sabato 30 ottobre 2010

La rete

La rete quando ero piccolo,  altro non era che quel recinto eretto da mio padre a "difesa" della casa.
Per me, un pò sognatore ma molto esuberante, era una sorta di recinto carcerario che limitava il mio raggio di azione e le mie scorribande.
Io avevo imparato, appena cresciuto, a scavalcarla  per fuggire e ritrovarmi con le bande di ragazzini della mia eta.
Oggi la bande non esistono più e i bambini vengono confinati dentro a palestre o piscine per fare attività "ricreative" o sportive sotto gli occhi vigili di maestri e educatori di ogni tipo, con con ritmi a volte inopportuni e incuranti delle necessità dei bimbi.
Peccato, per i bambini e per un tipo di mondo passato fatto di cortili polverosi e giochi e giocattoli semplici.

Lo scavalcamento della rete fu per qualche anno, una attività quotidiana, un'evasione che mettevo in atto appena pranzato, dopo il ritorno da scuola. Il mio pensiero fisso, allora, era quello di andare a giocare a pallone con gli altri ragazzini. Ogni giorno una sfida nuova contro avversari diversi o rimescolati.

Il calcio, per me, veniva prima dei compiti e questo contrastava con il volere di mia madre, che pensava esattamente il contrario.
"Prima finisci i compiti, poi fai quello che vuoi", mi ripeteva un giorno si e l'altro pure.
Ma i sogni e i desideri per ciascuno di noi, e questo mia madre lo sapeva, vengono sempre prima dei doveri e così solo dopo qualche anno, smessi i calzoni corti, mi adeguai alla regola.
Fu così che continuai, quasi ogni giorno a scavalcare la rete nei pomeriggi, qualsiasi fosse la stagione.

Ma le cose non erano poi così facili. Io stavo finendo le elementari, mia madre era giovane e abbastanza veloce ma avevo, purtroppo, una sorella di poco più piccola.
Lei la rete non la sapeva saltare, e così subito dopo aver scoperto la mia fuga correva ad avvertire mia madre:
"Mio fratello ha saltato la rete, è andato a giocare a pallone!", diceva di li a poco.

Mia madre, qualche volta faceva finta di non sentire, ma altre volte, molte se ben ricordo, si armava di una una specie di frustina, la chiamava "viscia" ( con il suono duro,non come sciare), e correva a riprendermi.
La disputa era una sorta di inseguimento tra guardie e ladri, dove spesso ho avuto occasione di assaggiare nelle gambe la "viscia". Tornavo a casa correndo e mi mettevo a fare i compiti.
Non nego di avere tentato anche più evasioni in un giorno, rischiando comunque le vergate alle gambe.

Per me la parola rete ha identificato un ostacolo da saltare, ciò che mi divideva dalla mia passione di allora: giocare a pallone. Non era ancora il fondo della porta che si gonfiava a seguito di un goal. Le porte dei campi da calcio della mia infanzia non avevano la rete, spesso neppure la traversa.

Poi sono cresciuto ed è arrivata lei : La Rete, Internet. La stessa parola ha assunto un nuovo significato che con il passare del tempo ha via via sovrastato i significati già conosciuti.
Da tempo frasi tipo : " mi sono collegato alla rete", " sono in rete", ecc.. sono diventate comuni e la parola rete progressivamente ha identificato nel nostro immaginario la parola Internet.
Il progresso continua a creare cose nuove ma difficilmente nascono nuove parole, spesso si danno nuovi significati a parole già esistenti o ereditiamo parole da altre lingue.

Una denuncia analoga a quella di mia sorella, detta ai giorni nostri, potrebbe indurre una madre a verificare cosa stia facendo il figlio davanti al computer piuttosto che a farle sbirciare i giardinetti per verificare se sta giocando a calcio.

Potrebbe suonare più o meno così :
"Mio fratello sta  giocando a calcio, prima di fare i compiti!".

Il massimo della pena potrebbe essere il cambio password di accensione del PC.
La "viscia" di quegli anni, se usata oggi, giustificherebbe una chiamata al Telefono Azzurro.

Assieme alle cose, ai significati delle parole sono cambiate, molto, anche le persone.

venerdì 29 ottobre 2010

Genoa - Inter 0 : 1

Si tiene il passo della Lazio, questa è la cosa importante.
Ho sentito parlare di Inter priva di punte e qualcuno comincia  a rimpiangere Balotelli, vista la latitanza di Milito e uno Sneijder a scarto ridotto.

Era inevitabile che saremo arrivati a rimpiangere Balotelli, tra l'altro molto spesso in panchina l'anno scorso, pur sapendo che il problema è nelle motivazioni di coloro che sono rimasti dopo le vittorie di pochi mesi fa.

Un pò di pazienza e saremo i migliori al momento giusto, gli assenti di oggi torneranno utili più avanti.

Giocare di venerdì ? A furia di dilatare le giornate di campionato prima o poi si pesteranno i piedi a vicenda.

Affari d'oro

Regolarmente passo per la farmacia per prendere le medicine.
La terapia ne prevede cinque tipi diversi di cui faccio scorta sufficiente per un bel pò.
Ci sono quelle che finiscono prima e quelle che finiscono dopo, dipende dalle dosi.
Io cerco sempre di averne una scorta adeguata, perchè tornare dal medico mi crea qualche scomodità con il lavoro.
Ora ho la dispensa ben fornita e me ne starò tranquillo per un pezzo.
Stasera sono tornato a casa con dieci scatole nuove di zecca.

Spesa totale : poco più di tre Euro. Una vero affare !!

Pensando che i cinque euro che avevo in tasca non bastassero, sono passato pure dal Bancomat.

Scava, Scava .....

Fino a qualche giorno fa pensavo di aver da tempo toccato il fondo.
"Solo buone notizie, da ora in poi !", dicevo e scrivevo.

Poi ci si imbatte in persone sbagliate, ma purtroppo inevitabili e non  passeggere.
E come spesso accade, con la dovuta pazienza ed esperienza, si arriva a farsene una ragione ed a elaborare un antidoto, buono anche se non definitivo.
In maniera analoga mi sono imbattuto in parole pesanti,
racconto di una situazione incredibile ma a che a malincuore ho realizzato essere vera.
Realistiche le parole quanto inaspettata la voce "narrante".

Nella mattine di questi giorni, mi sveglio prima dell'alba e quasi sempre non mi riaddormento.
Mi rigirano e ritornano nei pensieri più le parole che i cattivi incontri.

Come se, presa coscienza del fondo da poco toccato, riprendessi a scavare in cerca di nuovi dolori.
Forse è solo un periodo così, come altri passati.

In tutto questo il cuore non c'entra, o meglio è l'altro cuore, quello non malato, che tentenna e ha di tanto in tanto un sussulto.

Il cuore malato, invece, va che è una meraviglia e mi sta aiutando a ritrovare la scala che porta a "riveder le stelle".

mercoledì 27 ottobre 2010

Manager o Capi

Li chiamerei Manager se fossero in grado di coordinare persone e attività.
Li chiamerei Manager se fossero in grado di gestire i rapporti con le persone e i loro collaboratori, dopo essersi guadagnati quello che ora non saprei tradurre ma che in inglese si chiama "leadership".
Altri l'etichetta di Manager se la portano come gadget aziendale, come fosse il Pc portatile o il BlackBerry.
Nessuno conosce, spesso,  il loro passato e l'eventuale buona reputazione che dovrebbero portarsi appresso.
Molti invece così si definiscono, anche grazie alla loro "cattiva" reputazione, sempre conquistata sul campo.

Manager sono coloro che sanno guardare avanti, annusare la Terra ormai prossima , mentre i collaboratori meditano l'ammutinamento, ma vincono la sfida rischiando fino all'ultimo.
Quelli veri sono coloro capaci di conquistarsi fiducia e credibilità, anche grazie alla schiettezza e trasparenza, oppure coloro che realizzano cose che inizialmente sembravano solo dei sogni o dei desiderata, con pazienza e tenacia, passo dopo passo.
Coloro che, con caparbietà e competenza, fanno diventare i loro obiettivi anche gli obiettivi delle persone con cui collaborano e che coinvolgono nell'impresa, non dimenticando, alla fine, di gratificarne l'impegno.

Manager sono coloro che riescono a porsi a capo di altri Manager o aspiranti tali, senza per questo limitarne autonomia e possibilità di crescita.
I buoni Manager sanno circondarsi di persone capaci e affidabili, non da sudditi sempre proni.

Altrimenti si è solo dei capi. Comandanti e controllori di gruppi di persone che non necessariamente condividono gli stessi obiettivi, forzati in quella situazione da necessità, più che dall'amor proprio e dall'ambizione personale.

In ogni caso ci sono sia dei buoni Manager come pure dei buoni Capi, quando sono guidati dal rispetto degli altri e da una buona dose di umiltà.

