martedì 30 marzo 2010

Adesso che tocca a me

Le storie di altri, vicini o lontani che siano, suonano sempre come rumori che entrano dalla finestra, a cui noi possiamo, volendo porre attenzione.

Poche volte ci aiutano a riflettere.

Si pensa di essere invincibili e indistruttibili,
si esagera nei comportamenti e nelle emozioni,
si accettano compromessi che logorano la vita,
si perde la percezione di ciò che di bello possediamo,

Si pensa che i rumori continuino ad arrivare sempre e solo da fuori.
Succede però che si diventi protagonisti,
che quei rumori, quegli intoppi di vita, che ci passavano sempre lontano,
incrocino i nostri giorni, anche per pochi attimi.

Pochi attimi a volte valgono quanto una vita,
e possono essere determinanti per ciò che ne rimane.

Anche se nulla è indeterminabile quanto la vita e la morte,
vale la pena fermarsi, respirare, farci silenzio e rimettere in fila
le cose prima che qualche filo dal cielo le raddrizzi in pochi attimi.

E' toccato a me, ma sono quà che scrivo. Il filo non si è spezzato.

lunedì 29 marzo 2010

Ascolta il cuore

Sto ascoltando il mio cuore,
più della mia testa,

l'irrazionale contro il razionale,
pinocchio contro il grillo parlante,

chissà come finirà.

Ritmi sostenibili

Tra le cose che erano riportate nella mia lettera di dimissione c'era una raccomandazione che suonava così :

"Si sconsiglia la guida sino al prossimo controllo ICD che avverrà tra 3 mesi"

I motivi di tale raccomandazione nascevano dal fatto che dopo un arresto cardiaco, immotivato quale era stato il mio, poteva succederne un secondo.

La cosa non mi preoccupa minimamente, ma l'evento potrebbe provocarmi, nell'ipotesi (migliore) di essere risvegliato dall' ICD, qualche secondo di perdita di coscienza, situazione pericolosa nel caso fossi alla guida.

Questo che sembrava una "maledizione" si è rivelata un'opportunità fantastica.
Mi sono procurato una bicicletta con cui facevo tutto.
Ho scoperto che potevo usare il bus per andare al lavoro (anche se l'impresa non era tra le più semplici)
Ho assunto ritmi e tempi che definirei "normali", tali da farmi concentrare sulle cose che facevo. Potendo farne un numero limitato avevo la necessità di organizzarmi e pensare a come e quando farle al meglio.

Un periodo che in realtà è durato circa 6 mesi,
un inverno di neve e freddo, passato
tra fermate di pullman dimenticate,
tre le piste ciclabili,
tra molta gente nuova,
tra molti stranieri e le loro lingue,
in mezzo agli studenti che popolano i pullman del mattino con i loro cellulari e
ipod.
spostandomi a piedi se necessario,
aspettando senza ansia un passaggio,
sotto la pioggia e la neve.

venerdì 26 marzo 2010

Risveglio e Incoscienza

I primi ricordi dopo quel 25 Agosto riappaiono il sabato successivo, 29 Agosto.
I giorni di mezzo sono stati inghiottiti dal tempo. Nulla di cosciente mi e rimasto nella memoria.
I racconti di chi mi è stato vicino narrano di un coma vigile alquanto vivace, irrequieto, difficile da governare.
La notte del 25 Agosto la trascorsi in bilico tra la vita e la morte, nessuno sapeva se e come sarei arrivato al mattino successivo.
Molti particolari di quei giorni mi sono stati raccontati, di mio rimane però, il ricordo di un sogno o di una visione.

Volavo sopra una distesa bianca, indecifrabile, ai piedi di un monte. Dall'alto poteva essere neve come un enorme ghiaione. La curiosità mi convinse a scendere verso quel bianco.
Ben presto realizzai che si trattava di una grande distesa di sassi, da dove emergeva sempre più marcata una macchia scura.
Planando come un uccello arrivai nei pressi di quella macchia, che si manifestò essere un capitello sacro, in legno , come quelli che spesso si trovano tra i sentieri di montagna. Al centro era collocata la statua della madonna.

Incredulo mi fermai in preghiera.

giovedì 25 marzo 2010

I miei "sette piani"

Quel martedì sera, 18 Agosto, trovai una dottoressa che sostituiva il mio dottore. Quest'ultimo infatti mi aveva, ormai da due anni, rassicurato che quei dolori che spesso sentivo quando facevo sforzi erano dovuti a postura, mal di stomaco e con molta probabilità in parte all'ansia.

"Dottore", dissi alla giovane che mi trovai davanti , " sono qui perchè da due giorni i dolori sono insopportabili, praticamente non mi posso muovere".

Indugiai un attimo poi proseguii:

"Visto che il cuore sembra sia stato scartato tra le cause, sono qui a chiederle dei controlli allo stomaco".

Lei non prese in considerazione la mia richiesta e con un atteggiamento rassicurante mi disse :
"Vista la presenza dei dolori, per scrupolo, ma dico, solo per scrupolo, un passaggio al pronto soccorso lo farei. Domani, se non ci sono altre cause, le prescriverò gli esami allo stomaco"

Mi recai, così,al pronto soccorso con l'intento di sgombrare gli ultimi dubbi.
La sala di attesa era gremita di gente e la bassa priorità assegnatami mi rincuorava sulla scarsa gravità dei sintomi che avevo.
Dopo più di un'ora verso le 21, si presero cura di me.
"L'elettrocardiogramma non ha evidenziato nessuna anomalia, le facciamo un prelievo del sangue solo per estrema verifica, ma vedrà tra un'ora tornerà di nuovo a casa", mi disse il medico di turno.

