lasciarla incolta la affittò a un contadino, che abitava li vicino, a cui chiedeva in cambio, una piccola percentuale del raccolto.

Per i primi tempi tutto filò per il meglio. Il contadino pareva saperne e le semine fatte sembravano promettere dei buoni raccolti.
Ma per Paolo, stare dietro le quinte non era la sua indole. Forte del fatto di essere il proprietario, cominciò a chiedere, consigliato da chissà chi, colture sempre più strane. Addirittura più di una volta capitò che chiedesse la sostituzione delle coltivazioni prima ancora che queste potessero maturare. Altre volte, preso dallo strafare, pensò bene di chiedere al povero contadino delle semine fuori stagione.
L'orto, in certi periodi, era coltivato con una quantità tale di coltivazioni da non garantire produzioni significative e il povero contadino si trovò ben presto in difficoltà nel seguirle tutte.

Tanta fu la confusione che i raccolti furono sempre più miseri, anche a causa del fatto che le coltivazioni fuori stagione finivano quasi sempre o bruciate dal sole estivo o nella morsa dalle prime gelate autunnali,
Il contadino, che inizialmente si era preoccupato di consigliarlo al meglio, decise di assecondarlo senza fare una piega di fronte alle sue bizzarre richieste.

Ben presto, Paolo capì che in quella casa non ci sarebbe più stato, promettendo a se stesso che mai in futuro si sarebbe occupato della cura dell'orto, consapevole di non essere adatto per quel mestiere. Appena trovò qualcosa di interessante si trasferì e non se ne seppe più nulla
Lo videro qualche anno dopo mentre parlava, di non si sa cosa, a una platea un po' assonata.

Un Blog lungo un anno

Il 23 Marzo 2010, esattamente un anno fa è cominciata l’esperienza di questo blog.
E’ stato come intraprendere un viaggio senza meta. Sentivo la necessità di fissare tutto ciò che mi era accaduto e tutto ciò che mi stava accadendo,  anche per schiarirmi le idee scrivendo e di conseguenza pensando lentamente.
Non ero contento della mia vita, dei miei pensieri dei tanti momenti no che vivevo quotidianamente.
Fisicamente non ero al massimo, ma pian piano, stavo recuperando una condizione accettabile.

Il primo post riguardò una canzone di Ligabue , "il giorno di dolore che uno ha", scaricata sull’ Ipod perché orecchiabile ma che, ascoltandola con attenzione, scoprii avere un testo con molte analogie con ciò che stavo vivendo e avevo vissuto.
Per tutto ciò che riguarda molti degli scritti, è stato come saltare al di là del fosso, a prima del 25 Agosto 2009, per recuperare ricordi, come se mi fossi spaventato, dopo il  rischio corso, di perderli definitivamente.

Ho scritto molto per me stesso, qualche volta per chi speravo leggesse, ma anche con l’ambizione e la speranza di prendere confidenza con lo scrivere, convinto che l’esercizio continuo portasse automaticamente a un miglioramento.

Non so se questo è avvenuto, qualche volta vado a ritroso, e rileggendo trovo pensieri e frasi che oggi scriverei diversamente.
Oggi non saprei giudicare la mia scrittura e nemmeno lo voglio fare.
Mi è mancato di certo, il rapporto con la lettura, i libri, che nonostante i problemi di vista, rimane qualcosa difficile da instaurare. Da poco ho ricominciato, vedremo i risultati.

Oggi queste pagine sono un appuntamento quotidiano, su cui riverso un po’ di tutto, dall’Inter all’amore, passando per tentativi di piccoli racconti che sono la più concreta ambizione che oggi nutro.
Devo ammettere che tutto ciò mi fa vivere ogni giorno, con gli occhi un pò più aperti, con una sensibilità maggiore, capace di raccogliere idee e spunti anche da cose che normalmente possono sembrare insignificanti.

L'esperienza continua.

Buon Compleanno, QuestioniDiCuore !

Parametri Macchina



Pressione Massima       112
Pressione  Minima          64

Frequenza  a Riposo       54

Stamattina sarebbe uno di quei giorni da stare a riposo, per rispetto della frequenza minima ma, soprattutto per la  "poca voja de far ben".

martedì 22 marzo 2011

La Migrazione dell'Orsa

 E' affascinante sapere che l'origine dell'appellativo di Orsa Maggiore, che tutti noi riconosciamo a un ben definito e conosciuto gruppo di stelle, si perda nella notte dei tempi.

Ancora più misterioso sapere che di questa associazione si trovi traccia in molti dei paesi Europei e Medio Orientali ma soprattutto in molte tribù Nord Americane.

Difficile pensare che popolazioni del Nuovo Mondo possano avere immaginato autonomamente un'orsa tra quelle stelle che girano attorno al Polo Nord, anche perché l'asterismo non suggerisce affatto la forma dell'animale.
Molto simili sono anche le leggende che si trovano legate al mito dell'orsa. Come spiegare questo straordinario fenomeno ?