Dedicato a ......


per le telefonate
per i messaggi
per le cene
per i pranzi
per la compagnia
per la voglia di ascoltarmi
per la voglia di parlarmi
per i "Come stai"
per i silenzi
per l'indifferenza
per i "Te la sei scelta tu"
per le cose non dette
per le bugie
per i "Ma cosa vuoi da me !?"

ringrazio di cuore

martedì 26 ottobre 2010

L'ansia dell'antenna

Il prossimo contatto era programmato, l'aveva deciso lei, l'antenna, per il giorno 25 Ottobre 2010.
Confidente nella puntualità dell'antenna, sempre vigile e attenta, ieri mattina al mio risveglio sono andato immediatamente a verificare se nottetempo fosse riuscita nell'impresa di eseguire il download dei dati dal mio ICD.
L'aspetto da lontano era molto rilassato, la luce verde ne confermava l'accensione, altro non c'era.
Mi sono detto : " Vuoi vedere che ha già fatto tutto senza problemi e senza dirmi niente".

Appena ho acceso il display per verificare la presenza di messaggi, mi sono accorto che non era successo niente,  probabilmente anche le antenne dormono la notte e il contatto era, comunque, programmato durante il giorno.
Non ho fatto altro e ho ripreso a fare le mie cose. Fatta colazione me ne sono andato al lavoro.

La giornata per lei , l'antenna, non deve essere stata facile, visto che probabilmente per tutto il giorno mi ha cercato invano. Problemi di fresca convivenza oserei dire.

La sera al mio ritorno la situazione era cambiata : la luce di allarme era accesa , aveva qualcosa da dirmi.
"Contatto fallito, si prega di eseguire la procedura manuale premendo il tasto blu".

Avrei voluto ignorare il tutto e vedere se nel corso della serata fosse avvenuto il contatto.
Ho pensato :"il 25 dopotutto, termina alla mezzanotte", ma, a scapito di ogni ulteriore ansia , mia e dell'antenna, ho seguito la procedura manuale.

Ho premuto il bottone blu. Tutto si è svolto nel giro di pochi minuti, scarico e invio dati. Io me ne sono rimasto là a non più di un metro.
Finita la cosa è immediatamente apparso il nuovo comunicato : "Prossimo contatto il 1 Novembre".

Stamattina, tutto bene, nessuno mi ha chiamato. Continuo la mia vita "tranquilla", nonostante qualche emozione di troppo.
Non mi curerò più di questa badante che mi controlla di tanto in tanto.

lunedì 25 ottobre 2010

Parametri Macchina

Pressione Massima :  113
Pressione Minima  : 76

Frequenza a riposo : 49

Ho letto il messaggio sul monitor ICD : "Prossimo Contatto il 25/10/2010."
Oggi prima o poi mi aggancia.

domenica 24 ottobre 2010

Inter - Sampdoria 1 : 1

Si continua con qualche tentennamento, tenuti a galla dallo  stato di grazia di Eto'o, che al momento il più forte attaccante del mondo.
Il distacco dalla Lazio e da domani forse, dal Milan, non mi preoccupa.

Meglio sarebbe recuperare al più presto giocatori quali Milito e il miglior Cambiasso.

In questa situazione e con Sneijder ancora non ai livelli dello scorso anno, si rimane a ridosso della Lazio, che non durerà e del Milan, alla lunga, ben più temibile.

Continuano le prove convincenti di Coutinho. Pare che questa volta ci abbiano azzeccato.

Dimenticavo : E' CRISI INTER ! (e un pò è anche vero)

Maratona di Venezia

Penso che questo sia il primo anno che non la vedo dal vivo.
Ho resistito alla tentazione di andare lungo le strade della Riviera del Brenta a seguire e incoraggiare i corridori. Il tempo non incoraggia la passeggiata in bici programmata, ma almeno non ha piovuto.
A guardarla in Tv tutto è sembrato lontano, ma soprattutto mi è stato  possibile seguire la corsa per tutta la sua durata, cosa che gli altri anni non era possibile fare.

Seguendo la corsa spiccava, subito, il colore delle maglie che univa tutti i corridori di colore che componevano il gruppo di testa. Alcuni erano kenioti altri, etiopi, ma tutti correvano con la stessa maglia, come se tutti appartenessero alla stessa squadra nazionale che altro non era che il gruppo ,"l'azienda" che ne cura attività agonistiche e allenamenti.
Altri pretendenti alla vittoria non ce ne erano, gli italiani si erano defilati fin dai primi metri.

Poco oramai è lasciato al caso o alla possibilità di un exploit non previsto. Qualcuno programma gli impegni degli atleti africani, con l'obiettivo di far man bassa delle decine di maratone di seconda e terza schiera che si organizzano in molti paesi.
Si decide a tavolino chi è destinato alla vittoria e chi a fare la lepre. Alla maratona successiva i ruoli si invertono e tutti hanno la possibilità di vincere. Un'organizzazione perfetta.

Di poesia in tutto ciò se ne trova poca, anche se la fatica è uguale per tutti e la vittoria e l'impegno va rispettato, ma sicuramente la battaglia è meno serrata e soprattutto non ci sono veri avversari. Un pò come giocare alla lotteria comprando tutti i biglietti vincenti.

Il vincitore,il keniano Mukun con il tempo di 2H 09m 35", probabilmente era destinato ad arrivare secondo. La caduta del suo avversario in uno degli ultimi ponti gli ha spianato la gara.
La fortuna al pari della sfortuna fanno parte del gioco e della vita.

Degli atleti italiani, che si contendevano il titolo italiano, nemmeno l'ombra, solo le buone intenzioni di Goffi, finite al 31 Km e il tempo da amatore di Burifa che alla fine ha vinto il titolo.

Dopo Baldini il nulla. Tutti ormai si sono rassegnati a un lungo periodo senza risultati. Lo strapotere degli atleti africani toglie qualsiasi motivazione ai giovani che vogliano cimentarsi in questa specialità.

Guardando l'ordine di arrivo, solo trecento sono stati gli atleti che hanno terminato la gara entro le tre ore. Nel  1993 erano quasi quattrocento. Questo fa pensare che anche il livello degli atleti amatori si è un pò abbassato.
Ci sono paradossalmente sempre più persone che vogliono correre la la maratona ma un numero sempre minore di atleti la prepara veramente.
Anche questo evidenzia la pochezza degli atleti di vertice, incapaci di trainare l'intero movimento.

L'anno prossimo sopra le tre ore ci sarò pure io. L'ho chiesto ai medici e sto aspettando, fiducioso, una risposta, sperando che mi aiuteranno a raggiungere l'obiettivo. Magari porto con me l'antenna per ogni evenienza.

Il rumore

Dalle travi in legno che fanno bella vista, nella mansarda in cui vivo, escono da qualche giorno dei rumori sinistri.
Il fenomeno era già successo l'anno scorso di questi tempi, era durato per un pò, poi più nulla. Io lo consideravo se non risolto, passato.

Succede di sera, e qualche volta di notte, che un rumore simile al continuo grattare sul legno, interrompa il silenzio della stanza. Il rumore è talmente forte da non passare inosservato, anzi disturba ma soprattutto inquieta.
Ho provato molte volte a individuarne la fonte, ma talvolta sembra vicino alla finestra che sta sul tetto, altre volte, invece, più nascosto e profondo.
L'idea che mi son fatto è che un topo o forse una civetta si stia preparando una sorta di nido o di tana dove passare l'inverno oramai alle porte.
L'autunno, a udire i rumori, mi sembra il periodo della ristrutturazioni o quanto minimo il tempo per le  "pulizie di fondo".

A volte guardo in alto, quando il rumore è un pò più forte e vicino, cercando il punto da cui proviene, nel timore che si rompa l'ultimo guscio che ci divide e compaia un muso o un becco impaurito almeno quanto me.
Dopo di chè sarà interessante pensare al da farsi.

Cosa fare ?
Attenderò il passare di questo autunno, l'ultimo per me in questa casa, sperando che il guscio regga ancora per un paio di mesi.

sabato 23 ottobre 2010

Il monitoraggio

E' notte fonda. La cucina è illuminata dalla piccola luce verde di accensione della base radio del monitoraggio ICD.
Mi sto chiedendo se, dal mio ritorno a casa ieri sera, sia stato contattato per lo scarico dei dati relativi a alla giornata di ieri. Forse si, ma io non me ne sono accorto.

Nel frattempo ho letto  il manuale che accompagna il dispositivo : un librone in sei o sette lingue. E' spiegato che il raggio di azione dell'antenna non supera i tre, quattro metri e soprattutto che la direzione del trasferimento è una sola : dal defibrillatore alla base radio e non viceversa.
Nella pratica ciò significa che non possono essere variati i parametri del defibrillatore in modo remoto e a mia insaputa. Tale operazione, è sottolineato, può essere fatta solo dal medico presso un ambulatorio.