L'ora passò abbastanza in fretta e puntualmente comparve il medico dicendo :

"Era come le avevamo detto, niente di preoccupante, anche le analisi lo confermano, ma le devo dire che in forma cautelativa avremmo intenzione di trattenerla qui questa notte. Lo facciamo con tutti coloro che presentano sintomi come i suoi. Starà una stanza qui vicino, le rifaremo gli esami questa notte e domani mattina. Sicuramente poi se ne andrà a casa, come le ho detto, già gli esami di questa sera sono buoni"

Il letto era in una stanza appresso. Mia moglie mi procurò un pigiama e mi rimase vicino quasi fino al mattino.

Alle due di notte l'infermiere mi ripetè gli esami come alle sei del mattino.
"Buongiorno" , disse alle 6, " sono quà per l'ultimo prelievo. Quello delle due non segnalava niente di irregolare. Gli enzimi sono stabili. Tranquillo mi dia il braccio"

Alle 8, con l'ultimo esito in mano l'infermiere disse :
"Vada presso gli ambulatori, là hanno tutti gli esiti. Le faranno la lettera di dimissione".

Raggiunsi gli ambulatori. Fui accolto in una stanza dove mi dissero di aspettare, in quello accanto c'era una vera emergenza.
"Vorrà dire che tornero a casa un pò più tardi", pensando a chi, al di là della porta, stava sicuramente peggio di me.

L'emergenza fini prima del previsto e alla dottoressa che apparve chiesi :
"Mi hanno detto di passare di quà per farmi dare la lettera di dimissione prima di andare a casa"

Durante questa mia richiesta la dottoressa, guardò attentamente i tracciati, chiese all'infermiera di rifarmi un elettrocardiogramma e misurarmi la pressione.
Feci tutto con tranquillità pensando cosa potessero ancora confermare o smentire questi ultimi controlli.

La dottoressa esordì dicendo :

"Vede, io non sono sicura che lei non abbia problemi cardiaci, e per questo voglio levarmi ogni dubbio, quindi la ricovero per degli esami ulteriori. Lo faccio per puro scrupolo e per sgombrare qualsiasi dubbio"

Poi l'infermierà cominciò a compilare le "carte "necessarie al ricoverò mentre la dottoressa al telefono diceva a un suo collega :
"Hai mica un posto libero in terapia intensiva, avrei un paziente da portare lassù".
"Terapia Intensiva perchè?" , chiesi, "ma non dovevo andare a casa!"

Fui portato su una carrozzella su, in Terapia Intensiva, dalle parti dove avevo salutato per l'ultima volta mio padre 9 anni prima. In pochi minuti mi somministrarono un numero imprecisato di pastiglie e mi attaccarono a una flebo.
Rimasi li dieci minuti, poi tre giovani infermiere mi condussero in sala operatoria.
Nessuno mi aveva detto ancora niente su ciò che mi stava succedendo.

In sala operatoria il clima era molto rilassato, parlavano di musica. Capii che mi avrebbero fatto una coronografia.
Rimasi immobile per tre ore ad ascoltare e guardare video incomprensibili.
Verso le 13 tornai e mi dissero che avevo fatto un infarto. L'intervento era andato bene.
Era il 19 Agosto.

Dino Buzzati - Sette Piani

martedì 23 marzo 2010

Defibrillatore Cardioverter Impiantabile (ICD)

Alle 13, finalmente, mi chiamarono in sala operatoria.

"Buongiorno", l'infermiera mi accolse gentile.
"Eccomi", dissi ostentando una falsa tranquillità.

"Volevo illustrarle cosa andremo a impiantarle tra poco,
si tratta di un Defibrillatore.
E' del tutto simile a quello che sta sul tavolo, solo un pò più piccolo"

"Vedo", balbettai.
"Signora, mi scusi ma non mi sento bene, preferirei stendermi", feci appena in tempo a dire.
Dopo qualche minuto riaprii gli occhi, contornato da camici verdi affacendati.
Qualche rassicurazione e mi riaddormentai.

Non ricordo il ritorno, ma al risveglio tutto era finito.
L'ICD stava ora nel mio petto, guardiano di un cuore che potrebbe nuovamente fermarsi.
Era il 1 Settembre.

Il Giorno Di Dolore Che Uno Ha

Le canzoni accompagnano spesso la nostra vita,
come se fossero scritte per noi.


Quando tutte le parole sai che non ti servon più
quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù
quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che
che nessuno se lo spiega perché sia successo a te
quando tira un pò di vento che ci si rialza un pò
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "grazie no"
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà.

Sopra il giorno di dolore che uno ha.

Quando indietro non si torna quando l'hai capito che
che la vita non è giusta come la vorresti te
quando farsi una ragione vora dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile
quando batte un pò di sole dove ci contavi un pò
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.

Sopra il giorno di dolore che uno ha.


Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà
quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà
quando questa merda intorno sempre merda resterà
riconoscerai l'odore perché questa è la realtà
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che or'è
che la vita è sempre forte molto più che facile
quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà

Sopra il giorno di dolore che uno ha.





Io il 10 Settembre 2005 ero tra i 200.000  di Campovolo.