Molti studiosi sono convinti che il tutto nasca da un'unica radice e la diffusione del mito possa essere ricondotto alle migrazioni che si svolsero circa 15000/17000 mila anni fa quando, alcune popolazioni asiatiche passarono nel Nuovo Continente attraverso lo stretto di Bering e l'Alaska per raggiungere le praterie sterminate che si trovavano a latitudini più basse dove il clima era più mite.

Migrazioni tra paesaggi ostili e freddi completati nel corso di più generazioni, dove assieme alla quotidiana lotta per la sopravvivenza, c'era il tempo e la volontà di tramandare i miti, le leggende e i significati associati ai simboli celesti.
In definitiva quegli uomini  furono dei grandi esploratori, con la resistenza degli animali da cui spesso erano minacciati, la stessa curiosità degli odierni scienziati  che già guardavano al cielo chiedendosi cosa stavano a farci in quel mondo sconosciuto e pericoloso.

P.S. Ho ripreso a leggere. Dalle nuove letture deriva quanto scritto anche se leggere sta diventando un'impresa vista la difficoltà che ho nel posizionare il libro alla giusta distanza.
Riesco a decifrare le parole basandomi principalmente sulla loro "fisionomia" piuttosto che leggere e riconoscere le singole lettere.
La resa è vicina, urge andare dall'oculista.

lunedì 21 marzo 2011

IPOD Playlist

GUARDAMI
Non potrai mai trovare un altro come me
Sarà difficile perfino anche per te
Che hai sempre avuto tutto
Tutto facile


Vieni Qui  - Vasco Rossi


Primo giorno di primavera

Primavera

Il tempo scorre, senza tempo, senza un attimo di respiro, nemmeno per soffermarmi a guardare il calendario ed esclamare :
“Ma oggi è San Benedetto, 21 Marzo, primo giorno di primavera !”.

Ma la primavera sembra un po' nascosta dalle fredde mattinate anche se il prosieguo della giornata porta con sè tepore e colori nuovi sia nella natura che nei tramonti sempre più tardivi.
Stasera il cielo era terso e freddo, condizione ideale per osservare le stelle.

A dire la verità la primavera è scattata ieri sera, 20 Marzo, pochi minuti prima della mezzanotte.


Un granellino in più

Con le scarpe da corsa nuove di zecca e vestito leggerino sono sceso per il solito allenamento.
Otto chilometri precisi, precisi mi aspettavano.
Riconsiderato l'Ipod che da tempo stava nel cassetto e attivato il sistema di misurazione GPS del cellulare, fatti i primi passi ho subito avuto la sensazione di volare.

La corsa mi è venuta facile senza affanno e pur rallentando qualche volta per recuperare ho percorso gli otto km in meno di 46 minuti. Molto meglio delle altre volte. Ogni volta un passo in avanti e un granello di ottimismo in più.

Altro

Oggi mi ha fatto bene parlare con un'amica.
Domani sera corso di Salsa Cubana. Mi sembra un ballo un pò complicato, se non imparo passo al Valzer.
Oggi il modem si è collegato al mio cuore in punta di piedi senza che me ne accorgessi.
Stasera sul display c'era già l'appuntamento per il 28 Marzo. Dall'altro capo del filo nessuna chiamata.
Tutto procede bene.

Oggi il mio capo mi ha fatto un discorso talmente in codice da non riuscire a decifrarne il significato. Probabilmente voleva comunicarmi qualcosa di riservato. Io per non far brutta figura gli ho fatto intendere di aver capito, abbozzando mezze frasi buone per tutte le occasioni, poi per fortuna se ne andato.
La prossima volta chiederò di comprare una vocale.

domenica 20 marzo 2011

Il Match Point

 Ci sono degli sport, soprattutto quelli legati al tempo, dove nel corso di una partita, il divario dei punti o dei goal, come nel caso del calcio, è talmente ampio che il tempo rimasto rende impossibili i recuperi miracolosi. Generalmente, in questi casi, le squadre attendono il termine della partita tra false schermaglie o con meline noiose che purtroppo penalizzano lo spettacolo.
La regola non è sempre vera. Recuperi miracolosi ci sono stati e, ce ne saranno in futuro, ma il limite imposto dalla lunghezza delle partite li rende molto difficili e radi.
Quello che ricordo con più piacere è stato il recupero miracoloso del Liverpool, dal 0 : 3 al 3 : 3 nei confronti del Milan, durante la finale di Champions League di qualche anno fa. Alla fine il Liverpool, che sembrava spacciato dopo il primo tempo riuscì ad aggiudicarsi la Coppa.
Altri sport che invece si basano su una distanza da percorrere, quali la corsa e il ciclismo, pur riservando spesso sorprese determinate da inseguimenti entusiasmanti, basano il loro spettacolo sulle imprese di chi, parte, stacca tutti e arriva da solo al traguardo. Le competizioni, in questi sport, sono una sorta di gara ad eliminazione dove, chi vince, è quello che scoppia o molla per ultimo.