Anche se ritengo che l'aggiornamento inverso sia possibile, è corretto che, in ogni caso, sia inibito onde evitare spiacevoli sorprese.

Oggi ho spesso scherzato su questo mio  "singolare" controllore che mi tengo in casa, sulla mia privacy del tutto inesistente e sul mio ottimo stato di salute che apparentemente si scontra con la necessità di un cosi stretto monitoraggio.

Ma come ho avuto modo di provare, il cuore senza preavviso fa passare, facendo girare solo per un attimo quello che ci circonda, dalla vita alla morte senza preavviso. Quindi sono felice per tutto questo, spero che i miei dati usati anche a scopo di ricerca possano aiutare i medici a scoprire eventuali altri problemi futuri e soprattutto ad aiutare altre persone con problemi simili ai miei.

Mai avrei pensato di arrivare a tanto, ma sono quà a scrivere alle tre di notte e il buio che mi circonda è quello di una tranquilla notte di Ottobre, portatrice dei primi freddi dell'inverno oramai prossimo.
Il silenzio è rotto dai rumori delle  poche macchine di passaggio.

Tra poco il sole riporterà la luce del nuovo giorno : Sabato 23 Ottobre 2010

venerdì 22 ottobre 2010

250.000 Lire

Ho cominciato a lavorare il 21 novembre 1978, in una azienda del trevigiano. Avevo da poco terminato il sevizio militare.
Era il giorno della Madonna della Salute. A Venezia si fa vacanza.

L'assunzione era stata fatta sotto forma di borsa di studio. Avevo accettato uno "stipendio" di 250.000 lire al mese. Molto meglio di tanti miei coetanei che avevano cominciato a lavorare senza alcun compenso per i primi mesi.
Mi spiegarono che dovevo programmare un "computer" chiamato Mael 4000, una via di mezzo tra una calcolatrice e un calcolatore dove l'elaborazione era fatta attraverso l'uso oculato di un certo numero di registri. Non era il massimo della tecnologia ma intanto mi permetteva di imparare comunque qualcosa.

Per tutto il mese di dicembre ne studiai il funzionamento con molto impegno e, contemporaneamente, iniziai a scrivere un programma di fatturazione che mi era stato affidato. Mi erano state fornite solo delle specifiche verbali oltre al modulo su cui avrei dovuto stampare.
Iniziai con qualche passo falso, che però mi permise di affinare le conoscenza e capire cosa dovevo fare.

Verso la metà di dicembre fui però contattato da una nuova azienda che mi convocò per un colloquio di li a pochi giorni. Tutto andò molto bene e mi proposero un'assunzione a tempo indeterminato, che accettai immediatamente, visto che anche l'aspetto economico era migliore della borsa di studio.

Conclusi le pratiche relative alla assunzione in pochi giorni e così, prima delle vacanze di Natale, ero nella condizione di licenziarmi. Inesperto qual'ero la cosa mi mise molto in apprensione. Non sapevo quale sarebbe stata la reazione dei miei datori di lavoro che da poco avevano creduto in me, vedendomi rassegnare, dopo appena un mese, le dimissioni.
Fu così che il 22 Dicembre, ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze, dovevo comunicare le dimissioni. Aspettai l'ultimo secondo a mia disposizione, prima di andare a casa. Mi era stato da poco consegnato il mio primo stipendio : 250.000 lire, quando chiamai in disparte il titolare e gli comunicai che non sarei più tornato là a lavorare.
Seguirono le solite parole dispiaciute e l'assicurazione dell'assunzione con il nuovo anno. Nonostante ciò
non ritornai nella mia decisione. Mi avviai verso casa un pò scosso e agitato, preda di molti pensieri e dispiaciuto per aver in qualche modo disatteso la fiducia che in me avevano riposto.

Misi in moto la macchina di allora, una 126 giallo tufo e presi la strada di casa. Dopo poche centinaia di metri in centro al paese c'era un semaforo. A quell'ora il traffico aumentava e solitamente il rosso produceva  un pò di coda. Arrivai e mi misi diligentemente in coda. L'abitacolo si stava lentamente scaldando. Nel frattempo rimuginavo ancora per quello che era appena successo, ero in preda a dubbi : pensavo a quello che avevo deciso di lasciare a favore del nuovo lavoro.
Quando il semaforo diventò verde innestai la marcia e partii, purtroppo, prima di quello che mi precedeva.
Il tamponamento non fu catastrofico ma sufficiente per accartocciare il muso della mia 126.

Complessivamente i danni ammontarono a 330.000 Lire.

giovedì 21 ottobre 2010

Il monitoraggio

Da stasera ho una antenna, sempre attiva in casa, che attenderà paziente il mio ritorno.
Appena sentirà i miei passi contatterà l’ICD che custodisco gelosamente nel costato a  guardia del mio cuore, chiedendo : “E allora cosa avete fatto oggi ?”.

Dopo di che provvederà a scaricare l’attività memorizzata dal defibrillatore per inviarla, nei tempi prestabiliti, verso un centro di raccolta dedicato alla verifica.
Non mi è dato di sapere quanto dettagliato sarà il resoconto della mia attività cardiaca, ma suppongo che i dati riguarderanno anche le normali attività.
Quindi potranno trasparire le mie emozioni, l’attività fisica e tutto quello che, nel corso della giornata, influenza il cuore.

Dire che mi sento un pò osservato, mi sembra il minimo.

Ho assorbito tutto ciò con un pò di sconcerto. Ci ho pensato un pò, mi sono chiesto
 “Perchè questo tipo di controllo così serrato ?”,
 “Sono forse più grave di quanto io possa percepire ?”.
L’essere continuamente in contatto con questo aggeggio, oggi, dico oggi, primo giorno di questa nuova esperienza mi inquieta. Magari tutto funzionerà per il meglio e i controllori dall’altra parte vedranno un cuore, normale, lento, veloce, triste o felice, come quello di qualsiasi altro essere umano.
Al pari dei computer di cui giorni fà ho parlato (Auto Service Call (ASR)), potrei ricevere una convocazione in ospedale a mia insaputa, nel caso si evidenziassero delle anomalie importanti. 

Questo potrebbe succedere, potenzialmente, ogni mattina, visto che l’antenna predilige la notte per catturare i dati.
Quindi ogni sera, al mio ritorno cercherò di non farmi notare, eludere l’antenna che dal fondo del salotto farà buona guardia, come tornare a casa ubriachi senza farsi sentire dalla moglie, pur sapendo che dopo qualche tempo, qualcuno, non so dove,  potrà “leggere le emozioni” della mia giornata.

Mi abituerò anche a questo cambiamento come molti avvenuti negli ultimi mesi.

Stasera ho installato il dispositivo. Tutto ha funzionato per il meglio.
Ad un certo punto è avvenuto il tanto temuto contatto con L’ICD.
Qualche dato è passato sicuramente, io non mi sono mosso per non creare turbolenze.


Prossimo contatto : tra qualche giorno.

Oggi è il 21 ottobre 2010.

mercoledì 20 ottobre 2010

Inter - Tottenham 4 : 1

Cosa può aver mai detto Benitez ai suoi durante  l'intervallo ?

"Ragazzi, controllate la partita senza strafare. Quattro goal bastano. Pensiamo ai prossimi impegni".
I giocatori dell'Inter, fedeli al capo, hanno ubbidito alla lettera.

Il secondo tempo è stato una passeggiata mentre gli altri continuavano a correre, anzi mentre Bale continuava a correre lungo la stessa corsia, come fosse un treno lungo lo stesso binario.
Infine hanno rimontato tre dei quattro goal. In condizioni normali Zanetti avrebbe fatto fallo sull'azione del primo goal, ha seguito Bale con un pò di sufficienza evitando fallo e forse ammonizione.
La partita si era messa talmente bene, che si pensava fosse finita dopo 45 minuti.
Gli ultimi due goal dopo il 90esimo, valgono niente o quasi. Si doveva vincere e si è vinto.

Adesso i detrattori, cominceranno a parlare della partita, anzi del secondo tempo, evidenziando la galoppante e incontenibile crisi dell'Inter. Qualcuno dirà che dovranno essere prese delle contromisure, nuovi arrivi conseguenti a bocciature dei titolari di oggi.

Mi sembra sia andata bene. La qualificazione è alla portata di mano e penso sia importante concentrarsi sulle prossime partite. Gli obiettivi sono ancora lontani e di fiato in futuro ne servirà ancora molto.

Vanno sottolineate le assenze di Cambiasso e Milito, giocatori che da soli ti fanno vincere una partita.
Per contro Coutinho ha giocato sprazzi di partita esaltanti. A volte sembra esagerare affrettando le conclusioni. In ogni caso siamo davanti a un fuoriclasse, che speriamo non tifi Milan.