I giochi, invece, come il tennis e la pallavolo, si basano sul punteggio. Chi primo totalizza un certo punteggio vince la partita.
Anche in questi sport, non è rado vedere partite dove il divario o il distacco di punti è talmente alto da rendere impossibile qualsiasi recupero. Ma in questo caso, nel il tempo, ne la distanza impediscono il recupero ma solo la destrezza e il carattere dei giocatori.

In questi due sport, una squadra o un giocatore, prossimi a capitolare, quando sono di fronte a quello che tecnicamente viene detto “Match point”, possono con un colpo vincente, ricacciare indietro l'avversario, risalendo, con altri colpi vincenti la partita, fino alla vittoria.

Mi affascina questo aspetto che permette, a chi sta per essere sconfitto di trovare all'ultimo momento la chiave che gli permettere di risalire la china fino alla vittoria.
Ci troviamo molte volte nella vita di fronte a dei “Match Point” che sembrano segnare ineluttabilmente la nostra sconfitta. Spesso il Match Point va a segno e per noi la sconfitta diventa bruciante.
Ma anche nelle situazioni più disperate non dobbiamo smettere mai di sperare che qualcosa, sia questa una frase, un gesto, una cura o solo uno sguardo, possa far invertite rotta alla vita indirizzandola verso la direzione da noi sperata, verso il Match Point a nostro favore.

La festa del Papà

Inter - Lecce 1 : 0


Una brutta Inter ha battuto il Lecce
Un brutto Milan ha perso a Palermo

La prossima volta c'è il derby.

venerdì 18 marzo 2011

Le dieci cose per cui valga la pena vivere

Ho partecipato all'iniziativa di Roberto Saviano su Repubblica.
Ecco la mia lista.


Bere un bicchiere d'acqua fresca dopo una lunga corsa

Svegliarsi al mattino vicino a chi ami

Segnare un goal

Prendere per mano, essere presi per mano

Correre, con qualsiasi tempo, su qualunque percorso.

Scoprire che entrare in chiesa a pregare può dare serenità

Credere che la vita e il mondo possano cambiare, in meglio.

Accettare la malattia, senza per questo perdere la voglia di vivere e di amare

La nascita di un figlio

Poterle dire : “ Ti voglio bene”

Baone

 Stamattina la sola corsa di cui ero a conoscenza si svolgeva a Baone, nel bel mezzo dei Colli Euganei. Stavolta le salite non potevano essere una sorpresa.
Deciso a non perdere comunque l'occasione per un buon allenamento, dopo un 'ora di strada ero sul posto.
La folla non era delle grandi occasioni, non più di trecento persone stando alla stima delle macchine in sosta.
L'occasione era la festa dei 150 anni dell'unità. L'iscrizione, più cara del solito, dava diritto a portarsi a casa due bottiglie di vino dei colli o un berrettino tricolore.
La scelta cadde sul vino e preso il cartellino mi avviai.
Presi come riferimento due podisti che andavano alla mia velocità, per cercare di non strafare.
Le prime rampe mi consigliarono di andare al passo ma ben presto, riscaldatomi un po' cominciai ad affrontarle con una corsa fatta di passi brevi.
I due intanto se ne erano andati e non pensavo di rivederli. La parte centrale della gara passò un po' anonima senza grossi sforzi alternando lunghi pendii in salita a discese a volte abbastanza ripide.

Verso fine gara rividi all'orizzonte i due miei riferimenti, arrancavano e in scioltezza li sorpassai, staccandoli irrimediabilmente. Nemmeno al traguardo li ho più rivisti.

giovedì 17 marzo 2011

La frustrazione dei Veneziani

Dialogo tra due coniugi veneziani, ascoltato oggi, tra le calli della città, invasa come sempre da turisti

“Se no' abitassimo a Venessia, anca nialtri podaressimo 'vere 'na meta nea vita! “, esclama la signora

“Quaea ?, chiede il marito

“A'ndare a Venessia !”


Traduzione

“Se non abitassimo a Venezia, anche noi potremmo avere una meta nella vita!”
“Quale”

“Andare a Venezia !”

150 anni.

 L'avvicinamento alla festa non è stato proprio un modello di unità, Qualcosa da poter indicare ai prossimi che compiranno gli anni :
 “Fate come hanno fatto in Italia ! Loro si che ci sanno fare !”

Prima si doveva fare festa, poi invece qualcuno ha detto che non poteva rinunciare a un giorno di lavoro, proprio quest'anno che le feste infrasettimanali si sono accasate tutte tra sabato e domenica.