La prossima di campionato dovrebbe essere in casa, non so con chi .

martedì 19 ottobre 2010

Il Covo

Alle 22.40 l'acqua bolliva. Ottanta grammi di spaghetti finirono nella pentola.
Il cronometro che uso normalmente per cucinare cominciò il suo conto alla rovescia : 8 lunghi minuti. La tavola era già pronta e nell'attesa assaggiai un pezzo di formaggio sorgeggiando un dito di prosecco.

L'ora di cena era andata lunga, a causa del solito lavoro, di una lunga discussione a metà tra lavoro e non so cosa e infine la strada di ritorno, solita, lunga e noiosa e per l'occasione silenziosa, anzi, greve.

Verso le nove ero sulla porta di casa. Come tutti i lunedì sera ad attendermi c'era la casa riordinata, pulita dalla signora che mi aiuta nelle faccende una volta alla settimana. Mi da un senso di piacere entrare e sentire il profumo di pulito e ritrovare le poche cose al loro posto.
L'ora non permetteva pause, c'era da completare ciò che l'esame Holter prevedeva : un 'ora di allenamento. Fui tentato di lasciar perdere, ma dopo qualche minuto mi ripresi e cominciai a prepararmi.

Conoscendo il freddo che mi aspettava fuori, mi vestii ben bene, rispolverando gli indumenti sportivi tipici degli allenamenti invernali. Pensai anche di indossare il berretto di lana, ma uscendo lo dimenticai sul tavolo. Appena fuori, familiarizzai con la serata fresca e non tornai a prenderlo.

Partii, cercando di non strafare, erano le 21.17.
'Un'ora e niente più", promisi alla mia parte pigra.

Sapevo che sarei stato preciso e puntuale. Imboccai la pista ciclabile al di là della strada e allungai il passo. Per trenta minuti mi sarei allontanato da casa, per poi tornare indietro in un tempo analogo senza la possibilità di alcuna scorciatoia. Metodo semplice, geniale e collaudato.

L'Ipod come altre volte mi ha fatto compagnia riproducendo la solita playlist. Ricordo il primo brano : Il tema del film "Forrest Gump".

"Buon inizio ", pensai.

Alle 22.15 ero di ritorno, in orario quasi perfetto. Avviandomi verso la porta di ingresso mi sono soffermato a guardare casa mia. Occupa la parte finale di quello che fu un vecchio mulino, guarda con le due finestre rivolte a sud i tetti dei garage che perpendicolarmente la incrociano. L'orizzonte è in parte nascosto da una vecchia cabina Enel, ancora in uso. Dietro si intravvedevano le ombre dei salici che stanno sul confine e delimitano la proprietà.
Mi ha dato l'impressione di un luogo "abbarbicato", quasi nascosto. In altre parole : Un Covo.

lunedì 18 ottobre 2010

Registratore Holter

Il registratore Holter che da stamattina mi porto appresso è molto più piccolo di quelli usati sei o sette anni fa, quando pensavo e ritentavo la via della maratona. Quello di oggi è  piccolino, senza cassetta e, soprattutto, non dà fastidio.
La tecnologia ha fatto il suo corso e portato a una miniaturizzazione.
Temevo che l’esame cadesse in un giorno sbagliato, avevo avvisaglie di una riunione piena di tensione.
Non è andata per fortuna così.

La riunione c’è stata, con le tensioni che mi aspettavo, ma  per non registrare segnali compromettenti mi sono mantenuto tranquillo, riducendo al minimo gli interventi e le puntualizzazioni.
Penso che l’Holter non abbia sospettato di nulla, al massimo avrà registrato dei piccoli, insignificanti, incrementi di frequenza.
Devo ammettere che ha funzionato benissimo come deterrente verso la mia impulsività, appena avevo qualche rigurgito di “adesso gliene dico quattro”,  qualcosa dentro di me mi consigliava di mantenermi calmo evitando di  andare a cercarmi altri guai.

Vista l’esperienza di oggi, direi che  un’Holter  virtuale,  ma efficace , me lo devo applicare tutti i giorni : una sorta di  “Papà corri più piano” che una volta si vedeva sul cruscotto delle seicento.
A pensarci bene basterebbe che mi fissassi  in mente una cosa sola : che sono qui per “Miracolo “ e di certo   non  per  litigare, nel lavoro e nel privato.

domenica 17 ottobre 2010

Cagliari - Inter 0 : 1


Ci toglie le castagne dal fuoco il solito Eto'o. La squadra sta in piedi nonostante gli infortunati.
Si rivedono in campo Zanetti e Thiago Motta.
Ripreso il calcio dopo le vicende della nazionale, riappaiono i cori razzisti, questa volta verso Eto'o (un nero con cui prendersela i cretini lo trovano sempre), che hanno fatto sospendere temporaneamente la partita.
Di questi tempi sono un pò lontano dal calcio, seguo l'inter  disinteressandomi della classifica. Quest'anno quel che arriva, arriva. Penso che mi risveglierò per la farsa della Coppa Intercontinentale.
Continuo a pagare Berlusconi senza vedere le partite. Odio i Call Center.
Lontano dal calcio, lontano anche dal ciclismo. Ieri ho perso l'ultima gara della stagione : Il Giro di Lombardia di cui ho letto le cronache su internet e qualche servizio qua e là.
Con il ciclismo si va in letargo. Arrivederci alla Milano Sanremo a Marzo prossimo.
Insomma mi sto allontanando da tutto e da tutti. Sarà colpa "dell'universo in espansione"

Niente succede per caso

Mattinata di pioggia dalle mie parti.
Occasione per rivedere, per l'ennesima volta, "Il paradiso può attendere "

Di seguito uno dei dialoghi che preferisco.

Dialogo tra Betty Logan (Julie Christie) e Leo Farnsworth (Warren Beatty).


BL :  "Qualcosa non va ?"
LF :  "No, Devo solo sistemare una cosa. Forse è meglio che ti accompagno alla macchina "
BL :   "C'è qualcosa che non va, vero ?"
LF:  " Stavo solo pensando, Betty.  Però sai abbiamo una vita bellissima davanti a  noi e non potrà portarcela via nessuno"
BL: "Ma perchè mi guardi in quel modo ?"
LF: "Imprimo nella memoria il tuo viso, voglio imprimerti tutta nella mia mente, così che qualsiasi cosa accada non ti scorderò"
BL: " Qualsiasi cosa accada, perchè?"
LF: "Non accadrà niente Betty",......"Tu nemmeno mi scorderai, vero?
BL: "Oh, No!"
LF: "Sai quello che hai detto che ai visto in me : era qualcosa nei miei occhi, te lo ricordi ?".. " Beh, se mai un giorno qualcuno di avvicinasse, potrebbe essere un fanatico del football e ti guardasse come se aveste un rapporto, noteresti lo stesso sguardo vero ? E anche nell'incertezza gli darai una chance, no ? Potrebbe essere,.... potrebbe essere chiunque anche il capitano di una squadra".
BL: Non capisco cosa stai dicendo ...!"
LF: "Un momento di follia"
LF :"Betty..... Non c'è niente di cui avere paura"

sabato 16 ottobre 2010

Letture e Scritture

Di questi tempi mi riesce molto più facile scrivere che leggere. Ciononostante passo volentieri in libreria e quasi d'istinto compro libri che inizio e spesso non finisco.
Mi manca la capacità di concentrarmi su una storia per lungo tempo. (?)
Ho provato ad aggirare il problema, iniziando a leggere libri composti da racconti, quindi senza la necessità di seguire un trama lunga un libro.
Un mezzo insuccesso.
Al contrario sono molto più attento a ciò che vivo,  a ciò che ricordo, cercando spunti e ispirazione per poter scrivere. Indipendentemente dai risultati  e dalla qualità dei miei scritti, mi piace e mi diverto, questo non mi aiuta a mettere in ordine la mia vita, ma come diceva la mia professoressa di Italiano : "Scrivere aiuta a pensare ".

Gli ultimi libri acquistati .

Eugenio Scalfari  -  Per L'alto Mare Aperto (Letto in buona parte)
Sant' Agostino - Confessioni   ( iniziato e letto quà e là)

Mauro Corona - La fine del mondo storto ( Acquistato Stamattina)
Margherita Hack - Notte di Stelle (Acquistato Stamattina)

venerdì 15 ottobre 2010

Il solito ignoto

Nell'incontrare nuove persone mi viene istintivo notare la presenza o meno della fede nuziale.

Spesso il pianto di un bambino mi fa venire il groppo alla gola. Ricordo mio figlio e a volte il suo pianto, l'impossibilità da parte mia di consolarlo o il senso di colpa nell'essere la causa della sua tristezza.

Durante il mio girovagare, osservo le famiglie, genitori e figli insieme a far festa.

Leggo con piacere i graffiti sui muri che raccontano di amori, spontanei nel loro nascere come nel loro naturale finire.

Mi fanno tenerezza i fidanzati di ogni età, ma soprattutto i ragazzi seduti sulle panchine, felici del loro semplice stare vicini.

L'Energumeno

In questi giorni c'è un gran parlare attorno ai fatti avvenuti prima e durante partita Italia - Serbia.
La partita è durata appena 6 minuti interrotta a causa delle intemperanze e agli atti di vandalismo di pochi "tifosi serbi" arrivati con l'obiettivo mal celato di causare disordini e intralciare lo svolgimento della gara.
Sono bastati i gesti vandalici di pochi energumeni, capaci di portare all'interno dello stadio, razzi e oggetti pericolosi per invalidare la partita e rovinare la festa a migliaia di persone presenti allo stadio.

I fatti stanno un pò movimentando i rapporto tra Italia e Serbia, incapaci entrambe di mettere freno a chi, incurante della libertà altrui usa la prepotenza e la violenza.
Spesso questi atteggiamenti portano ad episodi che arrivano, come in questo caso, alle cronache dei giornali, ma quotidianamente molti di noi incrociano "energumeni", che grazie alla loro stazza ci sopravanzano o cercano di imporre le loro idee o necessità

Stamattina, viaggiando verso il lavoro, ascoltavo alla radio storie di "energumeni", non sempre negative, anzi, spesso storie di gentilezze e sensibilità d'animo e mentre ascoltavo, anche divertito, pensavo ai miei incontri con energumeni e come si erano risolti.
Immediatamente ricordai un fatto avvento avvenuto molti anni fa, sempre ai tempi della grande corsa.
Pensai di alzare il telefono per raccontarla alla radio, ma avendo dimenticato il numero, lasciai stare.

Ecco la storia.

Durante gli anni in cui correvo e quindi avevo fiato da vendere anche per altre attività sportive, partecipai a l'annuale torneo di calcio aziendale che alcuni colleghi organizzavano.
Mi ero fatto una discreta fama di ex buon giocatore di calcio. Avevo raccontato a molti la mia carriera calcistica, interrotta verso i 21 anni, durante la quale ero stato vittima o oggetto di calcio mercato.
Era questo una per me una sorta di bollino qualità : se qualcuno aveva speso dei soldi per me, ciò stava a testimoniare le mie qualità di calciatore.

Avevo partecipato a altre edizioni del torneo di calcio, ma essendo a corto di fato e di preparazione i miei contribuiti furono alquanto insignificanti. Mi ero, in questo modo, un pò rovinato sul campo la fama faticosamente costruita alla macchinetta del caffè.

Quell'anno le cose stavano diversamente, potevo dire finalmente la mia. Dopo le iscrizioni arrivarono le magliette della squadra che, lavorando in un'azienda tessile, erano sempre ben curate nel design e di ottima qualità.

Alla sera dopo il lavoro, nei tempi immediatamente precedenti il torneo, si organizzarono delle sedute di allenamento, dove confrontarsi e capire, secondo le capacità di ciascuno come costruire la squadra.
Eravamo quasi tutti abbastanza giovani e benchè molti di noi fossero a corto di fiato, confidavamo in una discreta figura, senza illuderci di vincere il torneo.
Le squadre degli altri reparti erano molto forti in quanto potevano pescare in un bacino di persone più ampio in qui erano presenti i cosidetti "professionisti", cioè coloro che giocavano a calcio nelle squadre della zona.

Il giorno dell'esordio nel torneo, la partita si giocava alle 18.30. Per una sera niente straordinari e arrivai puntuale al campo. Mi avevano detto che sarei partito titolare, ruolo : attaccante o ala destra.
La partita fu subito combattuta, i nostri avversari erano più o meno al nostro livello. Io mi posizionai in attacco e fui preso in consegna dal terzino avversario.
Dovete sapere che il trevigiano è anche terra dove il Rugby è molto praticato, in certi paesi lo è molto più del calcio. I giocatori di rugby hanno da sempre la fama di essere molto forti fisicamente e supportati da fisici imponenti.
Il mio terzino, ma questo lo venni a sapere dopo, era uno di questi : una sorta di armadio che non mi lasciava un momento. Io grazie al fiato che  mi ritrovavo cercavo continuamente di smarcarmi, ma la cosa non era gradita al mio avversario che cominciò cosi a darmi, non visto, dei pugni ai fianchi allo scopo di intimidirmi.
Io continuai a correre, meglio a scappare, ma i pugni arrivavano regolari alla prima sosta.

Non ero tipo da andare da piagnucolare dall'arbitro, accettai la sfida e intanto pensavo a come fargliela pagare. Nel frattempo gli animi si erano un pò accesi : avevo cercato di rispondere ai pugni con qualche gomitata che vista la differenza di stazza non aveva di certo spaventato il mio avversario. I pugni cominciavano a darmi fastidio.

Arrivò così, il momento in cui consumare la mia vendetta. Dopo  essermi assicurato che l'arbitro fosse rivolto altrove, nel mio correre continuo, decisi di girarmi di scatto e affibbiai al mio controllore un pugno con tutte le mie forze.
L'altro nemmeno si scosse, ma cadde nella trappola della reazione. Mi stese con un calcio ma, sfortunatamente per lui, l'arbitro lo vide e mentre io rimasi a terra, accusando in modo esagerato il colpo, fu espulso e se ne andò inviandomi non sò quali minacce.

La partita continuò senza altri incidenti. Ma nel corso del secondo tempo un mio collega, da bordo campo, mi avvertì che l'energumeno mi stava "aspettando fuori" ed era molto arrabbiato.
Trascorsi il resto della partita un pò in apprensione ma, nonostante l'ansia, segnai anche il goal della vittoria. Penso sia stato l'ultimo della mia carriera.
Alla fine della partita, che avrei preferito durasse di più, nell'uscire dal campo timoroso di dover affrontare una sorta di resa dei conti, fortunatamente, sempre lo stesso collega, mi rassicurò dicendomi di aver convinto, anche se a fatica, l'altro a lasciar perdere e ad andare a casa.
La cosa mi sollevò.
Mi rimisi in sesto e una volta  a casa misi le scarpe da calcio nella scatola dove erano rimaste per molti anni.
Il giorno dopo dopo mi ritirai dal torneo.
Quella è stata la mia ultima partita a calcio.

giovedì 14 ottobre 2010

Auto Service Call (ASR)

Quando iniziai a lavorare sui grossi sistemi Mainframe degli anni '80 e '90 :  i grossi calcolatori che riuscivano a elaborare in maniera sicura e affidabili i dati delle grandi aziende, assicurazioni e banche di quegli anni, rimasi affascinato dalle particolari soluzioni tecnologiche che nascondevano al loro interno e che solo a pochi erano note.
Mi affascinavano i loro sistemi di raffreddamento ad acqua, la possibilità di riparare e sostituire le parti guaste senza  fermare la macchina e quella "scienza" che mirava a renderli il più efficienti possibili.

Ad esempio, per velocizzare le elaborazione si doveva tener conto della memorizzazione dei dati nei dischi rigidi di allora al fine di minimizzare gli spostamenti delle testine magnetiche che si muovevano perpendicolari alla rotazione dei dischi.
Tanto meno la testina andava su e giù a cercare i dati nella superficie del disco tanto più veloce risultava l'elaborazione.
Si poneva molta attenzione a massimizzare l'utilizzo delle unita di elaborazioni (le CPU di allora, i Processori di oggi) senza però ingolfarli con troppe cose da fare che accodandosi allungavano i tempi di completamento dei lavori.
Approfondire quei temi, molto interni al funzionamento della macchina significava molte volte stare su manuali rigorosamente in inglese e zeppi di sigle.
Bisognava leggere, studiare e soprattutto provare perchè non sempre ciò che i libri scrivevano era ciò che la macchina poi faceva sul serio.

La progettazione e costruzione di questi tipi di macchine tenevano conto della continuità di servizio che dovevano garantire oltre che mirare ad aumentare la loro potenza di calcolo. In pratica non dovevano mai fermarsi.
In effetti non si fermavano mai. Li si poteva controllare già allora, quando Internet ancora non era nata, da posti remoti, anche se le linee di comunicazione di quei tempi erano limitate nella velocità e difficili da configurare.
I bunker dove si custodivano questi mostri, erano costruiti con sistemi anti incendio e condizionamento che vigilavano sul corretto funzionamento in condizioni ottimali. Lo spazio doveva essere sufficiente per ospitare più di una macchina in modo da poter operare le sostituzioni senza creare fermate di servizio.
Una delle cose che, a quei tempi, mi aveva fatto sgranare gli occhi era la loro capacità di auto - diagnosticarsi chiamando autonomamente il costruttore in caso di guasto, individuando e richiedendo la parte di ricambio necessaria.
Spesso arrivava il tecnico con il pezzo da sostituire senza che noi tecnici, a governo di quelle macchine, ci fossimo accorti dell'accaduto.

L'auto diagnostica dei sistemi informatici oggi viene chiamata Auto Service Call, ma nel corso degli anni ha avuto diversi appellativi e mentre un tempo avveniva attraverso una linea telefonica oggi si effettua, facile, facile, attraverso internet.