Poi hanno parlato quelli delle cravatte verdi, quelli dell'Alto Adige che si sentono occupati dall'Italia
Insomma un campionario di gente che poteva benissimo starsene zitta ma che ha sfruttato il palcoscenico per farsi un po' di pubblicità

Oggi sempre quelli delle cravatte verdi stanno disertando tutte le manifestazioni in segno di dissenso.
Comincino a disertare il parlamento, forse le cose comincerebbero ad andare un po' meglio.

Oggi è giusto festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia, ma proporrei di cominciare a programmare i festeggiamenti per i 151, facendo diventare questa data un giorno di festa ricorrente.

Meglio farlo, chissà se arriveremo a 200 con la classe dirigente che ritroviamo.

mercoledì 16 marzo 2011

Parametri Macchina

Pressione  Massima    126
Pressione  Minima         83

Frequenza a riposo        64

Valori non allarmanti, non i linea con quelli standard registrati in passato. Il cuore e la pressione minima sembrano al di sopra della norma.
A dirla tutta il periodo che sto vivendo non è dei più rilassanti, ma utilizzando un gergo molto comune in questi giorni potrei dire che:

"Si sta verificando un'innalzamento della 'temperatura' interna, ma che i valori sono tali da non destare preoccupazione. Sto attuando tutta una serie di misure per abbassare il livello entro valori ottimali. Decisivi saranno i prossimi giorni. La situazione è in ogni caso sotto controllo".

Stanotte ho dormito senza prendere le gocce.

Nel frattempo i miei scarichi dal defibrillatore, proseguono a ritmo settimanale. Ogni lunedì l'evento si verifica puntuale. Gli ultimi dati forniti contenevano anche tutte le misurazioni effettuate durante le corse,
Nessuna chiamata mi ha messo in allarme.
Devo solo notare, nelle ultime due settimane, la difficoltà del modem nel contattare l'ICD. Trovo sempre il segnale sconsolato che mi chiede di procedere manualmente.
Premuto il pulsate Blu, tutto si completa in meno di un minuto, restandomene accovacciato a non più di un metro di distanza.

martedì 15 marzo 2011

Bayern - Inter 2 : 3


Determinante è stato l'incitamento 
dei tifosi Milanisti !!!!

lunedì 14 marzo 2011

Sotto Controllo

 Sono ridicole le voci, le opinioni di tutti quegli illustri esperti, che in questi giorni tendono a dare un'immagine dimessa, piccola quasi insignificante del disastro che si sta verificando nelle centrali atomiche giapponesi, colpite dal terremoto di qualche giorno fa.
Ma purtroppo sempre di disastro si tratta.
Tutti a dire che la situazione non è tra le più gravi, ma sperano, ripeto sperano, che le cose non peggiorino e finché non peggiorano continuano a pontificare sul fatto che quelle centrali  nucleari sono tutte sotto controllo.

La verità è che tutti sanno, esperti compresi, che la sicurezza non è, ne sarà mai garantita con le tecnologie attuali. Basta un evento eccezionale per soverchiare qualsiasi previsione e parametro progettuale. Le tecnologie sicure di 40 e passa anni fa, sono un po' meno sicure oggi, e quelle dei nostri tempi saranno un po meno sicure tra quarant'anni.

La natura, che l'anno scorso si era divertita con un vulcano dal nome impossibile, riuscito nell'impresa di interdire al volo i cieli di mezzo mondo, questa volta ha picchiato duro, anzi durissimo.
Un terremoto, fenomeno di assestamento della crosta terrestre, di sicuro più forte degli altri migliaia che si verificano ogni anno, ci ha fatto capire, quanto siamo inermi davanti a questi eventi che in pochi secondi cambiano il destino di un'intera nazione e di decine di migliaia di persone.


Le immagini del mare che inghiotte ogni cosa si appaiono irreali e ci sembrano, viste dall'alto, una simulazione fatta su un plastico, mentre dentro a quegli edifici, spazzati via dalla furia dell'acqua, uomini impotenti si sono trovati intrappolati.


L'uomo che si vanta di saper domare  le forze della natura come l'energia atomica, o saper resistere a qualsiasi tipo si sisma attraverso tecniche avanzate di costruzione e progettazione degli edifici, ne esce frastornato, con molti punti su cui riflettere su  come reimpostare il futuro.

domenica 13 marzo 2011

Il colle solitario

 Pensavo che Monselice fosse una cittadina addossata a uno strano colle solitario in mezzo alla pianura, quasi un dissociato dagli altri Colli Euganei che sorgono di li a poco.

Tanta era la pianura che c'era attorno che pensavo a una corsa tra campi e argini, un po' come quelle delle domeniche scorse. Il clima era pressoché lo stesso : freddo e umido con un vento fastidioso.
Come al solito, risolti i problemi di parcheggio, purtroppo lontano dalla partenza, di buon passo arrivai al tavolo delle iscrizioni.
Contrariamente al solito, l'iscrizione prevedeva una assicurazione per la quale era necessario il nome.
Completato il tutto pensai “chissà se mi avrebbero assicurato conoscendo il mio stato ?”, ma scrollando le spalle, feci partire il cronometro e partii con passo breve e andatura lenta.
Lenta non doveva essere del tutto, se il primo chilometro arrivò ben presto, come i due successivi.
Correvo leggero senza fatica, quando una rampa nemmeno tanto impegnativa mi fece balenare il sospetto che tanto liscia la corsa non sarebbe stata, come avevo troppo ottimisticamente pensato.

Il teatro della corsa, da li in poi, diventò quel colle solitario, scalato fino alla sommità, tra sentieri che niente avevano da inviare a quelli percorsi quest'estate sulle dolomiti. Il tracciato sul computer alla fine riportava il gran premio della montagna a più di 300 metri.

Inizialmente il fiato mi ha permesso di salire corricchiando, poi provvidenziali sentieri troppo stretti mi hanno costretto ad accodarmi ad altri podisti che andavano al passo, riducendo lo sforzo e sollevando il cuore da un lavoro a rischio.

Raggiunta la cima, dove si poteva ammirare una antica chiesetta, è poi cominciata la discesa, percorsa tranquillamente e senza fretta. Tre chilometri in cui ho potuto recuperare completamente lo sforzo fatto e arrivare al traguardo dopo circa un centinaio di minuti.

Un buon lungo, avrei detto un tempo.
Un amico, che aveva insistito perché partecipassi alla corsa del suo paese, conoscendo i miei problemi di salute, per mezzo di un sms mi ha chiesto ansioso notizie. Visto il percorso si era un po' allarmato.
Ridendoci un po' sopra, gli ho raccontato di alcune rampe fatte un po' al limite, ma in fondo mi sentivo bene e non mi sentivo nemmeno troppo stanco.


sabato 12 marzo 2011

Volando sulle parole

Un breve brano tratto dall'ultimo spettacolo teatrale di Alessandro Bergonzoni , URGE, di questi tempi in scena.

" .....   e il sogno continuava ....

Vidi poco più avanti una Tata che spingeva una carrozzina.
Le andai vicino e le chiesi :

"Quanti mesi di vita ha ?"

"Due", rispose solerte la Tata.

Guardai più avanti e scorsi una Badante. Anche lei stava spingendo una carrozzina.
Pure a lei, avvicinandomi, chiesi :

"Quanti mesi di vita ha ?"

"Due ", rispose pure la Badante.

Allora capii che il tempo era variabile.
Sulla Tata splendeva il sole, sulla Badante pioveva.

"

giovedì 10 marzo 2011

Parametri Macchina

Pressione Massima       116
Pressione  Minima          76

Frequenza Cardiaca       45

Un pò di normalità non guasta, dopo i valori un pò su di giri di qualche giorno fa.
Con l'arrivo della primavera, arriva il tempo di qualche controllo aggiuntivo al motore.

Qualche spia sembra accendersi da qualche giorno sul cruscotto. Sarà il cambio stagione, saranno le medicine (ho cambiato modalità di dosaggio in una di queste), ma il pomeriggio mi è diventato difficile come un anno fa.

Fino alla settimana scorsa arrivavo a sera senza cedimenti di sorta, mentre da qualche giorno, verso il tardo pomeriggio, mi trovo in una condizione di sfinimento. Ho tentato con l'alimentazione, senza risultati, ma  a dirla tutta ci vorrebbe un bel letto.

Poi uscito dal lavoro, la consueta "sana" ora di traffico ritempra e permette il recupero. Ieri sera sul tardi potevo permettermi anche una corsetta.
La cura più appropiata :  qualche giorno di ferie.

Segnali dal cuore, dolori, mancanza di battiti, ecc.. non ne arrivano. Mi sembra la parte di me con meno problemi .

martedì 8 marzo 2011

La Nuvola dei Muratori - Parte 1

Tutto è nato da quando non ricordavo più come si chiamava il Posto da Malta, temevo di averlo dimenticato e in questo Google non mi poteva aiutare. Così chiedendo un pò in giro sono riuscito a recuperare la parola. 
Da là ho cominciato a  inseguire tutte quelle parole che appartenevano al mondo dei muratori con cui avevo lavorato da ragazzo. Oggi questi assembramenti di parole si chiamano Nuvole, ma a quei tempi noi non lo sapevamo.
Ne è nato l'elenco che segue, pensato per giorni, scritto in una sera, senza l'ordine del vocabolario, ma con la sola pretesa di non dimenticare.
Penso sia solo la prima parte, altre parole vagano, confuse per la mia memoria e la desuetudine me le fa apparire ancora sfuggenti, per cui la ricerca non è finita.