Giovedì prossimo, tornerò in cardiologia Oggi mi hanno detto di passare di là. Mi daranno un dispositivo con cui potrò in caso di problemi o a cadenze regolari inviare i dati del mio ICD a un centro di raccolta e controllo da dove, se necessario, potrebbe scattare una chiamata di assistenza.

Anch'io sarò come uno di quei sistemi appena menzionati, avrò la possibilità di fare autonomamente la mia Auto Service Call.
Potrò essere controllato remotamente ?
Potranno interferire con il mio ICD, come fanno durante i controlli in ambulatorio ?
La cosa mi affascina e inquieta allo stesso tempo.
In ogni caso, un motivo di sicurezza in più.

Il frate socialmente utile

"Good afternoon, how are you ?"
"Bad day, today, Last nigth I never slept....", rispondo nel mio inglese, un pò assonnato.

"Perchè, Hai forse pensato, rimurginato attorno alla tua vità ?", incalza l'altro.

"Ho i miei bei pensieri !!!"

"Ma tu sei avanti oramai anni luce, rispetto agli altri. Tu ti sei già dato delle risposte",
"Hai già messo in ordine la tua vita".


"Forse ho dato una immagine sbagliata di me", penso, mentre rispondo, " In ordine proprio non direi".
L'altro, un pò cinico riparte,

"A me è servito vedere nel tuo blog la frase 'Metti in ordine la tua vita' "

"Purtroppo l'ho levata pochi giorni fa", dico quasi scusandomi.

"Anzi ti dirò di più, potresti cominciare a aiutare a mettere in ordine anche la vita degli altri! "
"Dopo un percorso come il tuo, potresti veramente impegnarti in qualcosa di .... religioso !"

Un po' interdetto balbetto

"Vuoi dire che dovrei farmi frate ?"

Di là dal filo, mascherando una risata di sottofondo, arriva la precisazione.

"No, non volevo dire questo, intendevo qualcosa di sociale....".

mercoledì 13 ottobre 2010

Parametri Macchina

Pressione Massima       121
Pressione  Minima          74
Frequenza  Cardiaca       52

"Non è tutto oro quel che luccica"

Lo stomaco da strani  dolorini.
Ho vissuto giorni  migliori.

martedì 12 ottobre 2010

Strategie

(1)
Avere sempre chiaro dove si vuole arrivare, come Ulisse durante il suo viaggio verso Itaca.
Combattendo e sconfiggendo i Ciclopi e Polifemo.
Rinunciando alla immortalità offerta dalla Maga Circe.
Tappandosi le orecchie per non sentire i richiami delle sirene.
Accettando l'ospitalità di Nausicaa e del padre Alcinoo, prima di ripartire verso casa..
Combattendo i Proci pur di riabbracciare Penelope.



(2)
"Complimenti per il successo del progetto completato nel rispetto dei tempi !"
"Mi raccomando, adesso vai in ferie e riposati"
"Lo puoi fare fin dalla prossima settimana", disse il direttore con un atteggiamento magnanimo.

"Grazie", rispondo io,"pensavo di prendere tre settimane proprio a partire dalla prossima"

"Mi sembra un'ottima idea", concordò con me il mio capo.

Di li a tre giorni, stavo a camminare tra i monti e, ancora drogato dai ritmi dalla posta aziendale,
guardando il  BlackBerry che portavo sempre con me, notai una mail dal titolo curioso :
"Riorganizzazione".
Appresi in quel modo che la mia carriera aveva subito uno stop. Un capo nuovo a cui riferire era arrivato, senza preavviso e un minimo di "comunicazione" da parte di chi tanto si preoccupava delle mie ferie e del mio riposo.
E' stata "una mancanza di stile", non vi è dubbio.
Un paio di anni fa mi sarei abbattuto oltre il ragionevole. Magari mi sarei pure ammalato di cuore.
Oggi sono sorpreso dalla naturalezza con cui ho ripreso come niente fosse.
Quel capo "m....agnanimo" deve ancora affrontare, con me, l'argomento.
Io sto aspettando che passi come quelli che lo hanno preceduto.


(3)
Ubriacarsi un pò, solo un pò,  per non pensare, o illudersi che tutto vada bene.
Ogni tanto si può fare. Che sarà mai !
Il cuore manco se ne accorge.




(4)
Colombo arrivò in America o da quelle parti, il 12 Ottobre del 1492.
La storia racconta che partito per cercare le Indie, si trovò invece in un continente sconosciuto.
"Terra!", " Terra!" , qualcuno gridò pensando alle Indie.
Talvolta mi sento come se fossi, ancora, in mezzo all'Atlantico e di terra nemmeno l'ombra.


lunedì 11 ottobre 2010

La televisione a colori

L'11 di ottobre è legato a un paio di ricordi.
La mia prima maratona corsa nel 1992 e l'inizio del servizio militare nel 1977.

Sulla mia prima maratona, c'è tra le pagine passate un capitolo dove ho tentato di raccontarla.
Di quel giorno ricordo la paura iniziale per un'esperienza tutta nuova , la pioggia lungo il tracciato e la vista di Piazza San Marco nei pressi dell'arrivo. Conclusi con il tempo finale 3 h 17' e qualche secondo.

Il servizio militare, obbligatorio in quegli anni, arrivò nei tempi previsti, ma nonostante tutto lo accettai come un male dovuto e non necessario.
La cartolina fu simbolicamente spedita un pomeriggio di qualche mese prima, da un pullman della terraferma veneziana che mi riportava a casa.
Avevo da poco terminato l'Istituto Tecnico, diplomandomi Perito Informatico. A quei tempi quel tipo di lavoro era molto richiesto. Comunque pur sognando l'università mi misi alla ricerca di un lavoro.
Preparai la solita domanda e la spedii alle Aziende e Software House che in quei tempi andavano per la maggiore. Era abbastanza frequente che di li a poco ci fosse una chiamata per il solito colloquio.

Nel frattempo ero iscritto a Ingegneria a Padova dove cercavo di frequentare impegnandomi relativamente poco perchè poca era la convinzione di proseguire. Bisognava però decidere se chiedere o meno il rinvio del servizio militare.
Fu così che durante il percorso di ritorno in pullman, da uno di quei colloqui, in compagnia di mio padre, il discorso cadde sulla motivazione con cui mi avevano liquidato : " Ci risentiamo quando avrà fatto il militare".

Già altre volte i colloqui si erano chiusi con questa motivazione. Mio padre che, sotto sotto si sentiva più tranquillo con il primogenito che lavorava, mi convinse ad anticipare il militare pur cercando di non abbandonare l'università.
Decisi dentro quel pullman, non inviai la richiesta di rinvio e mi misi in attesa della cartolina.
Passai l'estate a lavoricchiare nell'impresa di mio padre e riuscii anche a dare qualche esame del primo anno.
Mentre mi apprestavo a iniziare il secondo anno di Università fui raggiunto, verso la fine di settembre, dalla mitica cartolina .
L'11 Ottobre dovevo presentarmi al Lido di Venezia : ero stato assegnato al Corpo dei Lagunari.

Non potevo lamentarmi, ero stato spedito vicino a casa. Con un pò di fortuna dopo il CAR potevo avvicinarmi ancora di più a casa, andando in una caserma della terraferma nei pressi di Marghera : a Malcontenta.
Quel giorno in vaporetto ero comunque sconclusionato. Guardavo gli altri giovani lungo il viaggio, alcuni avevano lo stesso mio sguardo e probabilmente li avrei ritrovati più tardi in caserma.
Portavo con me molte incognite. Non avevo la "morosa", nella valigia avevo i libri dell'università che poi non riuscii mai ad aprire e sicuramente ero incuriosito e un pò in ansia nell'attesa di capire dove sarei "atterrato".

Entrai in orario, senza essere troppo in anticipo. Mostrai la cartolina e iniziai un'esperienza che si concluse il 2 ottobre dell'anno dopo.
Le prime sere furono di "consegna" a causa della "puntura", altro  mito del servizio militare.
In  ogni caso la sera stessa, munito di gettoni telefonici, chiamai casa per dare mie notizie, come se fossi stato spedito sulla luna.
I miei mi ascoltarono pazienti e rincuorandomi mi dissero che un anno sarebbe passato in fretta. Ringraziai, ma prima di riattaccare, mia madre, credo, mi disse :
"Oggi siamo andati a prendere la televisione  a colori. Sai si vede molto bene. Quando torni, vedrai, ti piacerà".
Li per lì, ci rimasi un pò male, ma oggi conoscendomi e ricordando mio padre so che non lo fece apposta.
Lui come me, agiva a volte d'impulso, e pensata una cosa, in poco tempo cercava di realizzarla.
Quella volta è andata così.