Il Posto da Malta : Contenitore che posto nelle vicinanze del muratore doveva essere sempre rabboccato con la malta in modo tale da non fermare i lavori.

Il Fraton : Serviva  a levigare  gli intonaci freschi in modo apparire diritti senza alcuna ondulazione. L’azione veniva detta Fratonare. Ci si avvaleva del Peneo , per spuzzare acqua in modo da ammormidire la malta.

Fratonea : Piiù grande del Fraton si usava quando si intonacava come base di appoggio della malta che doveva essere spalmata sul muro.

Mastea : Semplicemente il secchio usato per trasportare acqua, malta, sabbia e tutto ciò che poteva servire “sfuso”, magari in posti non proprio comodi da raggiungere.

Baiia : Badile dalla pala larga, usato per spalare sabbia, mescolare la malta, rifinire le fondamenta, caricare il Posto da Malta.

Vangheto : Vanga da terra usata quando ancora le fontamenta venivano scavate a mano e per tutte quelle volte che si aveva da scavare.

Picco : Piccone, usato con il Vangheto, quando la terra era particolarmente dura.

Malta da Greso : Malta usata per il primo strato degli intonaci, spesso due o tre centimetri. Usata per raddrizzare la superficie del muro, correggendo tutte le ondulature. Era fatta con Calce Idraulica e poco Cemento, che le dava un colore grigio scuro.

Malta Bianca : Applicata sopra la Malta da Greso, serviva  a rifinire la superficie del muro. Conteneva Calce Viva, bianca, da cui il nome.


Calsina : Calce Viva. Usata per fare la Malta Bianca, che veniva applicata negli intonaci.

Stasa : Stretto asse, una volta in legno poi in alluminio, usato per controllare i livelli e la levigatura degli intonaci. Ne esistevano di varie misure per adeguarsi alle diverse larghezze.

Passeto : Piccola Stasa usata per per gli stessi scopi.

Piombo :  Filo a piombo usato per verificare la verticalità dei muri e degli angoli.

Betonata : Calcestruzzo : composto da Ghiaia, Cemento e Sabbia. Usato nei solai, negli architravi e nelle fondamenta.

Betoniera : Mescolava Malta o Betonata. Un carico poteva riempire fino a 4 carriole. I primi tempi era azionata da un piccolo motore a scoppio, caratterizzato da un rumore assordante poi sostituito da un motore elettrico molto silenzioso.

Crivea Serviva a setacciare la malta in uscita dalla betoniera prima di passare nella carriola, eliminado sassi e grumi vari, entrati inavvertitamente.

Carioa : carriola

Argano : Elevatore per sollevare ai piani superiori carriole e materiali in genere. Azionato da un motore elettrico, i primi tempi era agganciato a una trave di legno poi a un carrello scorrevole che lo rese molto più sicuro.

Parancoa : Tavola in legno lunga 4 metri, larga 25 cm spessa 4 cm. Usata nelle impalcature come base di appoggio.

Toea : Tavola in legno lunga 4 metri, larga 25 cm spessa 2 cm. Usata per costruire le forme destinate a contenere il  getto di calcestruzzo.

Ponta : Puntello usato per sostenere, puntellare architravi, solai e tutto ciò che poteva cedere prima di consolidarsi.

Cristo : Svolgeva la stessa funzione della Ponta ma aveva alla sommità un supporto ortogonale che serviva a aumentare la superficie da sostenere. Questo le dava una parvenza di croce, da cui il nome.

Cassioa : Cazzuola. Ogni muratore aveva la sua personale. Spesso se la comprava a proprie spese.

Metro : Metro in legno costituito da stecche di 20 cm che si ripegavano le une sulle altre. Arrivava fino a 2 metri. Ripegato si usava tenerlo in tasca.



Armadura : Impalcatura composta da elementi assemblabili sia in altezza che in lunghezza.


Ganso : Imbragatura usata per agganciare la carriola per essere sollevata dall'argano.

lunedì 7 marzo 2011

2,01 - 14,60

Antonietta Di Martino e Simona La Mantia, due donne dai balzi prodigiosi, capaci di vincere due medaglie d'oro, le uniche per l’Italia, ai Campionati Europei di Atletica Leggera.



La Di Martino nel salto in alto, ha vinto con la misura di metri 2,01, mentre Simona La Mantia nel salto triplo è arrivata con i tre balzi al record mondiale stagionale, lontano 14,60 metri.



Due donne che hanno saputo vincere, la prima volando in alto, la seconda volando lontano.
Alla vigilia della della festa della donna due voli di buon auspicio per tutte le donne.

Campionato, il giorno dopo

Domenica, solo verso sera, mi sono interessato delle sorti dell’Inter.
In parte la vittoria del Milan, sabato contro la Juve, non lasciava scampo ai nerazzurri per la partita con il Genoa. Doveva vincere.


Non aver seguito, a conti fatti, Inter Genoa, mi ha risparmiato quarantacinque minuti di depressione, ma anche un secondo tempo rassicurante.
Alti e bassi che lasciano l’amaro in bocca, sintomi di una squadra un pò squinternata, con una difesa che traballa quasi in ogni partita.

Ma non è ancora sera !

Come in ogni corsa ciclistica che si rispetti, quando c’è bagarre, vale la pena seguire gli ultimi 50 chilometri, solo in quel tratto succedono gli episodi decisivi : gli attacchi risolutivi o i cedimenti clamorosi.
Analogamente,  anche nel campionato di calcio la bagarre per lo scudetto si è ristretta a due squadre. Per Inter e Milan staccate di una manciata di punti, diventano determinanti il derby, programmato per il 3 Aprile, la fine del campionato, la stanchezza accumulata da chi gioca da inizio campionato e gli impegni di Champions League.
La Champions, per come si sono messe le cose non sarà un problema, probabilmente per entrambe, restano le altre insidie

Mancano 10 partite. Viste all’alto le partite dell’Inter non mi sembrano così irresistibili, non conosco quelle del Milan, ma difficilmente possono essere più facili.
Poi come da qualche tempo ripeto, l’Inter ha cominciato a giocare con la squadra titolare solo dopo le vacanze di Natale e mi aspetto un finale di campionato in crescendo.
Il Milan non è nelle stesse condizioni e perdere 5 punti nelle ultime 10 partite, quando si è finita la benzina, è del tutto possibile,  anche dovesse giocare sempre con gli ultimi della classe.

sabato 5 marzo 2011

Il puzzle dei 15 numeri

 Qualche volta, e stamattina è stata una di quelle occasioni, il mio risveglio avviene in una sorta di terra di nessuno della coscienza.
Mi sveglio all'interno di un limbo dove tutto sembra indefinito, irriconoscibile lontano sia dalla memoria che dalla volontà.
Vivo una strana condizione, che dura qualche secondo, in cui non ho la percezione della mia condizione di vita.
Non riconosco in quegli istanti ne il luogo in cui mi trovo, (perchè proprio in quel letto ? In quella casa ?), come vuota è la memoria e la successione degli eventi che hanno determinato quella situazione.
Come viaggiare in uno spazio senza tempo ne confini..

Poi, dopo qualche istante, come in un puzzle virtuale, una casellina alla volta ordinatamente tutto riprende il suo posto.
Ritornano al loro posto la situazione personale, l'amore, le persone amiche, assieme a tutti gli altri aspetti come il lavoro e le condizioni di salute.

Come nel puzzle dei quindici numeri , alla fine tutte le caselline ritornano nella giusta sequenza.
Può succedere che sia lo scoramento a prendere il sopravvento o, più semplicemente, messo un piede a terra riparto con la speranza di ogni giorno.

Pietre Dimenticate


venerdì 4 marzo 2011

Parametri Macchina - Versione Serale

Pressione massima 138

Pressione Minima    83

Frequenza cardiaca 54

I valori riportati appena sopra, rilevati questa sera, non sono poi tanto diversi da quelli di questa mattina.
Stamattina mi sembravano pessimi, tanto da evitare di riportarli, come invece era mia intenzione e come molte volte faccio. Insomma li volevo dimenticare in fretta, pensando a peggioramento temporaneo. Sapevo che per timore di ritrovarli uguali, non avrei fatto la misurazione.
Il solito mio modo di non affrontare i problemi, ignorarli, far finta che non ci siano, pensando che qualcuno li possa risolvere al posto mio.

E invece, un po' in pensiero per la mia salute, ho riattaccato la macchina al braccio sinistro e, pur mettendomi disteso a letto quasi in apnea, sono ritornato a effettuare il controllo.

Sarà forse colpa del raffreddore che da una settimana mi perseguita ?
Forse sull'alimentazione ho un po' esagerato ?

Domani, promesso, rifaccio il controllo.

L'oggetto prezioso

mercoledì 2 marzo 2011

Il campo da calcio

Questo terreno, lungo quanto la chiesa è stato per qualche anno il campo da calcio dove si svolsero, durante la mia infanzia,  memorabili sfide a pallone. Il muro della chiesa, con i suoi rimbalzi è sempre stato un giocatore aggiunto, che casualmente favoriva una delle due squadre.

In molte occasioni in quello spazio, grande quanto un appartamento, si sono svolte partite a cui partecipavano anche dieci giocatori. Le dispute diventavano così una sorta di rissa dove tutti davano la caccia al pallone senza regole e,  anche la composizione delle squadre poteva variare strada facendo.