Mi hanno dato un anno

A leggerla così sembra una frase detta da chi è appena uscito da un aula giudiziaria dopo essere stato giudicato per aver commesso un reato.

In realtà anche i miei ragionamenti avevano, nei giorni scorsi, lo stesso atteggiamento di uno in attesa di giudizio.
La differenza rispetto a un'imputato era il mio desiderio di allungare il più possibile la "pena".


Ora per un anno posso guidare senza problemi, anche grazie al mio cuore che in questo ultimo periodo non si è preso dei momenti di riposo.


Obiettivo raggiunto, tutto bene. All'ASL di Venezia, questa volta tutto è sembrato più veloce. Un'ora e tutto era finito.
Non so se in futuro potrò avere un permesso che vada oltre l'anno. L'atteggiamento del medico "giudicante" è stato del tipo :

"Ah, lei è portatore di ICD....", mancava solo il "peccato, no le posso dare di più".

Il Tour degli ambulatori volge al termine.

Prossima puntata : 18 Ottobre , Esame Holter.

Oggi, anche senza misurare i parametri macchina, stò "così.. così".

domenica 10 ottobre 2010

Autunno

Percorrendo il massiccio del Monte Grappa, famoso per l'ossario costruito alla sua sommità, seguendo le strade secondarie si accede a un paesaggio disabitato e poco conosciuto.

Un stradina asfaltata, dove a malapena passa una macchina, si snoda lungo saliscendi e vallate da dove decine di sentieri portano in zone ancora più inesplorate.
Non si trovano le frotte di escursionisti che popolano i sentieri delle dolomiti, ma i sentieri sono ben segnati e ben documentati.
Un pò dovunque ci sono malghe dove ci si può rifocillare e riposare.
Il massiccio guarda a sud la pianura e il panorama da certi punti sembra infinito.

Di questi tempi i boschi in quota assumono i colori dell'autunno, mentre a valle le foglie sono ancora verdi.




sabato 9 ottobre 2010

Bati par tera!

Attendendo mio figlio in piscina, nei mesi del calcio c'è modo di  seguire poche decine di metri più in là una partita di calcio. Non ho nessuna informazione di che campionato si tratti. Mi sono fatto già nei mesi scorsi l'idea che si tratti del campionato amatori, vista l'età dei contendenti o di una una partita di categoria di più basso livello. Un tempo la Terza Categoria era il fondo del calcio, a giocare in quel girone c'era un pò di tutto : coloro che non volevano assolutamente smettere anche se oltre i cinquanta e chi pur negato per il calcio voleva assolutamente provarci. In mezzo si trovavano molti appassionati veri che sacrificavano molte domeniche dell'anno contro avversari di ogni tipo.

Inter - Chelsea
Gli amatori della piscina, come li definirei, hanno tutto della squadra vera. Una divisa impeccabile, un campo di calcio dal tappeto perfetto, degli spalti però desolatamente vuoti anche di familiari e fidanzate.
A guardarli giocare, hanno come tutte le squadre dilettantistiche e amatoriale molte lacune, molti dei giocatori non sono dotati di tecnica o quanto meno spesso sbagliano i fondamentali come lo stop e il calciare.
Tutto viene in qualche modo mitigato da una certa dose di agonismo che, altro difetto di questi giocatori, non  dura molto a causa dei radi allenamenti a cui sottopongono. Ben presto, molti di loro, finiscono il fiato, visto che, per svariati motivi, più o meno seri, si allenano una volta alla settimana confidando nel posto garantito alla domenica, anche grazie al fatto che spesso gli allenatori faticano a mettere insieme una rosa sufficiente per giocare.
Il gioco non esiste, tutto è basato su iniziative dei singoli ma anche sugli errori degli avversari, che svolgono un ruolo determinante ai fini del risultato. L'errore dell'avversario, rarissimo in Serie A va considerato un giocatore aggiuntivo in Terza Categoria.
Inoltre si valutano particolari tipo : la presenza di giocatori particolarmente grassi, e quindi lenti, l'altezza dei portieri che spesso non è la dote migliore e l'età di certi giocatori, sapendo che i più anziani o "esperti" non riescono a durare per un 'intera partita.
Le partite non sono bellissime, caratterizzate da molti rimpalli, lanci lunghi senza mira, tiri fuori dallo specchio della porta, ma anche da molti goal visto il basso livello dei portieri.
Un calcio  da vedere per passione, curiosità ma soprattutto campanilismo.
In queste partite, a causa delle bassa preparazione tecnica dei giocatori i contrasti sono spesso a rischio infortunio. Le scene di giocatori colpiti duramente e rimasti a terra diversi minuti sono comuni.
Oggi mentre guardavo appunto la partita, uno di questi contrasti "ai limiti del codice penale" ha lasciato a terra un  giocatore, penso della squadra locale.  Il massaggiatore o un presunto tale, si è avvicinato al poveretto con un pò d'acqua  tendendo in mano uno spray che ha provveduto a spruzzare sulla parte dolorante.
Inter - Chelsea
Ma il malcapitato non reagiva e mentre le persone intorno discutevano sul da farsi, da uno dei lati del campo è arrivata la voce :
"Bati par Tera!".

Io sono rimasto folgorato, ricordando immediatamente le infinite volte che da giovane avevo sentito questo consiglio dato a chi colpito nelle più diverse parti del corpo : dalla testa, al basso ventre fino alle gambe, era per terra incapace di riprendersi.


Questa era la frase magica che tutti usavano ripetere, buona per tutte le stagioni, per qualsiasi infortunio, che perveniva anche da chi osservava dall'altra parte del campo e che a mia memoria non mi ha mai risolto alcun tipo di infortunio.


"Bati par Tera!". Oggi come 35 anni fa. I miti è vero sono difficili da demolire.

giovedì 7 ottobre 2010

Il corpo estraneo

Non è stato facile accettare un defibrillatore a guardia del mio cuore, impazzito quel 25 agosto.
Nel corso della mia vita, tutto avrei pensato, ma di arrivare a tanto, mai.
Ho fatto di tutto per non essere colpito dalle malattie di cuore : sono rimasto alla larga dal fumo, ho fatto sempre molto sport, ho cercato di non ingrassare troppo.
Purtroppo ho sottovalutato alcuni aspetti : lo stress, la giusta misura sul lavoro, una sorta di convinzione che toccasse sempre e comunque agli altri.
Purtroppo è toccato a me.
I primi giorni non volevo nemmeno sentirne parlare. Raccontavo e mi raccontavo delle bugie.
Non ero preparato a un ribaltone di tale portata.
Poi, pian piano me ne sono fatto una ragione. Dall'iniziale indifferenza e rifiuto, sono passato al continuo controllo, alla  maniacale misura di ogni sforzo, di ogni respiro affannoso oltre il previsto. Non potevo fare a meno di verificare se il mio cuore battesse ancora.

Più in là nel  tempo, piccole sicurezze hanno allontanato le preoccupazioni e le paure; dopo tutto, ho realizzato che quel corpo estraneo non dava più di tanto disturbo. Solo in occasioni particolari ne percepivo la presenza e anche gli iniziali dolori si attenuarono sempre più.
C'era, ma io potevo pensare a una mia vita normale, senza la preoccupazione che potesse interferire in quello che potevo e volevo fare, anche se, un pur minimo condizionamento dovevo accettarlo.

Mi resi conto che, pian piano, spariva sempre più dai miei pensieri. Succedeva raramente che mi ritrovassi a pensarci. Forse una volta al giorno mettevo una mano al petto, lo sentivo fisicamente e subito riprendevo il mio daffare.

Ora non ne parlo più a nessuno, non perchè voglia nasconderlo, ma perchè mi è diventato indifferente.
Solo le regole prescritte dalla terapia sono l'occasione per prenderlo in considerazione, come fossero delle feste comandate.
Faccio tutto ciò che è previsto, senza nulla tralasciare, ma poi è come se lo chiudessi nel cassetto, ripiegato per bene in attesa del prossimo controllo.
Se tutto va bene sono sicuro che farà quello per cui è stato destinato, nulla di più mi aspetto.
La mia nuova vita va avanti, nonostante tutto, oggi incurante del corpo estraneo.

Rileggendo quanto appena scritto , mi sono chiesto :
"Chi è il vero corpo estraneo ? Il defibrillatore o il defibrillato ?"

mercoledì 6 ottobre 2010

Il muro che non mi aspettavo

Preparavo la Maratona di Venezia con molta cura e pignoleria. L'allenatore che mi seguiva, mi aveva assegnato quell'anno una tabella di allenamento estremamente ambiziosa. Ambizioso era l'obiettivo : 2 ore e 48 minuti.

Già ero riuscito nell'impresa di scendere sotto il muro delle 3 ore e per la nuova edizione puntavo ad abbattere il mio record, mica di poco, solo di una decina di minuti. 
Di quella gara ricordo l'inebriante benessere e facilità con cui ho corso i primi 30 Km. Per tutta la prima metà gara chiacchierai, pur correndo a più di 15 km all'ora, con un altro concorrente che occasionalmente andava alla mia velocità. Altri concorrenti sentendoci chiacchierare così spavaldamente non esitarono ad apostrofarci con frasi del tipo :
"Non sprecate il fiato, più avanti ne avrete bisogno!".

Fiato in quei momenti ne avevo da vendere e pensavo di poter arrivare fino alla luna senza mai fermarmi.
Quell'euforia infatti sembrava inesauribile. Tutto andava per il meglio. 
La tabella di marcia preparata e studiata con cura, calcolando frequenze di soglia e i corrispondenti tempi di percorrenza, era rispettata, anzi stavo andando un pò più veloce, e tutto mi sembrava sotto controllo.

La strada scorreva regolare sotto di me. Guardavo avanti nei lunghi rettilinei cercandone la fine, mettevo un pò più di grinta nei dossi per poi lasciarmi andare nelle brevi discese.
Poi con l'approssimarsi di Mestre la strada si fece un pò più nervosa e più frequenti erano le curve. Ventisette chilometri se ne erano già andati, e da un pò avevo smesso di chiacchierare.
Fu proprio in una di quelle curve che avvertii un leggero disturbo al cambio di ritmo. Quel minimo rallentamento e la successiva ripresa mi costarono un pò più di fatica, come se i lunghi rettilinei precedenti mi avessero disabituato anche ai piccoli cambi di ritmo.
Ripresi il ritmo e subito mi rincuorai guardando il cronometro. "Tutto Ok", dissi tra me e continuai.

La sgradita sensazione si ripresentò di li a poco, alla curva successiva. Il fastidio fu maggiore, ma con una dose di grinta aggiuntiva ripresi con vigore la mia corsa.

Ritornato sulla dritta via, passai ai 30 Km intorno alle due ore. Tutto secondo le previsioni. L'obiettivo era ancora alla mia portata. 
Fu così che mentre ripensavo a quegli ultimi chilometri che mi aspettavano, improvvisamente le gambe diventarono sempre più pesanti. Nel volgere di qualche centinaio di metri  tutto diventò estremamente difficile, ero quasi nauseato dal dover correre.
L'euforia che fino a quel momento mi aveva accompagnato si era trasformata in tristezza, quasi dolore.
Rallentai, cercai di raccogliere le energie rimaste al solo scopo di arrivare, senza più curarmi di quello e coloro che mi stavano attorno e nemmeno di centrare l'obiettivo per cui ero partito.Arrivai al traguardo in tre ore esatte, un pò sopra il mio limite, mancando il mio record personale, ma alla fine quell'esperienza mi aveva insegnato qualcosa.

La nostra condizione di vita, può cambiare in maniera repentina, senza preavviso, come quotidianamente le nostre giornate.

Ci sono giorni che sembrano baciati dal sole più caldo che finiscono sotto un acquazzone torrenziale.
Ieri è stato uno di questi giorni. 
Senza il minimo preavviso, tutto improvvisamente è diventato insopportabile, ogni luogo inadatto, ogni consolazione inutile.
Non ci ho capito niente. 
Ma sicuramente non era un problema di lavoro, come qualcuno si limita, ancora, a pensare.

martedì 5 ottobre 2010

Cento di questi giorni

"Quand'ero giovane, mi ero da poco messo in proprio con l'impresa edile, era il giorno del mio compleanno, tornai a casa dopo una delle giornate più massacranti che io ricordi.
Era tardi, come molte volte succedeva in quei tempi e non avevo nessuna voglia di uscire ne di festeggiare.
In quegli anni non si era soliti festeggiare i compleanni, bastavano gli auguri e nei giorni feriali tutti erano presi dai loro affari e dai loro problemi. Le feste di compleanno non erano ancora nate per le persone come noi.

Salii la scala che portava alla camera. Attraversai il grande portico aperto che metteva in comunicazione la cucina al piano terra con le camere al piano superiore. Passai nell'oscurità tra i trattori e molti attrezzi agricoli che la sotto erano messi al riparo. Le sere di ottobre, finita la vendemmia conducevano verso la semina del grano e il riposo della terra e dei contadini.
La stalla e le "bestie" erano l'ultima preoccupazione della sera. Poi veniva la cena.
La scala in legno era rumorosa da salire, alcuni scricchiolii sinistri mi portavano ad alleggerire il più possibile il passo come se temessi di far crollare tutto.

Pensavo a questo giorno di compleanno, passato a lavorare come "mussi", senza alzare mai la testa e al giorno dopo, forse uguale non troppo di là da venire. Mai avrei immaginato di passare un compleanno così faticoso.

Aperta la porta della camera,  bassa,  in penombra vidi il letto, sul quale non  vedevo  l'ora di sdraiarmi e dormire.
Nella penombra notai un "fagotto" sopra il letto. Avvicinandomi capii che era un mazzo di fiori.
"Chi poteva pensare a me con un mazzo di fiori ?", mi chiesi aprendo il bigliettino che li accompagnava.

In bella scrittura c'era scritto :

"Cento di questi giorni !!!, Elena".
"No, grazie !", pensai, lusingato.

Mia sorella si era ricordata di me......,
"
Cosi raccontava mi padre uno dei suoi giorni di compleanno.

lunedì 4 ottobre 2010

Il valore di un sorriso

Il medico mi chiamò in orario. La puntualità degli appuntamenti non mi sorprende più.
L'ecografia al cuore è la cosa che meno mi mette in apprensione, in ogni caso lo spirito ormai è quello già descritto : mi aspetto da ora in avanti solo buone notizie.
Avevo scelto io quel medico, per non affidarmi al caso e soprattutto per evitarne uno in particolare che spero non incrociare mai più.
Dopo pochi secondi, nonostante il tempo passato si ricordò di me e della mia storia.

La ripercorse rileggendo le note sul computer. Accese la macchina e cominciò l'esame.

"L'infarto non ha lasciato traccia", mi tranquillizzò, "forse solo un leggera ipocinesi".
"Lei ha un cuore quasi normale".

La diagnosi e stata molto simile a quella di sei mesi orsono. Forse ancora più ottimistica.
Trattenni una sorta di entusiasmo che mi pervase, un senso di sollievo e e voglia di correre come fossi uscito da una galera. Il mio recupero della normalità passa anche attraverso queste conferme oggettive a supporto delle sensazioni positive che vivo ogni giorno.
Le buone notizie sono arrivate e un pò di merito me lo devo riconoscere.

Su referto il medico ha riportato :

Atrio sinistro di normali dimensioni. Ventricolo sinistro di normali dimensioni e funzione sistolica. Ipocinesia setto IV anteriore apicale. Apparati valvolari nella norma. Aorta ascendente nei limiti. Sezioni destre regolari. Pericardio normale

Conclusione
Cardiopatia ischemica con normale funzione biventricolare.

Sul muro dell'ambulatorio, prima di uscire, ho notato questa poesia :

Il valore di un sorriso (P.Faber)



Donare un sorriso
rende felice il cuore.
Arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante
ma il suo ricordo rimane a lungo.

Nessuno è così ricco
da poterne fare a meno
né così povero
da non poterlo donare.

Il sorriso dona sollievo a chi è stanco
rinnova il coraggio nelle prove
e nella tristezza è una medicina.

E se poi incontri chi non te lo offre
sii generoso e porgigli il tuo:
nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
come colui che non sa darlo.

domenica 3 ottobre 2010

Inter - Juventus 0 : 0

Mi viene da dire che due partite buone di seguito, da Inter dell'anno scorso, non le riusciamo a fare.
Intanto siamo alla pari con il Milan che fino a 15 giorni fa, faticavamo a scorgere tanto erano indietro in classifica.
La Lazio, non preoccupa, al momento e secondo me tra qualche giornata sarà ancora nei quartieri alti della classifica ma in parte ridimensionata.
Ho seguito la partita sulle cronache in formato testo fornite da sito di Repubblica, con il Pc sul letto.

Alla metà del secondo tempo mi sono addormentato, forse a causa della notte passata a seguire i mondiali di ciclismo, forse per non leggere delle numerose occasioni mancate dalla Juve.
Mi è parso di capire che poteva andare peggio.

Risvegliatomi, visto il risultato, ho evitato di andare a seguire la Domenica Sportiva, per non sentire i soliti opinionisti gufare parlando di crisi Inter.

Prima della partita ho riprovato a riattivare la schedina Premium. Di là del filo ho trovato una gentile signora che mi ha fatto armeggiare attorno alla tv, assicurandomi che di li a poco avrei ricevuto i diritti di visione.
Io paziente, ho fissato intensamente la scritta "segnale criptato" che appariva al posto della partita, ma dopo 30 minuti ho preferito il pc e le cronache ansiogene di Internet.

Prossimo impegno di campionato : domenica prossima a Cagliari alle 12.30. Chissà come andrà a finire....