Il grande finestrone a semicerchio non subì mai le angherie delle pallonate. Fortunatamente una rete lo proteggeva. La lunga e stretta finestra, invece, fu spesso bersaglio di pallonate o rimpalli che andavano a infrangerne i vetri colorati. Le prime volte ci preoccupavamo di sostituirli, ma vista la frequenza con cui venivano colpiti e rotti, capitò che la finestra rimase per molto tempo con quache vetro rotto.


La chiesetta, situata a pochi metri da dove sono cresciuto  è dedicata a San Giovanni. Vi si celebra ancora la messa il 24 giugno e il Rosario durante il mese della Madonna.
La campanella si suona ancora tirando una cordicella che scende sul retro della chiesa.

Attilio

Era il  capofamiglia, colui che gestisce i soldi, che maneggia le cose che costano.
L’ho capito sin da piccolo quando, ospite a cena a casa sua, nella cucina con il pavimento in pietra, lo vedevo ogni volta intento a  condire l’insalata, usando un decilitro entro al quale versava sempre la medesima quantità di olio.
Il resto della famiglia stava intorno alla tavola, dove al centro, benedetta da una croce, non mancava mai  la polenta.
Come in molte case contadine di quel tempo, il cibo, quello che proveniva dal pollaio, dalla stalla o dall’orto non mancava quasi mai e la cena era sempre aperta da una tazza di latte.
La cena iniziava sempre alla stessa ora , verso le sette e mezza, quando dalla radio, che faceva bella vista su una scansia alta in un angolo della cucina, usciva la voce del radio-giornale.
I soldi era pochi e qualche difficoltà nasceva quando si doveva spenderli. Lui era colui che aveva il cordone della borsa.

Faceva il contadino, possedeva una campagna non grande, che si estendeva su una decina di campi dietro alla casa. Coltivava inoltre, dei campi in affitto, a pochi chilometri da casa. Li chiamava “i prai”.
Non c’era ancora il trattore a quei tempi  e, per andare a lavorare i campi si usava la Carrretta trainata dalle  due mucche più forti.
Si raggiungeva destinazione lentamente. Lui conduceva al passo gli animali, noi bambini stavamo sulla carretta a goderci il viaggio. Anche spostarci di poche centinaia di metri mi trasmetteva il senso del viaggio.
Quando invece mi portava con se nei “Prai”, si partiva al mattino, con tanto di pranzo al sacco e  si tornava prima del tramonto, con il passo lento delle mucche e noi ragazzi seduti in un angolo della carretta, spesso colma di fieno.

Quando d’inverno si parlava di freddo, non mancava di ricordarmi l’inverno del 1928. Quell’anno diceva, c’era stato un freddo eccezionale e tanta era stata la neve che faceva fatica ad andare dalla morosa correndo con la bicicletta lungo i viottoli scavati sulla neve.
Sposò la Noemi, che di nome faceva Ginevra, l’anno dopo e nel ‘30 ebbero il primo figlio, Bepi, che se n’è andato poco prima dell’ultimo ferragosto.

Ogni lunedì mattina non mancava mai al mercato di Mirano. Lo ricordo d’estate quando, all’andata, lo vedevo passare davanti a casa, con quella sua bicicletta nera da donna a cui era appesa una borsa di pelle ormai consumata.
Mi diceva salutandomi :
“Me fermo quando torno ‘indrio”.
Immancabilmente al ritorno verso le undici, si fermava da noi. Non ricordo cosa mia madre gli preparasse, stava là, raccontava e ascoltava come stesse a casa sua.
Da noi stava bene, soprattutto negli ultimi tempi, quando a casa si sentiva un pò messo da parte.
Prima di partire mi lasciava delle caramelle di zucchero, colorate, che comprava o riceveva in omaggio dal banco del formaggio.
Penso ci siano ancora, in qualche banco del mercato le stesse caramelle tuttora in vendita. Ricordo di averle notate notate pochi anni fa.

Quando gli misero il Pace Maker per aiutare il cuore che andava troppo piano, sembrò rinato e quella “macchinetta” come la chiamava lui, gli diede forza e ottimismo per affrontare gli ultimi anni della sua vita. Ritornò ad andare in bicicletta, veloce come ai bei tempi.
Andava in qualche modo orgoglioso di quella attenzione che gli era stata riservata.

L’ho visto, l'ultima volta, il 22 Agosto del 1983, era Lunedì, mi sarei sposato da li a due mesi. Lui stava tornando dal solito giro al mercato, ci incrociammo davanti a casa sua. Lui mi disse che aveva un dolore allo stomaco che non lo abbandonava da qualche giorno. Il dottore, a cui si era rivolto, aveva escluso problemi di cuore.

Il giorno dopo fu ricoverato, per problemi al cuore e, il mercoledì dopo se ne andò.

La sua morte mi toccò moltissimo e da lì si insinuarono in me certe paure sulla salute del mio cuore.
Forse una premonizione.